Quando la sanità funziona: il modello oncologico di Catanzaro raccontato dai pazienti – VIDEO
Le istantanee che raccontano il percorso di cura, la competenza e l’assistenza. «In quei momenti, quando hai un male da curare, il supporto diventa prezioso»

CATANZARO Al Pugliese Ciaccio, nella struttura operativa complessa diretta da Vito Barbieri si pianifica (qui) per il paziente con sospetta neoplasia la visita specialistica ambulatoriale o le prestazioni diagnostiche necessarie caso per caso, stabilendo il percorso diagnostico e di cura più appropriato. Tutte le terapie autorizzate sono a disposizione dei pazienti, ma anche quelle terapie riconosciute da evidenze scientifiche internazionali e ancora non disponibili. Per queste ultime sono utilizzabili programmi Eap (Expanded Acces Program, ndr). Sono anche disponibili alcune sperimentazioni cliniche per nuovi farmaci o nuove indicazioni. Qui abbiamo incontrato Vilma Vinino, Gennaro Angotti e Olga Giglio.
«Ecco perché ho scelto di curarmi in Calabria»
Vilma ha scelto di curarsi nel presidio ospedaliero del Pugliese Ciaccio di Catanzaro. «Non ho avuto dubbi o esitazioni perché conosco il personale medico e la straordinaria capacità di accogliere i pazienti». E nonostante il parere di un medico «mio marito» che consigliava Milano, ribatte «non ho mai lasciato la Calabria». Vilma è un’infermiera e sa bene di cosa parla: «Ho lavorato in questo ospedale anche se stare dall’altra parte è davvero complicato». E poi la riconoscenza nei confronti di «chi ha saputo indicarmi il percorso da seguire. Potrebbe sembrare scontato, ma non lo è affatto. In quei momenti dimentichi anche i corridoi che hai sempre percorso, la quotidianità assume tutta un’altra dimensione e l’accoglienza del personale medico e infermieristico è preziosa».

La storia di Gennaro
Gennaro Angotti da otto anni combatte contro il cancro. «Operato all’ospedale Sant’Andrea di Roma, mi sono affidato alle cure del dottore Vito Barbieri» racconta al Corriere della Calabria e aggiunge «ma nel 2022 il cancro è tornato». Quando lo incontriamo sta effettuando una seduta di immunoterapia «il riscontro è positivo» ci dice e rivolge un pensiero a medici e infermieri. «Danno la vita per questo lavoro e lo fanno con amore. Il dottore ha rapporti con tutti i pazienti. Sa bene che ognuno di noi ha un problema serio da affrontare». Gennaro deve recarsi in reparto ogni 15 giorni: «Sono stato all’Humanitas di Milano, al Sant’Andrea e al Gemelli di Roma, anche a Bergamo, ma ogni volta che arrivo in reparto a Catanzaro, trovo la stessa accoglienza del primo giorno».

«Tutto è iniziato con la rimozione di un neo»
L’asportazione di un neo sospetto porta Olga Giglio a Napoli «mi hanno operata e la biopsia non è andata come sperato». In cura a Catanzaro da otto mesi, aggiunge «Ricordo bene la prima visita con la dottoressa Del Giudice, professionale, dolcissima, disponibile all’ascolto. Lo scorso 12 settembre (2024, ndr) ho iniziato questo percorso e ogni 28 giorni mi sottopongo alle terapie necessarie. A Catanzaro ho trovato tutto quello che un paziente può desiderare: vicinanza e cure adeguate». (redazione@corrierecal.it)
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