«Il sistema radiotelevisivo non è più plurale: prevale la legge della giungla»
La riflessione di Salvatore Gaetano, editore di Video Calabria, che prende spunto dai dati della relazione annuale dell’Agcom

CROTONE “Non più un sistema plurale, in cui c’è spazio anche per le piccole realtà del territorio, ma la legge della giungla, in cui sopravvivono solo i più forti e gli altri devono rassegnarsi a soccombere”. Questo è diventato, per l’editore di Video Calabria, Salvatore Gaetano, che prende spunto dai dati della relazione annuale dell’AGCOM, il sistema radiotelevisivo, specie agli estremi opposti: da una parte le grandi società di streaming, multinazionali che in meno di dieci anni hanno visto crescere il loro fatturato del 250%, dall’altra le emittenti private che, già duramente provate dal calo della raccolta pubblicitaria, e dunque del fatturato, causato dai passaggi al digitale terrestre di prima e seconda generazione, accusano un distacco ormai abissale e rischiano di perdere ulteriormente terreno, rischi per la continuità aziendale non esclusi. La relazione ha infatti confermato che il sistema dei media tradizionali, specie tv e radio, è al centro di una trasformazione profonda, spinta dalla digitalizzazione e dall’evoluzione dei comportamenti degli italiani, specie nei confronti dell’informazione. Gaetano sottolinea che “in un’epoca di profonda trasformazione del panorama mediatico è necessario ribadire il valore e il ruolo insostituibile delle televisioni locali, alcune delle quali attive in Italia sin dal 1977, che rappresentano da quasi cinquant’anni un presidio di informazione imparziale, un esempio di prossimità, e svolgono quotidianamente un servizio pubblico per milioni di cittadini”. Una funzione insostituibile che, tuttavia, faticano sempre di più a sostenere perché, fa notare Gaetano, “mentre gli OTT, vale a dire Netflix, Prime video, Disney+ e le altre piattraforme digitali internazionali on-demand sul web consolidano ed incrementano la loro posizione sul mercato sfruttando vantaggi competitivi enormi, dai bassi costi all’esiguità delle regole che devono rispettare, all’utilizzo massivo dei dati, le emittenti locali sono quotidianamente costrette a sostenere costi strutturali importanti che rendono sempre più complicato garantire occupazione stabile a professionisti, giornalisti, operatori culturali, tecnici, personale amministrativo. Ciononostante, le tv private non si sottraggono alla responsabilità di produrre un’informazione puntuale, vicina alla realtà dei territori, rispettosa dei principi costituzionali e della dignità delle persone”. Secondo Gaetano “è un paradosso che chi intercetta grandi risorse nel nostro Paese in termini di raccolta pubblicitaria, attenzione e dati restituisca oggettivamente poco in termini di lavoro, fiscalità o contenuti rilevanti anche a livello locale. Le TV private, invece, malgrado tutto continuano a raccontare aree interne spesso ignorate anche dai media nazionali, raccontano il vissuto reale delle comunità, promuovono la cultura e le tradizioni locali, informano correttamente ed offrono un contributo concreto alla coesione sociale”. I numeri sono impietosi, e raccontano di un confronto tra pesi massimi e pesi piuma: “tra il 2016 e il 2023, cioè in appena sette anni – dice Gaetano – i ricavi pubblicitari delle piattaforme digitali sono cresciuti di circa il 250%, passando da quasi 2 miliardi a circa 7 miliardi di euro. Ciò ha determinato un pesante sbilanciamento nel mercato dell’informazione italiana, con attori globali, tra cui Google, Facebook, Amazon e Netflix, che conquistano quote sempre maggiori del Sistema Integrato delle Comunicazioni, senza però ripagare in termini di occupazione, fiscalità e produzione culturale locale. E questo nonostante le televisioni, la radio e la carta stampata siano percepite dal pubblico come le fonti più affidabili e autorevoli. Di fronte a tale scenario – conclude Gaetano – il ruolo dell’AGCOM dev’essere quello di guidare una transizione digitale ordinata e regolata, mentre alla politica, sia nazionale che regionale, spetta la responsabilità di adottare e mettere in campo misure concrete e tempestive per sostenere le emittenti locali, riconoscendole come pilastri essenziali del servizio pubblico, del pluralismo e dello sviluppo democratico”.
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