«8mila euro per sfrattare statua di Mancini, vergogna»: FGM punge Caruso
Il nipote dell’ex ministro si scaglia contro il sindaco: «Soldi sottratti ai cittadini, sarai ricordato come piccolo uomo»

COSENZA Lo sfratto della statua di Giacomo Mancini, ex esponente di primo piano del Partito Socialista, sindaco di Cosenza e ministro, posta davanti al Municipio di Cosenza, continua ad accendere le polemiche. Stavolta ad attaccare il sindaco della città dei Bruzi, Franz Caruso, ci pensa direttamente l’omonima Fondazione: «Ottomilacentocinquantadue virgola zero quattro (8.152,04) euro – accusa Giacomo Mancini, vice presidente della FGM e nipote dell’ex sindaco e ministro – sono stati reperiti nell’esangue bilancio del comune di Cosenza e sottratti da Caruso ai bisogni e alle necessità dei cittadini per pagare lo sfratto della statua di Giacomo Mancini». Poi aggiunge: «È di ieri la pubblicazione della determina firmata il 18 aprile dal dirigente Giuseppe Bruno (ricordiamo il nome e cognome a futura memoria) e poi tenuta nel cassetto dopo la nostra ultima denuncia pubblica che aveva tanto indignato i cosentini. Determina che dà incarico a Brezia Restauri di Amedeo Lico (ricordiamo il nome e cognome a futura memoria) e che viola palesemente le procedure previste dalla convenzione sottoscritta tra Comune e FGM». La lista delle accuse, però, non finisce qui: «Ottomilacentocinquantadue virgola zero quattro (8.152,04) euro impiegati per oltraggiare la storia, per offendere il sentimento collettivo dei cosentini, per calpestare la memoria di un grande sindaco ancora tanto amato e tanto rimpianto – e ancora – ottomilacentocinquantadue virgola zero quattro (8.152,04) euro sarebbero potuti essere utilizzati (e sarebbero avanzati) per ripulire il museo all’aperto Bilotti, che oggi appare come un letamaio, deturpato dalle strutture pubblicitarie che lo stesso Caruso ha autorizzato e fatto installare al fianco delle opere d’arte, imbruttito da una sequenza infinita di bancarelle ambulanti, insozzato da tante installazioni senza gusto e senza armonia, che impediscono la piena fruizione e valorizzazione delle opere che vi sono esposte. Chissà cosa avrebbero detto i mecenati Carlo ed Enzo Bilotti a vedere le opere da loro donate alla città custodite con tanta sciatteria». L’affondo a Caruso si muove sempre sul tema della valorizzazione artistica e culturale della città: «Ottomilacentocinquantadue virgola zero quattro (8.152,04) euro sarebbero potuti essere utilizzati per avviare una campagna di marketing territoriale con l’obbiettivo di pubblicizzare la nostra città nei circuiti nazionali e internazionali e così iniziare ad attrarre flussi di turisti e nuovi investitori facendo leva anche sulle ricchezze culturali che Cosenza può vantare. Per pubblicare libri sulla storia millenaria della città, per stampare cartine di Cosenza in modo che albergatori, commercianti ed esercenti li possano distribuire ai visitatori. Per realizzare un sito web con relative pagine social per descrivere, far conoscere l’importanza di alcune opere d’arte esposte sul Mab (Museo all’aperto Bilotti). Ma Caruso – domanda Mancini – lo sa che il comune di Cosenza sul proprio sito non ha nemmeno una piccola sezione dedicata al Mab?». Infine, l’ultima stilettata punge direttamente Caruso: «Ottomilacentocinquantadue virgola zero quattro (8.152,04) euro che un amministratore dotato anche solo di un minimo di senso etico e anche solo con un briciolo di amore per Cosenza avrebbe impiegato per migliorarla, ripulirla, renderla più bella, più attrattiva, per valorizzare ciò che di bello possiede e per porre rimedio a quel tanto che ancora non va. Ottomilacentocinquantadue virgola zero quattro (8.152,04) euro, invece, Caruso li ha utilizzati per fare un monumento alla sua arroganza, al suo potere senza qualità, al suo essere forte con i deboli e ossequioso ai desiderata dei forti. Fortunatamente – conclude Mancini – il tempo passa veloce e fra pochi mesi la città si libererà del cappuccio che la soffoca. E Caruso sarà ricordato come quel piccolo uomo che ha utilizzato i soldi dei cosentini per sfrattare la statua di Giacomo Mancini da davanti al Municipio».
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