COSENZA Tre sindaci a confronto, nel cuore – come lo definisce il Censis – del «migliore Ateneo d’Italia»: l’Università della Calabria. Franz Caruso, Flavio Stasi e Giuseppe Falcomatà si incontrano, ospiti di una giornata di studio organizzata dalla Scuola Superiore di Scienze delle Amministrazioni Pubbliche. L’occasione è un focus sulle città, un approfondimento dedicato agli approcci dei primi cittadini rispetto alle sfide quotidiane di un sistema urbano in continuo e incessante mutamento.
Al Corriere della Calabria, i primi cittadini di Cosenza, Corigliano Rossano e Reggio Calabria concordano sulla necessità di ripensare i centri per rispondere alle esigenze dei cittadini, migliorandone la qualità della vita e ipotizzando anche una misura per frenare lo spopolamento.
L’analisi del sindaco della città dei bruzi passa in primis dal risanamento dei conti. «Abbiamo cercato di rimettere a posto un po’ i conti, in gran parte ci siamo riusciti e abbiamo rimesso la macchina amministrativa sui binari corretti della buona amministrazione. Adesso stiamo rivolgendo l’attenzione allo sviluppo della città, cosa che non abbiamo fatto prima perché abbiamo atteso il recupero dei finanziamenti del Cis che stavano andando perduti: un’importante somma per investimenti ma soprattutto destinata a progetti di riqualificazione del centro storico». Il sindaco illustra i passaggi successivi. «Abbiamo sviluppato la politica urbanistica e anche ambientale utilizzando anche altri finanziamenti: il piano periferia e Agenda Urbana, siamo l’unica città della Calabria ad aver completato Agenda Urbana 1 e abbiamo approvato Agenda Urbana 2».
L’attenzione è rivolta agli spazi verdi ed alle periferie. «Ho sempre detto che saremo partiti da dove gli altri non sono mai arrivati, per questo abbiamo investito molto nelle periferie. Se oggi San Vito Basso, San Vito Alto, Serraspiga vedono una luce diversa è perché abbiamo investito circa 13-14 milioni di euro, cosa che non si verificava da 50 anni in quei territori». Gli investimenti riguardano anche via Popilia «con interventi di recupero di strutture abbandonate, anche e soprattutto di spazi verdi. Abbiamo iniziato un programma di piantumazione all’interno della città, partendo dallo spazio antistante il tribunale, i giardini Enzo Tortora, piantando tanti alberi e recuperando tutto il verde. Abbiamo piantato una siepe lungo Viale Cosmai e stiamo alberando Viale Trieste, Viale Alimena.
Lo sguardo è rivolto al futuro, lo sviluppo dei sistemi urbani passa necessariamente da un nuovo concetto di spazio urbano. «Ho sostenuto la necessità di procedere verso la realizzazione di un’area vasta metropolitana. Adesso è oggetto di interventi anche di altri esponenti di forze politiche. Cosenza non ha un’area industriale, Piano Lago e Rende sì. La nostra città ha un centro storico importante, che manca in altre realtà. Ecco perché credo che le singole città, piccole o grandi che siano, da sole non vanno da nessuna parte».
«Diciamo spesso che Reggio è una città che sorprende». Giuseppe Falcomatà guida un territorio impreziosito dalla presenza del chilometro più bello di Italia, attorno al quale si sviluppa un complesso sistema urbano. «Il nostro lavoro prevede l’utilizzo degli strumenti di pianificazione urbana a disposizione dei comuni e delle città metropolitane, a partire ad esempio dal Psc, dal piano di spiaggia, dal piano del verde urbano, insomma tutti quegli strumenti che consentono di avere un quadro e un’idea chiara di sapere cosa fare e dove farlo», racconta il primo cittadino ai nostri microfoni. «L’idea che muove il nostro lavoro è una visione di città policentrica nella quale tutti i quartieri sono dotati di servizi per la popolazione e quindi ogni cittadino, ogni nucleo familiare ha la possibilità concreta di non far crescere i propri figli all’interno di un quartiere dormitorio». Questo insieme ad altre mille variabili è uno dei motivi per i quali le periferie e i borghi si spopolano. «Non basta avere una città organizzata, non basta avere una città nella quale i servizi funzionano, bisogna costruire sistemi urbani che possano essere attrattivi soprattutto per gli investimenti e quello naturalmente è un altro aspetto rispetto al quale le istituzioni e la politica hanno il compito di dialogare con l’imprenditoria privata».
«In questi anni abbiamo recuperato tanti angoli della città che erano dimenticati», scrive fiero su Facebook il primo sindaco di CoRo Flavio Stasi. L’ingegnere è alla guida della terza città della Calabria, nata dalla fusione di Corigliano e Rossano. «C’era una base di partenza che era il piano strutturale associato, ma chiaramente era soltanto su carta. Siamo ancora in fase di integrazione del sistema urbano, non è un percorso semplice. Si è ripartiti dalla priorità delle nostre città in questa fase storica: la rigenerazione e la riqualificazione», racconta Stasi al Corriere della Calabria.
«Nel passato sono stati fatti tanti errori sui sistemi urbani, dalla cementificazione fino all’edilizia popolare spesso poco integrata, anzi addirittura ghettizzata. Siamo partiti dalla rigenerazione delle contrade, perché la nostra è anche una città caratterizzata da molte aree rurali ed è opportuno lavorare ad una ricucitura urbanistica, che rappresenta anche una ricucitura sociale».
Integrare per costruire un piano futuro coerente con l’azione amministrativa. Corigliano Rossano, come quasi tutte le città della Calabria, non è esente dagli effetti dello spopolamento. «Non riguarda solo i borghi, riguarda tutti. La Calabria conta poco anche per questo. Conta poco perché è poco popolosa. Da questo punto di vista non si sta facendo, secondo me, uno sforzo per capire quali siano le cause. Parlo spesso della questione dell’Alta velocità, una macchia storica che se non riusciamo a cancellare probabilmente sarà la pietra tombale sul nostro spopolamento», sostiene il sindaco. Che prosegue: «l’emorragia demografica si lega anche alla mancata competitività oltre che alla mancata connessione con gli altri sistemi. Se il governo regionale e il governo nazionale non capiscono questo, non so come si potrà restare. Non servono i bonus bebè, ma occorre rendere i territori capaci di autosostenersi e di attrarre gente, anche da altri territori». (f.benincasa@corrierecal.it)
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