Omicidio Losardo, la Procura di Paola riapre le indagini: nuovi elementi dopo 44 anni – VIDEO
Il procuratore Fiordalisi: «Una dichiarazione del figlio e nuove segnalazioni dalla società civile hanno riacceso l’attenzione sull’omicidio del 1980 a Cetraro». Il fascicolo è contro ignoti

COSENZA La procura di Paola ha riaperto le indagini sull’omicidio di Giannino Losardo, segretario capo della stessa procura e politico comunista ucciso a colpi di arma da fuoco la sera del 21 giugno 1980 a Cetraro. «Ci sono nuovi elementi», ha spiegato il procuratore Domenico Fiordalisi a LaPresse, specificando che per il momento il fascicolo è a carico di ignoti. «Giorni fa, il figlio del segretario capo della Procura della Repubblica di Paola, Giannino Losardo, ucciso nel giugno del 1980, ha rilasciato una dichiarazione importante a Rai 3. Sulla scorta di questa dichiarazione, nonché di altri elementi già rappresentati da ambienti della società civile, che stanno finalmente accendendo sempre più i riflettori su questa vicenda – collegata, tra l’altro, a numerosi altri delitti commessi sul territorio – ho deciso di aprire da oggi un nuovo fascicolo contro ignoti, nel tentativo di scrivere nuove pagine su questa triste vicenda, che ha segnato il territorio in maniera indelebile», ha spiegato il procuratore. «Ho informato il figlio di Giannino Losardo di questa iniziativa della Procura della Repubblica, che – conclude il procuratore – spero possa consentire anche a chi, nel territorio, è a conoscenza – e sono convinto che vi sia chi è a conoscenza – di molti aspetti che oggi potrebbero rivelarsi utili per ricostruire eventuali responsabilità, ovviamente non di coloro che sono già stati assolti con sentenza definitiva, ma per accertare ulteriori frammenti di verità su questi fatti». La notte del 21 giugno 1980, Losardo, consigliere comunale del Partito Comunista, stava rincasando dopo aver partecipato a un consiglio comunale quando fu raggiunto da una raffica di proiettili. Trasportato d’urgenza in ospedale, morì il giorno successivo. Prima di spegnersi, pronunciò parole destinate a diventare simboliche: «Tutta Cetraro sa chi mi ha sparato». Nonostante anni di indagini e un processo celebrato dinanzi alla Corte d’Assise di Bari, il delitto è rimasto senza colpevoli. Nel procedimento finirono sotto accusa Franco Muto, indicato come presunto mandante, e Lido Scornaienchi e Francesco Roveto come presunti esecutori materiali, ma tutti furono assolti. (redazione@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato