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Camorra, guerra tra ragazzi armati. Gratteri: non chiamiamola paranza

Operazione coordinata dalla Dda e dalla Procura minorile di Napoli: 16 arresti, sei non sono ancora maggiorenni

Pubblicato il: 08/05/2025 – 13:21
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Camorra, guerra tra ragazzi armati. Gratteri: non chiamiamola paranza

NAPOLI Due indagini, due blitz, una persona, Emanuele Durante, 20 anni, vittima in un primo caso, e carnefice nell’altro. Questa mattina, a Napoli, la Squadra Mobile della Questura e il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Napoli hanno eseguito tre diverse ordinanze di custodia cautelare, due emesse dall’ufficio gip di Napoli e una dal gip per i minorenni partenopeo che hanno portato all’arresto di 16 persone, tra cui 6 indagati che non hanno compiuto ancora 18 anni. Le indagini, frutto del coordinamento investigativo tra le due procure, riguardano due distinti ma collegati episodi di violenza: l’omicidio di Emanuele Tufano, morto a 15 anni il 24 novembre 2024, e quello di Durante il 15 marzo scorso, delitti commessi con metodo tipicamente camorristico. Emanuele Tufano e’ stato ucciso nel corso di un conflitto a fuoco, iniziato in via Antonietta De Pace e concluso con la sua morte in via Carminiello al Mercato. A sparare, due gruppi contrapposti di giovani, alcuni dei quali minorenni, provenienti dai quartieri Sanità e Mercato che si sono affrontati utilizzando almeno 5 armi ed esplodendo gli uni contro gli altri, ad altezza d’uomo e con l’intenzione di uccidere, numerosi colpi. Emanuela Tufano, tra l’altro, è stato vittima di ‘fuoco amico’, ucciso da uno dei componenti del suo stesso gruppo della Sanità per un errore. Lo scontro a fuoco era nato all’interno di contrasti tra gruppi criminali emergenti intenzionati ad acquisire potere in diversi quartieri cittadini. Identificate le 14 persone, otto maggiorenni e sei minori, che hanno partecipato allo scontro armato, tutti destinatari di un provvedimento cautelare. Per l’omicidio di Emanuele Durante, identificati i due autori. La sua morte era stata decisa, approvata ed attuata da affiliati al gruppo camorristico Sequino del quartiere Sanità, recentemente ricostituitosi per il ritorno in liberta’ di una serie di persone tra cui Salvatore Pellecchia, scarcerato il 22 gennaio scorso, figlio di Silvestro e fratello di Maria Grazia, madre di Emanuele Tufano. Emanuele Durante doveva morire non solo e non tanto per vendicare la morte dell’altro Emanuele, ma soprattutto per dimostrare la permanenza della egemonia dei Sequino sul territorio, anche a fronte di eventi che, seppur non strettamente legati a dinamiche di contrasto con altri sodalizi o a epurazioni interne, nell’ottica del potere criminale minavano l’immagine e la credibilita’ della cosca. “Se li chiamiamo paranza – ha detto in conferenza stampa il procuratore di Napoli Nicola Gratteri – significa che non esistono i Mazzarella e gli altri clan. Se pensate che questi ragazzi vadano a scorazzare senza un senso e una dinamica mafiosa, allora non dobbiamo contestare il 416 bis. La giovane età non deve trarre in inganno. Se parto con sei moto da un territorio del clan Mazzarella, con un esercito di persone amate, parliamo di qualcosa di strutturato, organizzato e deciso. Se non la consideriamo un’azione di sfida sul piano camorristico, allora abbiamo sbagliato l’imputazione: non entriamo in una narrazione di colore che piace tanto a certa saggistica”.

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