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l’omicidio

Ennesimo grave fatto di sangue a Cetraro: occorre una risposta corale e coraggiosa

Un episodio grave non solo per le modalità che rispecchiano l’agguato mafioso, ma perché accaduto all’indomani di una tornata elettorale

Pubblicato il: 28/05/2025 – 8:35
di Ennio Stamile
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Ennesimo grave fatto di sangue a Cetraro: occorre una risposta corale e coraggiosa

CETRARO Un omicidio è sempre un fatto gravissimo, chiunque sia la vittima e qualunque siano i motivi. Quello commesso in queste ore a Cetraro lo è ancora di più. Non solo e non tanto per le modalità che rispecchiano l’agguato mafioso in piena regola, con numerosi colpi di pistola esplosi in pieno petto contro Pino Corallo quanto, piuttosto, perché accaduto all’indomani di una tornata elettorale, per giunta di pomeriggio sulla SS18 in una zona molto trafficata. Non era mai successo, anche negli anni più bui e sanguinosi di questo Comune e certo non può essere considerato frutto del caso. Questi gravi atti criminali, solitamente, sono pianificati e vengono commessi, a volte, anche per lanciare messaggi alla Comunità civile. Ho l’impressione – e spero vivamente di sbagliare – che anche questa volta si sia fatto ricorso alla vecchia strategia del terrore mai messa da parte dai clan.

Se si vuole ottenere la “signoria territoriale” di un territorio occorre seminare paura che ha come figlia l’omertà, questo gli ’ndranghetisti lo sanno bene e in Calabria tale strategia viene metodicamente applicata da oltre un secolo e mezzo. Occorre più che mai, allora, stare accanto alla nuova Amministrazione comunale guidata da Giuseppe Aieta che ha vinto raddoppiando i voti della lista antagonista, segno, questo, che i cittadini di Cetraro hanno cercato e attendono un vero cambiamento di rotta, rispetto ad una città lasciata al proprio triste destino, fallimentare non solo al punto di vista economico, ma soprattutto sociale. Coloro che erano preposti a dover costruire una rete in grado di imprimere una forte pressione sociale, non sono stati in grado di farlo. In alcuni eventi commemorativi di personaggi uccisi dalla violenza criminale mafiosa perché avevano resistito, ci si è limitati timidamente a dire che «a Cetraro c’è la droga perché ci sono gli spacciatori». Sono stato parroco della chiesa madre della Cittadina tirrenica per quindici anni, dal 2001 al 2016. Sia con Giuseppe Aieta, che con Angelo Aita che si sono susseguiti come sindaci, lanciavamo diversi allarmi rispetto ad una situazione locale che si stava aggravando per la presenza di nuove realtà criminali che occupavano sempre più spazio all’allora unica cosca esistente: il clan Muto. Con non poca amarezza debbo riconoscere che siamo rimasti totalmente inascoltati, anche quando dicevamo che «a breve ci sarebbe scappato il morto».

Anche quando, pubblicamente raccoglievo le lamentele di molti cittadini preoccupati del fatto che nella locale Procura, per un dato periodo, esistevano solo un certo tipo di reati: quelli commessi dagli amministratori. Vorrei ricordare che tutti i procedimenti penali istruiti nei loro confronti, hanno avuto sentenza di assoluzione: Barbare Mele, sindaca di Santa Maria del Cedro, ASSOLTA; Francesca Amoroso, assessora di Diamante, ASSOLTA; Gennaro Marsiglia, sindaco di Aieta, ASSOLTO; Enrico Granata, sindaco di Belvedere, ASSOLTO; Donatella Attanasio consigliere comunale di Longobardi ASSOLTA. Di seguito riporto l’elenco di alcuni amministratori raggiunti da provvedimenti cautelari tutti riformati dal Tribunale della Libertà e dalla Suprema Corte di Cassazione: Giuseppe Longo, sindaco di Cleto, sottoposto alla misura del divieto di dimora in provincia di Cosenza, revocato dal TdL; Giuseppe Aieta, consigliere regionale sottoposto a divieto di dimora in Calabria, revocato dal TdL e dalla Cassazione; Marcello Socievole, consigliere comunale di Amantea, sottoposto ad arresti, scarcerato dal TdL; Antonio Praticò, sindaco di Praia a Mare, arrestato e revocato dallo stesso gip; Gianfranco Ramundo, sindaco Fuscaldo, arrestato e scarcerato dal TdL.

Erano davvero in tanti i cittadini ad avere netta la sensazione che per i gravi fatti di cronaca – che intanto accadevano a Cetraro e sulla costa – non si avesse un’adeguata attenzione. Le cose sono cambiate con l’avvento del nuovo Procuratore Domenico Fiordalisi che sin da subito ha ottenuto un grande successo. Era da molti anni che non si registrava una denuncia per usura ed estorsione da parte di un imprenditore cetrarese, Francesco Occhiuzzi, ed era stato il dottor Vincenzo Luberto, ora nuovamente tornato alla Dda di Catanzaro, a ottenere quella di Silvio Aprile, compianto amico cetrarese. Ora è il momento che la Comunità intera si stringa attorno alla nuova Amministrazione comunale e ciascuno, con coraggio, faccia la propria parte pronunciando quell’avverbio negativo olofrastico che corrisponde a una intera frase: NO! No a ogni compromesso con il malaffare, No ai prestanomi; No allo spaccio di droga; No a ogni forma di usura e di racket; No alla scellerata scelta di padrini, madrine o testimoni di nozze, direttamente o indirettamente riconducibili a famiglie mafiose. Una denuncia corale, convinta, non abbiamo bisogno di eroi solitari senza macchia e senza paura, ma di una Comunità civile matura e coraggiosa.

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