Sparatoria a Corigliano Rossano, tutto partito da un litigio. I tre arresti sono «un punto di partenza» – VIDEO
Conferenza stampa convocata per svelare i dettagli dell’indagine. Ricostruita la dinamica dell’accaduto. «Lo Stato è presente»

CORIGLIANO ROSSANO Le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, hanno portato nelle scorse ore all’emissione di tre provvedimento di fermo nei confronti di tre persone ritenute responsabili della sparatoria avvenuta sul lungomare Sant’Angelo della città jonica che ha coinvolto un uomo del posto, rimasto ferito ma non in pericolo di vita. Una svolta nelle indagini congiunte di carabinieri e polizia giunta a seguito dell’identificazione dei presunti responsabili, fermati in Sicilia. Questa mattina, il Commissariato della Polizia di Rossano ha ospitato una conferenza stampa nel corso della quale sono stati svelati i dettagli dell’indagine e ricostruita la dinamica dell’accaduto. Presenti il procuratore della Repubblica di Castrovillari Alessandro D’Alessio, il questore di Cosenza Giuseppe Cannizzaro, il colonnello Andrea Mommo (Comandante Compagnia Carabinieri Cosenza), il tenente colonnello Marco Filippi (Comandante Reparto Territoriale Carabinieri Corigliano-Rossano), il vice questore Gianni Albano (Dirigente Squadra Mobile Cosenza), il capitano Alessandro Lorenzini (Comandante Norm Reparto Territoriale Corigliano-Rossano) e la vice questore Roberta Martire, dirigente a scavalco del Commissariato di Corigliano-Rossano.
«Abbiamo dimostrato che lo Stato è forte e credibile»
«Mai come in questo caso – ha dichiarato il procuratore D’Alessio – le forze dell’ordine hanno lavorato insieme senza alcun tipo di contrasto, con prontezza e spirito di sacrificio. In Calabria, questa rapidità di risposta non è frequente e deve essere un punto di partenza ed esempio per tutti. Abbiamo voluto dimostrare che lo Stato esiste anche qui, è forte ed è credibile. Questa è una terra fatta in larga parte da persone perbene, che devono essere tutelate». Il procuratore ha, poi, sottolineato la propria indignazione: «La cosa che più mi ha colpito è che è stata inficiata la libertà delle persone». E l’operazione lampo, chiusasi in appena 24 ore, è portatrice di un messaggio chiaro: «Chiunque si renderà responsabile di reati di questo tipo sarà perseguito e assicurato alla giustizia». Ed ancora, «tutti gli episodi di questa natura alla fine sono riconducibili, come retroterra, a dinamiche criminali consolidate». Il procuratore ha poi posto l’accento sulla scarsa collaborazione da parte dei cittadini. «Non c’è stata – ha detto – la partecipazione necessaria alle indagini. L’evocazione della paura è solo una scusa per giustificare la mancata collaborazione della cittadinanza».
I dettagli
Come ricostruito dal colonnello Andrea Mommo, i diversi episodi criminali hanno trovato un punto di sintesi investigativa con le misure precautelari eseguite. Il questore Giuseppe Cannizzaro, invece, ha rimarcato come l’ultima operazione che ha portato al fermo di tre persone «non è un punto di arrivo ma di partenza». «Da qui – ha sottolineato – si attiveranno altre azioni di prevenzione e repressione. La gente ci chiede più presenza – ha poi ricordato – noi ci siamo, con un bagaglio di conoscenza del territorio che ci ha consentito di raggiungere questo risultato».
Ad illustrare i dettagli dei fatti avvenuti nel pomeriggio di lunedì scorso, poi, sono stati il capo della squadra mobile Gianni Albano ed il comandante del reparto Marco Filippi. L’attività investigativa è partita immediatamente dopo il ferimento di una persona per arma da fuoco. «Abbiamo ricostruito subito la vicenda per consolidare le prove» – ha detto Albano. Prima c’era stata un’aggressione al di fuori di un parco divertimenti («mai denunciata» e con un tentativo di giustizia fai da te) a seguito di una rapina che ha portato agli sviluppi drammatici. Le persone aggredite, quindi, avrebbero chiesto supporto ad alcuni familiari che sono piombati sul lungomare di Rossano, dove gli aggressori si erano spostati in un lido. «Da lì – ha spiegato Albano – è nato un litigio dove un terzo soggetto ha prima minacciato e poi ha sparato. Dopodiché i tre si erano resi irreperibili fino a Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia». «Era fondamentale intercettare subito i responsabili – ha fatto eco il tenente colonnello Filippi – per dare una risposta immediata. Li abbiamo rintracciati con l’aiuto dei carabinieri locali: uno nel centro urbano di Montalbano Elicona e due in un appartamento dello stesso centro». Dai primi riscontri, le armi utilizzate nei diversi episodi di violenza – quattro in totale tra giugno e luglio – sarebbero state diverse. Le indagini proseguono per chiarire la rete criminale dietro le sparatorie e consolidare le accuse in vista della richiesta di convalida dei fermi. (redazione@corrierecal.it)
Le interviste:
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