Lo Moro: «Al ballottaggio punto a vincere, le percentuali non mi impressionano»
La candidata a sindaco del centrosinistra: «Nel 1993 andai al secondo turno per poi vincere con il 68%». E critica la campagna elettorale di Murone

LAMEZIA TERME «Ora inizia un’altra campagna elettorale, non mi impressionano le differenze percentuali. Al ballottaggio io punto a vincere». La candidata a sindaco del centrosinistra Doris Lo Moro, ospite de L’altro Corriere Tv per lo speciale elezioni, commenta così i dati sulle elezioni di Lamezia Terme che la vedono al ballottaggio contro il candidato di centrodestra Mario Murone. Lo Moro ricorda le elezioni del 1993, quando andò al ballottaggio «con percentuali bassissime per poi vincere con il 68%. Io sono ancora cauta, attendo di capire qual è il dato delle liste perché un conto è un candidato che traina, un conto è un candidato che viene trainato. Noi con il centrosinistra abbiamo scelto di avere giovani nelle nostre liste, mentre dall’altra parte ci sono consiglieri uscenti e persone che portano un bagaglio elettorale notevole. Li abbiamo avuti da noi in passato e sappiamo come si comportano. Questo è un dato importante da considerare perché al ballottaggio loro non ci sono».
Le critiche alla campagna elettorale di Murone
«Per me è importante essere stata appoggiata da tutto il centrosinistra, anche oltre il campo largo. Sapevamo di non avere liste forti ma questo lo avevamo messo in conto. Dall’altra parte c’erano persone armate sul serio per difendere interessi e finanziamenti. Io ho parlato di comitato d’affari e di una città che doveva difendersi dalla presenza di ‘ndrangheta e massoneria deviata perché sapevo quello che dicevo e di avere i poteri forti contro». Lo Moro critica poi la campagna elettorale di Murone, soprattutto la scelta di non partecipare agli ultimi confronti tra i candidati. «È stato sempre accompagnato da politici venuti da tutta la Calabria. Ad un certo punto è diventata una cosa imbarazzante perché nelle riunioni parlavano gli altri e lui solo dieci minuti. Sono state dette diverse sciocchezze su di me, soprattutto sulla sanità, contraddicendomi non su quello che ho fatto da sindaco, ma da assessore regionale. Questo è stato grave, ma anche una tattica che ha colpito molto. Non ho apprezzato molto la loro campagna elettorale, cosa che invece ha fatto una parte della città e devo capire il perché».
«Quello a Bevilacqua è un voto di protesta»
«Non partecipare ai confronti l’ho vista come una fuga, sentiva di perdere consenso e che io lo recuperavo. Siamo comunque due tipi di candidati diversi: io sono un soggetto che ha il carico e la responsabilità di 20 anni di politica alle spalle, lui è una persona poco conosciuto che in campagna elettorale non ha dovuto rispondere di nulla. Se continuasse a non volere confronti capirei il perché». Sui voti a Bevilacqua: «Non credo provengano dagli astenuti, la città ha una storia di liste civiche sempre molto votate. Per me è un voto di protesta, non è automatico che sia decisivo per il ballottaggio o che un elettore voti un candidato o l’altro». (redazione@corrierecal.it)
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