‘Ndrangheta, la strada per la Diga del Menta nel mirino dei clan di Platì
I messaggi fitti decriptati dagli inquirenti della Dda reggina tra Barbaro e Gullì. E la paura di essere beccato. «Hanno già bruciato mio suocero»

REGGIO CALABRIA Un appalto sostanzioso, di quelli che fanno gola ai clan e ai capibastone che, nel loro territorio, decidono chi e come può lavorare. Se può farlo. E in alcuni contesti anche il completamento di una strada di collegamento può far drizzare le antenne. In questo contesto, quella che dal centro abitato di Roccaforte del Greco porta alla Diga del Menta. Siamo, dunque, nel territorio reggino e i protagonisti sono Francesco Barbaro (cl. ’89) e Antonino Gullì (cl. ’69), nomi già presenti da tempo nei taccuini degli inquirenti della Dda di Reggio Calabria e raggiunti da nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere su ordine del gip, Andrea Iacovelli.
I profili
Francesco Barbaro – residente a Platì – è stato già arrestato nel corso dell’operazione “Samba”, quella condotta dal ROS Carabinieri di Torino nel dicembre 2024 contro il narcotraffico tra Piemonte e Brasile. Gullì, invece, è legato a contesti associativi localizzati sul territorio jonico, in particolare quello di Roccaforte del Greco, come era già emerso dall’operazione “Nuovo Potere”. Ma non solo. Gullì è già stato coinvolto nell’inchiesta “Atto Quarto”, risultando elemento di spicco della cosca Libri, incassando una condanna a 10 anni di reclusione in primo grado.
Arangea 2
I loro nomi sono emersi dall’ultima inchiesta “Arangea 2” della Dda reggina, perché tra il 16 settembre e il 31 ottobre 2020, gli inquirenti registrano tra i due delle interazioni relative all’estorsione ai danni di un’impresa di Platì aggiudicataria dell’appalto. Conversazioni che, in alcuni casi, fanno riferimento «alla competenza territoriale della ‘ndrangheta di Platì». Quando, ad esempio, Barbaro chiede a Gullì di mantenere riservata l’interlocuzione considerato che già in passato il suocero era stato condannato per fatti analoghi. Il riferimento è a Rocco Perre (cl. ’63), già condannato in “Mandamento Jonico”, e padre della moglie di Barbaro. Ma, al di là di questo aspetto, ciò che per gli inquirenti sarebbe emerso il «chiaro intento estorsivo».
«Una strada devono fare…»
Già dal 16 settembre le conversazioni intercettate erano incentrate sull’individuazione dell’azienda e del titolare, «una strada devono fare…». Lo scambio di messaggi è fitto tra i due anche il giorno dopo e si chiedono di dove sono, se hanno una sede a Reggio Calabria o a Gambarie, anche se hanno avuto un lutto recente. «Informatevi bene su come si chiama la ditta e se ha sede la a re che poi vediamo bene», infine, la raccomandazione. Qualche giorno che le info tanto attese le fornisce Barbaro a Gullì, con la dovuta rassicurazione: «cmq tranquillo se nn si è aggiustato lo mando diretto da voi e vi vedete e vi mettete d’accordo…». Grazie alle info dettagliate e dopo aver effettuato i dovuti incroci, gli inquirenti sono sicuri di aver individuato la ditta, anche analizzato la determina del Comune di Roccaforte del Greco (la n. 46 del 6 maggio 2020), aggiudicataria dell’appalto dei lavori di “completamento della Strada di Collegamento tra il Centro Abitato di Roccaforte del Greco e la Diga del Menta”.
«Con sti lavori nn voglio sapere niente»
I fatti ricostruiti dagli inquirenti ci portano al 22 ottobre 2020, quando Francesco Barbaro e Antonino Gullì si scambiano diversi messaggi dai quali emerge «la volontà di rintracciare un soggetto, di cui Barbaro riferisce che avrebbe incontrato l’indomani». Il riferimento è a tale “Totò Verna” allo stato non identificato ma che avrebbe fatto la prima mossa, senza però interloquire con Gullì, provocandogli un certo disappunto. Dal canto suo Barbaro, temendo evidentemente conseguenze giudiziarie, chiede espressamente a Gullì «che non venga menzionato il proprio nome, in quanto non intende risultare coinvolto ufficialmente nell’attività estorsiva» annota il gip nell’ordinanza. Anche perché, come scrive lui stesso in chat, «ho fatto questo x voi personalmente compa xke con sti lavori nn voglio sapere niente che qua ci hanno brucialo a mio suocero Vanno svampato di galera e lasciato senza una lira…». (g.curcio@corrierecal.it)
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