Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 23:51
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

SETTE GIORNI DI CALABRESI PENSIERI

Occhiuto indagato: Palazzo Chigi alza la Sbarra. Doris Lo Moro resta in campo

Morire da solo al lavoro in un depuratore. Storie di operai

Pubblicato il: 14/06/2025 – 6:33
di Paride Leporace
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Occhiuto indagato: Palazzo Chigi alza la Sbarra. Doris Lo Moro resta in campo

Se il Presidente della Regione Occhiuto è indagato inevitabilmente il quadro politico si mette in movimento, scosso da tanto bradisismo. Nel merito dell’inchiesta osservo e faccio notare che ha fatto buona chiarezza per quel che è dato sapere il nostro Fabio Benincasa.
A macchia di leopardo i commenti di alleati e forze di governo. Rumoroso silenzio da Palazzo Chigi con Giorgia Meloni evidentemente in corso di valutazione e commenti sparagnini dei vertici calabresi di Fratelli d’Italia. La questione non è sfuggita agli osservatori, questione che ha costretto il senatore Fausto Orsomarso ad un commento su Facebook sul punto. Commento che ha assunto il sapore di “excusatio non petita accusatio manifesta”.
I rapporti interni non idilliaci di via della Scrofa con Forza Italia che da tempo registrano volontà meloniane di favorire “Noi moderati” (segnaliamo il dieci per cento alle comunali di Lamezia) come partner moderato di riferimento hanno complicato l’inciampo. E siccome il diavolo ci mette la coda, mentre si ufficializzava Occhiuto indagato contestualmente è arrivata la nomina a sottosegretario per il Sud a Palazzo Chigi del calabrese Gigi Sbarra, fino a pochi mesi fa segretario nazionale della Cisl. La promozione era nell’aria da mesi. Il sindacalista nelle sue funzioni ha impresso ai suoi iscritti un mandato di tipo peronista dissociandosi dai confederali sullo sciopero generale e attestando sempre di più la Cisl sulle posizioni del governo Meloni. Il sindacalista di Locri resterà negli annali per una svolta storica verso destra dei cattolici di Franco Marini e Pierre Carniti. La coincidenza degli avvenimenti induce a facile profezia. Roberto Occhiuto è entrato in una ruota panoramica giudiziaria di lunga durata. Un eventuale processo durerebbe anni. Politicamente il più forte su piazza a destra, da leone della foresta si trasformerebbe in un’anatra zoppa. Al momento a parere del rubrichista il papabile al posto di Roberto Occhiuto sarebbe proprio Luigi Sbarra, sindacalista capace di andare a pescare consenso attraverso le articolazioni della Cisl nel campo avverso e uomo del presidente Meloni con ricca delega governativa. Fantapolitica? Staremo a vedere.
Nel campo avverso il principale partito d’opposizione sull’Affaire Occhiuto esplicita la sua posizione con “garantismo” chiedendo però al presidente “un chiarimento” di merito.

***

Doris Lo Moro

Il Pd calabrese del riconfermato segretario e senatore (in Prima repubblica una bestemmia una coincidenza di cariche del genere) Nicola Irto deve affrontare le due pesanti sconfitte di Rende e Lamezia Terme. Se qualcuno aveva considerato di pensionare la candidata sindaca Lo Moro ha letto male la cartomanzia. Doris eserciterà il ruolo di capo dell’opposizione nel consiglio comunale a Lamezia e nel Pd calabrese non mancherà la sua voce e la sua leadership. Dodicimila voti in una città come Lamezia pesano molto sul piano regionale. Questo mentre le date delle candidature ai congressi provinciali slittano con strani messaggi e annunciano un fine giugno più caldo delle temperature attuali.

***

Si muore al lavoro in Calabria, regione disinteressata ai referendum laburisti perché qui per molti un contratto è una sorta di miraggio come la Fata Morgana sullo Stretto. Pensate che in percentuale l’8 e il 9 giugno hanno votato ai referendum più gli italiani che lavorano nel Regno Unito che i calabresi.
Si, si muore al lavoro in Calabria. Si muore da soli. Come è morto Antonio De Masi, 60 anni. Ieri avrebbe festeggiato il suo onomastico Antonio invece ha avuto il suo funerale. L’operaio Antonio, mercoledì scorso, era impegnato a manutenere da solo il depuratore di Guardavalle Marina. Impiegato in un’impresa esterna incaricata di quel servizio. Antonio è caduto da una scala di quattro metri mentre tinteggiava una parete della vasca del depuratore. A casa la moglie non vedendolo tornare verso sera si è preoccupata. Al cellulare Antonio De Masi non rispondeva. Sono corsi al depuratore i parenti dell’operaio. E sono stati loro a rinvenirlo privo di vita il loro caro. Si muore anche in questo modo in Calabria. E non solo adesso.
La storia di Antonio mi ha ricordato una sinistra analogia con un’altra morte al lavoro. Avvenuta il 31 dicembre del 2007 a Rende. Sempre in un depuratore. La squadra di colleghi vuole brindare come si usa a San Silvestro, un altro deve ancora comprare il pesce per la cena del 31 dicembre. Antonio (nome di fantasia questa volta) resta da solo nell’impianto.Ha un infarto e nessuno lo può soccorrere nel depuratore. Antonio muore da solo all’ultimo dell’anno mentre i colleghi brindano e comprano le vongole. Potrebbe essere la trama di un film di Kean Loach. Invece è una storia di Calabria. Dove i calabresi hanno votato meno al referendum di quelli che lavorano e studiano in Gran Bretagna.

***

Apprendo da Francesco Sorgiovanni che la statua in piazza a Stilo di Tommaso Campanella è alquanto malmessa. In cent’anni dall’inaugurazione avvenuta alla presenza del filosofo Giovanni Gentile mai nessun restauro. Sul bronzo agisce il vento, la pioggia, lo scarico delle auto ancora non elettriche. Verde, ruggini e buchi avanzano. Dicono sia il cancro del bronzo. Ma si segnala anche che le vespe hanno fatto nido all’interno della statua. E anche il basamento non è molto stabile. Mentre a Cosenza si apprestano a sfrattare da corso Mazzini la statua di Giacomo Mancini, a Stilo nell’indifferenza generale va in malora il monumento ad uno dei calabresi più autorevoli di tutti i tempi. Il restauro della statua del filoso all’incirca costerebbe 30000 euro. Nessun mecenate, club service, autorità politica o religiosa, se il caso militare può sanare questa disdicevole situazione?
Tommaso Campanella che descrisse il mondo “statua di Dio, che Dio lauda e simiglia” perché la sua statua nel suo paese natale deve subire tanto oltraggio da noi calabresi? (redazione@corrierecal.it)

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato  

Argomenti
Categorie collegate

x

x