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chiuse le indagini

Caso Ramy, l’amico e il carabiniere accusati di omicidio stradale

Per il pm il militare «era troppo vicino alla moto» del 19enne morto durante l’inseguimento

Pubblicato il: 03/07/2025 – 18:47
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Caso Ramy, l’amico e il carabiniere accusati di omicidio stradale

MILANO La Procura di Milano ha chiuso le indagini, in vista della richiesta di processo, per omicidio stradale a carico di Fares Bouzidi per la morte di Ramy Elgaml, il 19enne che era in sella allo scooter guidato dall’amico e che venne inseguito, il 24 novembre, per 8 km dai carabinieri. La stessa contestazione di omicidio stradale nella chiusura delle indagini riguarda il militare alla guida dell’ultima auto inseguitrice.  A Fares viene contestato l’omicidio stradale aggravato dal fatto, tra le altre cose, che era senza patente e che guidava sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Anche al carabiniere, al termine dell’inchiesta, viene contestato l’omicidio stradale e per entrambi si profila la richiesta di rinvio a giudizio – salvo che i pm non cambino idea dopo memorie difensive o interrogatori – per la morte del 19enne. Oltre alla guida pericolosa nella fuga dell’amico del 19enne, infatti, i pm di Milano nelle imputazioni per omicidio stradale dell’avviso di chiusura indagini mettono in luce anche la distanza «inidonea» tenuta dal militare, troppo vicino alla moto, e anche la «lunga durata dell’inseguimento». Un fatto tragico che scatenò polemiche e disordini nel quartiere Corvetto, dove vive la famiglia di Ramy. Fu il padre a spegnere le proteste con parole sagge, parlando della ricerca di “giustizia e verità”.

Le indagini

Domenico Romaniello, ingegnere consulente dei pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, aveva dato conto nella sua relazione che quando lo scooter tentò di svoltare a sinistra all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta, sbandò e deviò improvvisamente a destra e il carabiniere dell’ultima macchina inseguitrice se lo trovò in traiettoria. Non poteva sterzare né a sinistra né a destra, secondo la consulenza, altrimenti avrebbe travolto o la moto o un passante. Tentò di frenare, ma, per il consulente, fu impossibile a quel punto evitare l’urto e lo schianto finale dei due mezzi verso un palo di un semaforo. Una consulenza che pareva dover portare ad una richiesta di archiviazione per il militare e a chiudere le indagini per omicidio stradale solo per Bouzidi, che con la sua «guida spregiudicata ed estremamente pericolosa» si è «assunto il rischio delle conseguenze». I consulenti della difesa Fares e della famiglia di Ramy, però, avevano fornito ricostruzioni diverse. L’urto tra l’auto dei carabinieri e lo scooter, per l’ingegnere Matteo Villaraggia, consulente dei familiari assistiti dall’avvocata Barbara Indovina, «non può essere avvenuto in prossimità del palo semaforico, bensì poco prima dell’intersezione, quando i veicoli erano affiancati». Un urto, dunque, uno speronamento prima della fase finale. I pm della Procura diretta da Marcello Viola hanno rivalutato anche le controdeduzioni dei consulenti e quelle poi ancora successive del loro esperto e hanno preso una linea diversa dalla prima relazione. Resta aperta, infine, la tranche che vede altri carabinieri indagati per depistaggio e favoreggiamento, perché in due avrebbero intimato a un teste di cancellare un video.

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