La notte amara del Catanzaro, ora serve un miracolo per la finale

CATANZARO La sconfitta per 2-0 maturata ieri sera al “Ceravolo” contro lo Spezia ha riportato il Catanzaro con i piedi per terra, dopo una stagione brillante. Non è solo il risultato a pesare: è il modo in cui lo Spezia ha fatto valere la propria solidità, il suo terzo posto e una freschezza atletica che ha fatto la differenza.
Fabio Caserta ha parlato di vento contro, sia in senso letterale (nel primo tempo) sia in senso più ampio: il Catanzaro ha avuto difficoltà a imporre il proprio gioco, ed è bastato un episodio negativo a inizio ripresa per cambiare l’inerzia del match. Il primo gol subito – in una transizione difensiva gestita in modo disastroso, con cinque uomini giallorossi contro uno spezzino – è un emblema di quanto la squadra sia arrivata scarica, anche a livello mentale.
Lo Spezia, di contro, ha mostrato compattezza e lucidità: ha fatto poco, ma tutto con ordine. E quando c’è stata da affondare, lo ha fatto con cinismo. Il Catanzaro non ha mai trovato profondità, e la presenza in campo di Iemmello (che non stava bene ma ha voluto esserci ugualmente) e Petriccione non in piena condizione ha tolto peso specifico in due zone cruciali del campo.
Caserta ha toccato i tasti giusti a fine partita: ha riconosciuto la superiorità avversaria, ma ha anche chiesto ai suoi di crederci fino in fondo. Perché sì, la rimonta al “Picco” è ai limiti dell’impossibile – serviranno tre gol – ma una stagione di questo livello merita di essere chiusa con orgoglio, anche se il sogno Serie A ora sembra davvero lontano. (redazione@corrierecal.it)

Foto Us Catanzaro

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