COSENZA Si dice che il silenzio sia d’oro, ma a Cosenza dev’essere diventato una valuta rara, di quelle da custodire in cassaforte. Perché, mentre il resto del mondo gira e si evolve, le «trattative» per la cessione del Cosenza Calcio sembrano ambientate in un universo parallelo, dove il tempo scorre al rallentatore e le decisioni sono optional.
Domenica scorsa, il club ha rotto il silenzio con una nota stampa serale. Una di quelle dichiarazioni che fanno rumore più per ciò che non dicono che per ciò che dichiarano. Poche righe, dal tono vago e dalla logica discutibile, che più che infondere speranza in una tifoseria esausta, hanno provocato un’esplosione di sarcasmo collettivo. D’altra parte, dopo mesi di attese, sussurri e mezze frasi, i tifosi del Cosenza hanno affinato l’arte della battuta tagliente più di quanto il club abbia saputo affinare un progetto sportivo.
Il duo al comando, Guarascio e Scalise (patron e amministratore unico), sembra aver raggiunto vette di credibilità mai toccate. Al contrario però. A giudicare dalle reazioni della piazza, la nota è stata percepita come l’ennesima puntata di una telenovela tragicomica che ha perso la trama da tempo. Anziché riconoscere il disastro sportivo della stagione appena conclusa assumendosene la responsabilità e traendo le naturali conclusioni, la dirigenza continua a recitare il ruolo del protagonista inconsapevole, tra una pianificazione del ritiro a Lorica (per la prossima serie C) e un’ipotetica cessione societaria che va avanti «positivamente». In parallelo. Come se nulla fosse.
E allora ci si chiede: com’è possibile progettare il futuro mentre si dice di voler vendere il presente? Forse è la nuova frontiera del multitasking gestionale. Oppure è solo un altro modo, piuttosto creativo, per prendere tempo. Del resto, chi potrebbe biasimare un club che da mesi lascia intendere di portare avanti delle trattative “riservate” mentre fino a ieri bussava platealmente alle porte di sponsor e imprenditori locali per chiedere piccole quote in cambio di… cosa esattamente? Un posto in prima fila al teatro dell’assurdo?
La verità, probabilmente, è che a Cosenza la cessione è come l’araba fenice: tutti ne parlano, nessuno l’ha mai vista. E mentre i tifosi contano le stagioni sprecate come si contano le pecore prima di dormire, il club continua a oscillare tra l’annuncio di un nuovo ritiro e la promessa di una trattativa “avviatissima”, che potrebbe «arrivare alla definizione a brevissimo» (oggi sono trascorse due settimane esatte dal quel comunicato).
Una cosa è certa: per ora, l’unico movimento deciso sembra quello delle palpebre dei tifosi. Pesanti, stanche. E sempre più chiuse. Intanto il 6 giugno, giorno dell’iscrizione al campionato di C, si avvicina inesorabilmente. Così come il ritiro di Lorica e chissà quale altra trovata utile a mascherare il vuoto.
Nel frattempo da Brescia arrivano notizie rilevanti sul caos che la società lombardo ha creato nel torneo cadetto. Il patron Massimo Cellino avrebbe infatti raggiunto un’intesa con l’Agenzia delle Entrate per sanare la propria posizione fiscale, dopo le accuse legate al mancato versamento dell’Irpef su stipendi di calciatori e staff. Una situazione simile a quella del Cosenza, penalizzato di 4 punti in classifica. Il Brescia ha versato circa 2 milioni di euro, più sanzioni, con pagamento rateizzato.
La difesa legale del club di Cellino, sarebbe riuscita a dimostrare la buona fede nell’utilizzo di una compensazione tramite una finanziaria poi risultata inadempiente. Cellino, che ha denunciato di essere stato vittima di una truffa, punta ora a ottenere lo slittamento della penalizzazione di 4 punti alla prossima stagione.
Domani, giovedì 29 maggio, si terrà il processo sportivo che deciderà il destino delle Rondinelle, attualmente a rischio retrocessione in Serie C. (fra.vel.)
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