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Il report di Vega

In Italia sale il numero di morti sul lavoro: quasi 400 da gennaio a maggio

Dato che equivale al +4,6% rispetto allo scorso anno. Calabria in “zona arancione” per incidenza del fenomeno

Pubblicato il: 08/07/2025 – 18:02
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In Italia sale il numero di morti sul lavoro: quasi 400 da gennaio a maggio

LAMEZIA TERME La piaga delle vittime sul luogo di lavoro continua a martoriare l’Italia. Più della metà del Paese è in zona rossa e arancione per incidenza del fenomeno. A fine maggio, dall’inizio dell’anno, si contano 277 infortuni mortali in occasione di lavoro e 109 “in itinere”, cioè nel percorso casa-lavoro. Lo denuncia il report dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, secondo cui in Lombardia, Veneto, Campania, Sicilia, Puglia e Piemonte si registra il maggior numero di vittime totali, mentre i settori più colpiti sono quelli delle costruzioni, delle attività manifatturiere, dei trasporti, del magazzinaggio e del commercio. Di contro, si può notare un calo nel numero complessivo delle denunce di infortunio (mortali e non): -1,4% rispetto a maggio 2024.

(Sul sito www.vegaengineering.com/osservatorio sono disponibili i grafici e i dati)

I numeri

Nei primi mesi del 2025, sono 386 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 277 in occasione di lavoro (9 in meno rispetto a maggio 2024) e 109 in itinere (26 in più rispetto a maggio 2024). Ancora alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (42). Seguono: Veneto (30), Campania (25), Sicilia (23), Piemonte e Puglia (20), Toscana (19), Lazio ed Emilia-Romagna (17), Trentino-Alto Adige (10), Abruzzo, Umbria e Liguria (8), Basilicata e Calabria (7), Friuli-Venezia Giulia (6), Marche e Sardegna (4), Molise e Valle d’Aosta (1).

Le Regioni italiane più a rischio

Tema incidenza del fenomeno, ovvero il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente. A finire in zona rossa a maggio 2025, con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 11,6 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori), sono: Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Abruzzo, Sicilia, Puglia e Campania. In zona arancione: Veneto, Calabria e Liguria. In zona gialla: Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Molise e Lombardia. In zona bianca: Emilia-Romagna, Lazio, Sardegna e Marche. In sintesi, la “zonizzazione” utilizzata dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane seguendo questi criteri:

  • Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale
  • Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale
  • Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale
  • Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale

I fattori esaminati: dall’età al sesso, dalla nazionalità al settore

L’Osservatorio mestrino ha elaborato anche l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età e lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati). Nei primi cinque mesi dell’anno, l’incidenza più elevata si registra nella fascia d’età degli ultrasessantacinquenni (30,7) e in quella compresa tra i 55 e i 64 anni (19,1), seguita dalla fascia di lavoratori tra i 45 e i 54 anni (12,0). Numericamente la fascia più colpita dagli infortuni mortali in occasione di lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (102 su un totale di 277). Per quanto riguarda il sesso delle vittime, le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro sono 18, mentre 19 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. In totale sono 37 le donne decedute nei primi cinque mesi (8 decessi in più dello scorso anno). Fattore nazionalità: sono 87 gli stranieri vittime di infortuni sul lavoro, su un totale di 386 (oltre il 20%): 56 sono deceduti in occasione di lavoro e 31 in itinere. Il rischio di morte sul lavoro risulta essere doppio rispetto a quello per gli italiani. Infatti, gli stranieri registrano 22,3 morti ogni milione di occupati, contro il 10,3 degli italiani. E anche giorno settore e giorno in cui avviene la tragedia hanno un peso: alla fine di maggio 2025 il settore più colpito è quello delle costruzioni, con 45 decessi in occasione di lavoro, seguito da attività manifatturiere (43), trasporti e magazzinaggio e commercio (33). Il giorno da cancellare dal calendario, invece, è il lunedì, giorno della settimana in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi cinque mesi dell’anno (24,2%). Seguito dal venerdì (21,3%) e dal martedì (18,1%).

Denunce in calo

Se da un lato crescono le vittime, dall’altro le denunce di infortunio totali diminuiscono ancora, seppur di poco, rispetto a maggio 2024 (-1,4%). Dalle 251.132 a fine maggio 2024, si è passati alle 247.681 di quest’anno. Anche alla fine dei primi cinque mesi del 2025 il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (27.023). Seguono: Sanità (14.227), Costruzioni (14.145), Trasporto e Magazzinaggio (12.556) e Commercio (12.531). Le denunce di infortunio delle lavoratrici a maggio 2025 sono state 91.964 (73.302 delle quali in occasione di lavoro). Mentre sono 155.717 le denunce totali degli uomini (137.158 in occasione di lavoro). Le denunce dei lavoratori stranieri, infine, sono 49.313 su 247.681 (circa 1 su 5), mentre sono 41.788 le denunce dei lavoratori stranieri registrate in occasione di lavoro su un totale di 210.460.

Le parole del presidente di Vega

«Da gennaio a maggio sono ancora tante, troppe, le vittime sul lavoro. Rispetto ai primi cinque mesi del 2024 sono aumentate del 4,6% e si contano già 386 decessi, 17 in più dello scorso anno. Otto regioni sono in zona rossa e altre 3 in zona arancione, le due fasce critiche in cui raccogliamo le regioni con tassi d’incidenza infortunistica superiori alla media nazionale», è il commento di Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio, che ha riassunto così le istantanee più significative dell’ultima indagine elaborata dal proprio team di esperti.

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