Rosa Vespa ai domiciliari, gli avvocati Penna e Pisani impugnano la decisione
La donna, accusata del rapimento della piccola Sofia Cavoto, ieri sera ha lasciato il carcere di Castrovillari. «Situazione lesiva del diritto di difesa»

COSENZA Ieri sera la notizia della attenuazione della misura cautelare nei confronti di Rosa Vespa, accusata del rapimento della neonata Sofia Cavoto portata via lo scorso 21 gennaio 2025 dalla Clinica Sacro Cuore di Cosenza poi ritrovata nell’abitazione dell’indagata dagli agenti della Questura di Cosenza. La donna si trovava reclusa da sei mesi nel carcere di Castrovillari, mentre da ieri si trova nell’abitazione di un familiare in attesa di braccialetto elettronico. Dinanzi alla decisione del gip del Tribunale di Cosenza, i legali di Valeria Chiappetta e Federico Leo Cavoto, genitori della piccola, hanno avanzato richiesta di impugnazione della decisione. Per gli avvocati Chiara Penna e Paolo Pisani, «la situazione così delineata è lesiva del diritto di difesa e del diritto al contraddittorio concesso alla persona offesa nei casi di reati con violenza alla persona». Ed ancora, sempre secondo i due legali, «i difensori dell’imputata hanno omesso la notifica tassativamente prevista dalla legge,
incorrendo nella insanabile sanzione della inammissibilità, la quale – però – purtroppo non è stata ravvisata dal Giudice». I legali si dicono perplessi in quanto «la difesa non ha addotto alcun elemento di novità suscettibile di positiva valutazione» e «la persona offesa è stata sottratta, in maniera illegittima, dal diritto al contraddittorio, così da poter segnalare elementi di segno contrario, di cui la fattispecie è intrisa. Come si è già detto, la seconda istanza è stata finanche negata al parere del pm».
La dichiarazione dei legali
«Abbiamo proposto istanza al pubblico ministero al fine di sollecitare l’impugnazione di un provvedimento che per noi è inammissibile perché non ci è mai stato notificato nulla. Nè la prima istanza con la quale si chiedevano i domiciliari con braccialetto elettronico, nè la seconda con la quale si chiedevano i domiciliari senza braccialetto elettronico, non essendo al momento lo stesso disponibile. Questa seconda istanza tra l’altro non vede neanche il parere del pubblico ministero. Quindi al di là del merito della questione, per noi c’è un problema tecnico procedurale perché siamo stati estromessi dal contraddittorio, che invece è previsto per i reati con violenza sulla persona.
Detto ciò non ci interessa dove si trovi la signora Vespa. Ci interessa che non incroci mai più la strada dei signori Chiappetta e Cavoto e dei loro bambini. Ma sopratutto ci interessa che effettivamente le esigenze cautelari siano tutelate. E non nei confronti di Sofia, sia chiaro: escludo totalmente possa accadere qualcosa alla piccola. Mi riferisco ad un pericolo di reiterazione in generale considerato il quadro che emerge dagli atti. Il ct della procura ha ritenuto l’imputata pienamente capace e di media pericolosità psichiatrica.
Per il resto aspettiamo di conoscere come si determinerà il GIP e se accoglierà la richiesta di rito abbreviato condizionato alla perizia. Noi speriamo proprio di sì, perché dopo essersi sottoposta ai test ed ai colloqui con gli altri ct, ha rifiutato di sottoporsi ai colloqui solo con le nostre consulenti dimostrando così piena capacità di autodeterminazione e discernimento. Finalmente avremo modo di dire la nostra su diversi aspetti.
Aggiungo solo una cosa. Più stupefacente di questo provvedimento ci appare solo l’idea che gli inquirenti pare credano davvero che nessuno dei familiari di Vespa fosse al corrente di nulla.
Che il marito e tutti i familiari abbiano creduto alla storia che una donna di cinquantuno anni, con utero fibromatoso ed una operazione delicata che ha messo – cito proprio gli atti difensivi che prima non conoscevamo, ma oggi sì- in discussione il fatto di poter rimanere incinta, sia riuscita non solo a concepire, ma a partorire naturalmente ed a tornare a casa in sole 24 ore, tutto da sola, senza che nessuno le sia mai stato accanto è singolare. Proprio in considerazione del miracolo in corso e del livello socio culturale della famiglia nonché di Moses, è davvero un racconto incredibile». E’ la nota inviata dagli avvocati Chiara Penna e Paolo Pisani. (f.b.)
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