Nuove cure e storie di speranza dal Centro Unico Regionale Trapianti – VIDEO
Cinzia Sassi: «Nella vita quotidiana sembra impossibile possa accaderti qualcosa di così brutto». Giuseppe Farruggia: «Mio fratello consigliò un centro a Bologna, sono rimasto a Reggio Calabria»

REGGIO CALABRIA L’Unità Operativa di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo, diretta da Massimo Martino, è uno dei cinque centri in Italia a trattare pazienti affetti da mieloma multiplo con le CAR-T (cellule T geneticamente modificate per combattere i tumori del sangue) che rappresenta una possibilità terapeutica per tutti quei pazienti che non rispondono a chemioterapie e immunoterapie.
«Mi dicevano di affrontare la malattia con tenacia, ho cercato di farlo»
Sembrava una banale influenza, invece era altro. «Ricordo ancora come se fosse ieri, il dottore Bruno Martino quando mi disse: ” ti levo per adesso il sorriso, ma spero di ridartelo presto”». È ancora vivo quel momento drammatico nei ricordi di Cinzia Sassi in cura al “Centro Unico Regionale Trapianti di Cellule Staminali e Terapie Cellulari A. Neri” e le sue parole colpiscono come un pugno nello stomaco: «Nella vita quotidiana sembra impossibile possa accaderti qualcosa di così brutto. I momenti duri si inseguono. Piangi, ti sfoghi ma poi il personale medico con garbo ti informa sul percorso terapeutico» confessa al Corriere della Calabria. «Ho subìto un trapianto di midollo osseo. Il donatore è mio cugino e mi ritengo davvero fortunata. Sono stata presa in cura al centro trapianti ed anche in quella occasione ho ritrovato la preziosa vicinanza di medici e infermieri». Quello che si instaura è un rapporto di fiducia ci tiene a sottolineare Cinzia: «Non possono sempre salvarti la vita, purtroppo alcuni pazienti non ce la fanno». Cinzia è soprannominata la “guerriera”: «Mi dicevano di affrontare la malattia con tenacia, ho cercato di farlo».
Il Covid e un nuovo inizio
«Era l’8 marzo del 2020, ricordo bene quella data perché si parlava di misure obbligatorie di contenimento per contrastare la diffusione del Covid 19. Mia moglie è preoccupata, mi suggerisce di recarmi in un laboratorio per effettuare delle analisi. Qualche ora dopo mi ritrovo ricoverato in ospedale». Gli occhi lucidi e la voce strozzata accompagnano i flashback di Giuseppe Farruggia, anche lui – come Cinzia Sassi – in cura al “Centro Unico Regionale Trapianti di Cellule Staminali e Terapie Cellulari A. Neri”.

Il racconto prosegue e Giuseppe elenca tutti gli esami eseguiti prima dell’inizio della chemioterapia. «Ricordo le parole insistenti di mio fratello – a suo dire – sicuro che a Bologna avrei ricevuto cure migliori. Ma sono rimasto a Reggio Calabria, in un momento reso ancora più difficile dalla presenza delle norme anti Covid che non consentivano di ricevere visite, di vedere la mia famiglia». Giuseppe Farruggia non demorde e aspetta di ricevere buone notizie che arrivano: c’è un donatore compatibile. La diffusione del virus non consente tempi rapidi, ma Giuseppe si sente «fortunato per non essere stato costretto a lasciare la Calabria». Non è solo una questione economica si spinge a dire ma «è importante avere i propri cari accanto». Oggi, Giuseppe “consiglia” di rivolgersi al Gom e quando incontra il dottore Martino «è come se vedessi mio fratello, questo ospedale è casa mia». (f.benincasa@corrierecal.it)
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