Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 7:24
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

questioni di droga

‘Ndrangheta, venti di guerra a San Basilio tra i Marando e i “Moschettieri”. «Sparamogli stasera»

Due gestori della piazza di spaccio si sarebbero allontanati dalla potente famiglia calabrese, provocando le ire del clan

Pubblicato il: 31/07/2025 – 7:00
di Giorgio Curcio
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
‘Ndrangheta, venti di guerra a San Basilio tra i Marando e i “Moschettieri”. «Sparamogli stasera»

ROMA Un periodo di crisi e di tensioni a San Basilio tali da preoccupare, e non poco, la potente famiglia Marando. È il gennaio del 2020 e a pesare è l’arresto di Alfredo e Francesco. Una situazione che aveva aperto il campo ad un progressivo disimpegno dai gestori della piazza di spaccio che gli indagati definivano “I moschettieri”. La loro colpa? Aver ridotto, fino ad annullare, gli approvvigionamenti di droga dalla famiglia calabrese con il rischio di ridurre notevolmente gli introiti illeciti del gruppo.

Il regno dei Marando a San Basilio

Come è emerso dall’inchiesta della Dda di Roma, dunque, Francesco Marando (cl. ’97 di Locri ma residente a Roma) – nel frattempo ai domiciliari – scrive ad uno degli indagati, lamentandosi proprio del comportamento dei “Moschettieri” che si erano rivolti ai Marando giusto un paio di volte, «tradendo la fiducia della famiglia» dal momento che, a causa degli arresti, i Marando soffrivano particolari disagi. «Amo io ce so rimasto troppo male perché per me erano fratello maggiori però dopo che ce bevono non anno (hanno ndr) preso più a roba da noi solo due volte in 7 mesi». È il 3 agosto 2020 e l’indagato, comunque, auspicava di risolvere la questione in futuro.  Intercettando le chat di Marando con alcuni sodali, gli inquirenti ricostruiscono la delusione di Marando, tenuto conto del «saldo legame che li univa», ribadendo la necessità dei due “Moschettieri” di risolvere la questione direttamente col padre, Rosario Marando (cl. ’68), assicurando loro «la propria mediazione per ricomporre la frattura che si era creata».

L’intervento di Rosario Marnando e la «minaccia mafiosa»

Dalla ricostruzione effettuata dagli inquirenti della Dda di Roma, a partire dal 19 agosto, sarebbero emerse novità di rilievo e legate proprio all’intervento di Rosario Marando. Quest’ultimo, infatti, secondo il racconto del figlio Francesco, aveva deciso di imporre ai due “Moschettieri” di comprare lo stupefacente da Arjan Sagajeva, soggetto albanese coinvolto nell’inchiesta perché considerato «gestore della rendicontazione dei Marando a San Basilio». Un atto utile a dimostrare la loro buona volontà di rasserenare la situazione. Una imposizione «di forza» quella del boss Marando. Scrivendo dal telefono di Francesco, infatti, avrebbe imposto ai due soggetti di acquistare, senza discussione, lo stupefacente dal suo gruppo. «Edi, come torno la devi comprare x forza e qui’, chiuso il discorso». Francesco Marando riprende il telefono in mano, e scrive ai due “Moschettieri”: «(…) da quello che mi ha raccontato voi vi siete comportati malissimo con tutta la mia famiglia… chiudiamo qui il discorso, vedetevela con lui». Per gli inquirenti romani, le minacce di Rosario Marando vanno a segno, colpendo i “Moschettieri” con lo stesso effetto di una vera e propria minaccia mafiosa. A parlarne con un altro socio è ancora il figlio, Francesco. «(…) ma quale uomini, se stanno a caca’ sotto tiz, ma detto che a mio pa’ se lo sogna la notte…», riferendosi evidentemente a uno dei due “Moschettieri” minacciati. «Mi ha detto queste parole che da quando mio pa’ gli ha detto che li ammazza lui se lo sta sognando la notte».

I soldi rifiutati e la minaccia: «sparamogli stasera»

Ma non è tutto. Come è emerso dalla conversazione intercettata dagli inquirenti, Francesco Marando spiegava che il padre Rosario «riteneva ormai insanabile la rottura» e nutriva un forte rancore nei confronti dei “Moschettieri” al punto da aver rifiutato anche una somma di denaro da consegnare, 500 euro, a ciascuno dei figli detenuti. Francesco Marando, allineandosi al papà, si mostrava favorevole alla strategia mafiosa, arrivando ad ipotizzare persino di dare una «lezione» a chi non si allineava alle loro pretese. «(…) glie devo rompe il c*lo (…) dopo che gli ho fatta a prepotenza lo devono sape tutti e glie levo pure e case popolari e li caccio da San Basilio…». «Amo, sparamogli ai due moschettieri stasera». Venti di guerra a San Basilio, almeno nelle intenzioni di Francesco Marando, ormai fuori controllo. Quella stessa sera, infatti, contatta prima l’albanese Sagajeva ma senza successo, poi ad un altro indagato sottolineandogli l’intenzione di far male ai due “Moschettieri”, «sparamogli a ste merde». Non contento, il giorno successivo il giovane Marando scrive ancora in chat al socio, spiegandogli che nelle intenzioni di Alfredo Marando – una volta uscito di galera – c’era quella di dare una “lezione” ai due “Moschettieri” che non si erano messi a disposizione di Rosario. «(…) spero solo che amici miei so’ andati da papà e se so messi a disposizione perché sennò quando esco me li in**lo». (g.curcio@corrierecal.it)

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato  

Argomenti
Categorie collegate

x

x