Rende, così Principe ha trasformato in punti di forza gli attacchi sull’età
Il sindaco riconfermato al primo turno ha rivendicato storia, esperienza e militanza cinquantennali. «Sarò il papà per una nuova classe dirigente»

RENDE Lo avevano visto arrivare all’Hotel San Francesco. Sandro Principe da ieri è la figura che scompagina la politica calabrese, non solo a Rende: l’aver vinto senza il Pd non è la vittoria dell’anti-politica (tutt’altro), ma il messaggio ai partiti è forte, se vi scollate dal territorio – questo il senso della sua affermazione schiacciante – siete destinati a perdere. Tanto più in una competizione locale, che comunque troppo locale non è. A 76 anni si riprende la sua città. «Visionaria, autentica, riformista» come da claim elettorale.
Gli attacchi degli altri come punto di forza
I rendesi che ventuno anni fa lo avevano incoronato zar dopo l’attentato di piazza San Carlo Borromeo per poi vivere un primo decennio di pax post-principiana e un altro iniziato con Manna e finito coi commissari, stavolta hanno puntato sull’usato sicuro.
È come se Principe avesse ribaltato, rendendoli un boomerang, gli attacchi che gli erano piovuti addosso nei quasi due mesi di campagna elettorale: ed ecco che la «gestione privatistica della cosa pubblica» è stata mutuata in decisionismo da spendere dopo lo stallo commissariale, il «familismo» in orgoglio di una storia politica che agli altri manca; mentre l’inesperienza amministrativa dei 4 avversari è stata la riposta ai tanti, forse troppi riferimenti e ammiccamenti sull’età avanzata, persino sulla tenuta fisica: sia Ghionna che Bilotti hanno proiettato la prima sindacatura di Principe nel 1980 alla propria giovane età, «io avevo 5 anni» (Ghionna) e «io non ero nato, e a chi mi dice che sono troppo giovane rispondo che lui divenne sindaco alla mia età attuale, io non posso farlo perché non mi chiamo Principe?» (Bilotti).
Quella lunga militanza partitica e istituzionale, Principe non solo non l’ha vissuta come handicap, ma al contrario l’ha rivendicata ripubblicando sui social, giusto per fare un esempio, le foto della sua prima esperienza con la fascia tricolore, nel 1980.
Quel comizio vecchia maniera
Dal 14 marzo, giorno bifronte dopo la pronuncia della Cassazione sulla vicenda giudiziaria («Non so cosa farò ma vi chiedo un aiuto») e dall’immagine del «calvario che non finisco mai di scalare, ma la mia coscienza è tranquilla», arriva l’annuncio di 10 giorni dopo: stesso luogo (HSF) e il famoso discorso del «mi fermano per strada chiedendomi un impegno, sarebbe vigliacco sottrarsi».
E la standing ovation dopo l’ora di discorso a braccio al cinema Garden, il luogo del primo rendiconto alla città (1981) poi divenuto evento fisso, è stata un’incoronazione anche scenografica: il 5 maggio è stato scelto forse non a caso, vista la citazione manzoniana di Marzo 1821 con cui “Sandro” – la gente in piedi mentre cadenza il suo nome in coro – ha chiuso il comizio invitando la platea a «prendere la bandiera del progresso affinché possiate dire ai vostri figli e nipoti: c’ero anch’io». Ancora una volta un riferimento anagrafico.
Se da subito gli avversari ripetevano «non è detto che vinca al primo turno» (una frase che per il solo fatto di essere pronunciata significava il suo esatto contrario), in quel momento si è capito molto della campagna elettorale che entrava nel vivo delle tre settimane a seguire.
«Sarò il papà per una nuova classe dirigente»
Ai giovani, Principe ha risposto però anche sfidandoli sul loro terreno comunicativo. Sì i comizi nelle contrade ma anche una gestione smart di social e immagine, la coppola ma anche l’addio alla cravatta.
“Il più grande spettacolo” è stato un tormentone come i Jovanotti, un Quarto Stato alla Pellizza da Volpedo che sventola bandiere rosse.
Sono stati i tratti della sua comunicazione, nata una sera di aprile con un semplice “Sandro sindaco 2025”, così, senza cognome, come a dire che 1) a Rende non serve specificarlo e 2) non è quello il mio punto di forza – e una promessa: «Sarò il papà per una nuova classe dirigente».
Ma in questa lunga campagna elettorale iniziata con un inaspettato attacco ai giovani comunisti accusati di inesperienza – rieccola – in fatto di urbanistica, Principe ha dovuto incassare anche l’invito a farsi da parte come Mitterrand arrivato a fine carriera, un messaggio arrivato, pur senza fare nomi, dal segretario provinciale del Pd Vittorio Pecoraro – ancora un under 40 che sfida la vecchia guardia. «Non vorrei che siano uccelli di malaugurio, visto che Mitterrand poco dopo quella scelta morì» gli risponderà lui.

La genesi dell’innovazione e la prossima sfida
Sull’innovazione, Principe ha ripetutamente sfidato i competitor intestandosi il seme da cui poi è fiorita l’Unical e la città delle 69 startup: una parabola che dalle intuizioni del Cud e del Crai porta all’ateneo delle eccellenze e dell’internazionalità declinata con l’intelligenza artificiale. «Fantasiosi competitor – così al comizio del Garden – promettono che realizzeranno la Silicon Valley ma il Crai lo hanno creato i riformisti quarant’anni fa, oggi l’Unical è un’eccellenza internazionale e il Cud – che non partì perché il rettore Pietro Bucci si ammalò – può ospitare tante start-up».
Così un 76enne ha sbaragliato gli sfidanti, tutti e 4 più giovani così come lo sono gli amministratori più o meno emergenti dei Comuni con cui, da ultimo ieri, ha confermato di voler dialogare in ottica “area vasta”: ora il Principato può indicare la strada, come negli anni 80, quando Rende era l’oasi inaspettata del verde e delle strade larghe, l’esempio di buona amministrazione che i rendesi sperano di tornare ad assaporare dopo l’onta dello scioglimento per mafia. (e.furia@corrierecal.it)
LEGGI ANCHE
• L’INTERVISTA > Sandro Principe: «Mi sento un fondatore della nuova Rende»
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

