REGGIO CALABRIA Capacità di resilienza e di mantenimento di posizioni di controllo troppo grandi del territorio reggino che «registriamo da parte di alcune cosche e questo, a mio giudizio, ci dice molto da una parte dell’efficacia dell’apparato repressivo, dall’altra della incapacità di rinnovamento sociale che sta a fondamento di queste dinamiche».
Lo ha detto il procuratore aggiunto della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Stefano Musolino, a margine della conferenza stampa dell’imponente operazione “Millenium”, con l’arresto di 97 persone.
Secondo il pm reggino, dunque, «il ripetersi di queste dinamiche deve preoccupare molto, ma deve preoccupare molto soprattutto altri attori istituzionali che dovrebbero avere il compito di rimuovere quelle condizioni sostanziali e quei presupposti che stanno a fondamento della capacità di queste persone di continuare a mantenere le loro attuali posizioni».
Per il pm si tratta di una esigenza «non solo reggina ma nazionale e internazionale perché le indagini registrano questa straordinaria capacità delle cosche di muoversi nel contesto del narcotraffico che, come sapete, è un tema che è all’ordine del giorno tutte le istituzioni internazionali e la ‘ndrangheta, come questa l’indagine conferma, è un player di primissimo livello nel contesto del narcotraffico internazionale».
Perciò, probabilmente, secondo Musolino «il problema della ‘ndrangheta non è più marginalizzabile al territorio Reggino, non un problema esclusivamente nostro, ma nazionale e internazionale rispetto al quale individuare modi e strumenti di contrasto che non possono essere soltanto repressivi». (Gi.Cu.)
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