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I docenti e gli studenti del Dottorato di ricerca in Politica, Cultura e Sviluppo esprimono indignazione e condanna per il genocidio nella Striscia di Gaza

«Crediamo fermamente che il progresso scientifico e culturale debba sempre essere al servizio della pace e del benessere dell’umanità»

Pubblicato il: 04/08/2025 – 16:48
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I docenti e gli studenti del Dottorato di ricerca in Politica, Cultura e Sviluppo esprimono indignazione e condanna per il genocidio nella Striscia di Gaza

RENDE Il Collegio docenti e le dottorande e dottorandi del Dottorato di ricerca in Politica, Cultura e Sviluppo esprimono la più profonda indignazione e condanna per il genocidio in atto nella Striscia di Gaza. Le continue e indiscriminate violenze contro la popolazione civile, la distruzione di infrastrutture vitali, inclusi ospedali e università, e la crisi umanitaria senza precedenti sono crimini contro l’umanità che non possono e non devono essere tollerati. «Come Dottorato e nella qualità di componenti della comunità accademica, sentiamo il dovere morale e etico di non rimanere in silenzio di fronte a un’ingiustizia così manifesta. Il nostro ruolo non si limita alla ricerca e alla produzione di conoscenza, ma comporta anche la difesa dei diritti umani e della giustizia sociale. Crediamo fermamente che il progresso scientifico e culturale debba sempre essere al servizio della pace e del benessere dell’umanità. Per questo motivo, rivolgiamo un appello urgente e inequivocabile agli organi di vertice della nostra Università affinché prendano una posizione chiara e pubblica sulla situazione a Gaza. Chiediamo che l’Ateneo si schieri apertamente contro il genocidio e la violazione del diritto internazionale umanitario. Inoltre, chiediamo all’Università di recedere immediatamente e in modo definitivo da tutte le collaborazioni, accordi di ricerca e partnership con aziende e istituzioni direttamente o indirettamente coinvolte nella produzione e fornitura di armamenti e tecnologie militari utilizzati nell’aggressione contro il popolo palestinese. Mantenere tali legami significa, in ultima analisi, rendersi complici di crimini di guerra e atrocità contro l’umanità. L’etica della ricerca e l’integrità accademica non possono coesistere con il supporto, anche indiretto, a una guerra di sterminio. È giunto il momento di dimostrare con azioni concrete che i valori di pace, giustizia e rispetto dei diritti umani non sono solo parole vuote, ma principi fondanti del nostro lavoro e della nostra istituzione». E’ quanto si legge in una nota.

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