Don Stamile ricorda Falcone e Borsellino: «Furono isolati»
Citando il giudice ucciso a via D’Amelio, afferma: «La prima rivoluzione avviene alle urne, evitiamo l’intreccio tra mafia e politica».

COSENZA Esempio di lotta alla criminalità organizzata e di impegno sociale. Don Ennio Stamile al Corriere della Calabria in occasione del 33° anniversario dall’attentato ricorda il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Il sacerdote della Diocesi di San Marco Argentano-Scalea (Cosenza), fondatore dell’associazione di volontariato “San Benedetto Abate” e di UniRiMI, Università della ricerca della memoria e dell’impegno, dedicata a Rossella Casini racconta il dolore di quegli anni, quando anche Paolo Borsellino venne nella strage di via D’Amelio.
I riferimenti a Borsellino e Primo Levi
«Ricordando la strage di Capaci, come anche quella di Via D’Amelio, mi vengono in mente le parole del giudice Borsellino: la prima rivoluzione avviene all’interno della cabina elettorale. Un concetto chiave, soprattutto in questo momento storico, visto che bisogna riscoprire l’importanza del voto per la tenuta dello Stato e perché ciò che è accaduto non si verifichi più», ha sottolineato Stamile. Poi, un altro riferimento storico-culturale: «Cito anche quanto scriveva Primo Levi in “Se questo è un uomo”: se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto non si ripeta e le coscienze non tornino ad essere offuscate. Dunque – aggiunge il sacerdote – è doveroso conoscere il passato per evitare che l’intreccio tra politica, mafia e massoneria avvenuto nella stagione stragista si ripeta».
«La mafia isolò due servitori dello Stato»
«Serve – continua – scuotere le coscienze, perché ognuno di noi deve reagire con forza a questo sistema che in quegli anni ha isolato Falcone e Borsellino. Proprio questa è stata la grande strategia mafiosa, applicata in maniera molto puntuale e che ha isolato due grandi servitori dello Stato, fino al renderli vulnerabili. Quindi – conclude Stamile – bene ricordare, ma soprattutto comprendere fino in fondo il problema, perché tutto quello che è accaduto non si ripeta più».
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