«Alle 16 tutti in chat». Il summit virtuale del boss latitante per i soldi mancanti del narcotraffico
Dalla Spagna alla Capitale, passando per i bunker della Locride: così Giuseppe Romeo gestiva milioni in narcotraffico e mandava ‘mbasciate in carcere per recuperare i debiti

ROMA «20kg x 28 maggio = 560 x 30mila euro al kg di cocaina 30kg x 4 giugno = 840». No, non è una nuova formula matematica, ma l’elaborato calcolo effettuato da un latitante, alle prese con i conti da far quadrare. Cifre elevate quando il business è gestito da uno dei capi del cartello “Staccu” di San Luca come Giuseppe Romeo, classe 1986 di Locri, coinvolto nell’ultima inchiesta della Dda capitolina sul narcotraffico e la rotta della cocaina tra Calabria e Roma, con i Carabinieri dei Comandi Provinciali competenti per territorio che, su ordine del gip, hanno arrestato 14 soggetti, 11 dei quali catturati mentre tre sono irreperibili e attivamente ricercati, ma tutti gravemente indiziati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio, estorsione, incendio doloso.
I conti da pareggiare
Il nome di Romeo è saltato fuori dalle celebri chat Sky Ecc su cui anche gli inquirenti romani hanno messo le mani, partendo da “JCG3JY” e l’albanese Elvis Demce elemento nevralgico dell’inchiesta e già accusato di fare affari con alcuni esponenti calabresi legati alla ‘ndrangheta, ma attualmente ricoverato presso l’articolazione tutela salute mentale della casa circondariale di Ascoli Piceno come riportano le cronache della Capitale. La Dda è convinta di aver ricostruito l’intera vicenda a partire proprio da una conversazione registrata dopo gli approvvigionamenti il 15 luglio 2020.
Base di partenza una chat di gruppo voluta proprio dal calabrese Romeo perché, a suo dire, era necessario «discutere del saldo finale che avrebbe dovuto essere versato per le forniture di sostanza effettuate», ma soprattutto affrontare una questione molto più seria: i presunti ammanchi risultanti dai conteggi tenuti su un “libro contabile” e relativi ai due differenti carichi di cocaina effettuati.

Tutti in chat alle ore 16
È per questo che Romeo «raccomandava a tutti di essere presenti in chat alle ore 16.00». Anche perché tenere tutti in riga dalla latitanza dorata in Spagna, a Lloret de Mar, non era affatto semplice. Romeo Il calabrese, dunque, avrebbe inoltrato nella chat «una foto di una pagina a quadretti, raffigurante le cifre relative ai costi di un vecchio approvvigionamento di narcotico del tipo “FRI”, più l’ultimo relativo ai 50 chili di cocaina del tipo “NDO”». Romeo «continua ad elencare gli incassi ottenuti dopo il giorno 11 giugno, e scrive che oltre ai 14.000 mila euro corrisposti per il trasporto del camion», si legge negli atti dell’inchiesta, «sono stati pagati ulteriori 10.000 mila euro all’avvocato, 310.000 mila euro al cinese, 250.000 mila euro ai colombiani, e 355mila euro al “ragazzo con l’Opel nera”, in ultimo sono stati versati 400.000 mila euro il giorno 22.06.2020 allo zio di Romeo salito a Roma». La Dda scrive ancora che «Romeo aggiunge che per gli ulteriori 22 kg di stupefacente di cocaina “NDO”, è stata versata la somma di euro 192+179+88+78.5 e che il totale del quantitativo di stupefacente inviato al sodalizio criminale facente capo all’albanese Demce è di 72 kg [50 KG in due tranches tra fine maggio e inizio giugno e i successivi 22 kg]». Conti alla mano, quelli di Romeo, dei 72 kg ceduti al prezzo pattuito di 30.000 mila euro al kg, la somma totale da versare sarebbe stato di 2.160.000 mila euro, «mentre loro al momento risulta che hanno versato solamente la cifra di 1.876.500 mila euro e che pertanto mancano ancora 281.000 mila euro per il saldo finale».
Il debito e la ‘mbasciata a Rebibbia
Un bel problema, dunque, al quale un altro indagato calabrese prova a dare una soluzione: il loro gruppo, riferito a quello di Demce, non avrebbe partecipato «al carico della cocaina di tipo “FRI” di 269 kg poiché non sapevano nulla di questo approvvigionamento», spiega, ma sarebbero entrati in gioco solamente per i 50 kg e per i successivi 22 kg, per i quali avrebbero dovuto versare ancora la somma di 122.500 mila euro – da scalare alla somma totale dei 281.000 euro pretesi da Giuseppe Romeo – di cui dispongono. Di conseguenza, per il carico dei 72 kg complessivi di cocaina “NDO” sarebbero rimaste da saldare 155mila euro. L’affare era in mano però a Giancarlo Tei detto “Patron”, arrestato in quei giorni, e vittima di un sequestro di 43mila euro in contanti. Che fare, quindi? Romeo ha un’idea e cioè provare a far recapitare a Tei una ‘mbasciata al carcere di Rebibbia dove era stato recluso. Insomma, qualcuno avrebbe dovuto ricordargli che, oltre a preoccuparsi di uscire dal carcere, avrebbe dovuto ricordarsi del debito con Giuseppe Romeo. (g.curcio@corrierecal.it)
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