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La sfida tecnologica alla ‘ndrangheta, le riforme e gli «hacker intercettati»

Formazione, investimenti e le indagini sugli esperti informartici al servizio della criminalità. «Se arrestati possono collaborare»

Pubblicato il: 04/06/2025 – 15:38
di Fabio Benincasa
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La sfida tecnologica alla ‘ndrangheta, le riforme e gli «hacker intercettati»

COSENZA «Ci stiamo muovendo ad elastico, un po’ avanti, un po’ indietro, purtroppo questa effervescenza di modifiche normative dal Governo precedente a questo non ci sta aiutando. Tutte queste riforme, seppur non direttamente, riguardano i processi di mafia, nel momento in cui rallentano il processo penale ordinario: si ingolfano i tribunali e gli effetti si ripercuotono anche sui processi di mafia». Pensieri e parole del procuratore di Napoli Nicola Gratteri, recentemente in Calabria – a Celico – per partecipare ad un talk sulle nuove mafie. Le riforme – sottolinea il procuratore – «vanno ad incidere sul rallentamento dell’intero sistema procedurale, perché mancano 1.600 magistrati e a furia di proporre riforme normative siamo sempre più lenti nel contrasto alle mafie».

La mafia a tre teste

La recente operazione denominata “Millennium” della Dda di Reggio Calabria, l’inchiesta “Reset” della Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta cosentina e “Hydra” della Distrettuale Antimafia di Milano rappresentano tre esempi di attività investigativa che prefigurano l’esistenza di una sorta di mutuo soccorso tra clan. Se nelle inchieste calabresi, le ‘ndrine fanno affari dividendo il territorio in zone di competenza, la capitale della moda e della finanza – invece – sarebbe sorretta da un equilibrio legato alla cooperazione di Cosa Nostra, Camorra e ‘Ndrangheta. «Da sempre ci sono state interazioni delle mafie nel mondo e anche in Italia. Trent’anni fa al nord la ‘Ndrangheta e Cosa Nostra hanno lavorato assieme. Oggi la ‘Ndrangheta lavora in Albania con la mafia locale. Vent’anni fa ho fatto un’indagine sul traffico internazionale di cocaina tra ‘Ndrangheta e Cosa Nostra palermitana, questa interazione non è una novità del 2025 o del 2024, c’è sempre stata. Mantengono le loro identità, le loro strutture caratteristiche, la filosofia criminale ma quando si tratta di fare affari e business – se necessario o conveniente – si alleano sotto il Duomo di Milano, a Torino o a Bologna», sottolinea Gratteri.

I pericoli del web e gli investimenti

Come ha avuto modo di sostenere il procuratore Gratteri «la camorra si muove meglio nel dark web rispetto alla ‘ndrangheta». Che comunque resta tra le più pericolose organizzazioni, in grado di trovare spazi nel mercato nero della rete. Ed allora diventa necessario intervenire, con la formazione del personale e con investimenti. Ma non solo. «L’unica riforma utile riguarda la possibilità, dal luglio 2024, di indagare sulla cyber, ovvero intercettare gli hacker. Che – una volta arrestati – possono diventare collaboratori di giustizia come se fossero dei capi mafia. Questa è una cosa utile e seria. Non esiste una riforma immediata». (f.benincasa@corrierecal.it)

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