Ponte sullo Stretto, dalle associazioni ambientaliste un nuovo reclamo all’Ue
Oggetto del reclamo è il secondo parere della Commissione Via Vas

ROMA Nel giorno in cui Matteo Salvini annuncia l’ok definitivo per mercoledì prossimo al Ponte sullo Stretto, le associazioni ambientaliste presentano un nuovo reclamo all’Unione Europa. «L’impatto ambientale del Ponte sullo Stretto di Messina è certo, documentato e, dopo anni di negazioni, ammesso dagli stessi proponenti l’opera. Per superare questa impasse è stata avviata una procedura speciale che consentirebbe comunque la realizzazione del Ponte secondo condizioni precise fissate dalle norme comunitarie, condizioni che però non sono state rispettate», affermano le associazioni Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF.
Il reclamo
Oggetto del reclamo è il secondo parere della Commissione VIA VAS (n. 72/2025) con cui si è chiusa la cosiddetta procedura di “livello III della VINCA” (Valutazione d’Incidenza): «Se non ci fossero impatti ambientali – spiegano gli ambientalisti – questa procedura non sarebbe mai stata avviata. Questa, infatti, si attiva solo in presenza di impatti ambientali acclarati e non mitigabili che riguardano aree tutelate dalle direttive comunitarie Habitat ed Uccelli, cioè i siti della Rete Natura 2000, che interessano anche lo stretto di Messina, sia il lato siciliano che quello calabrese oltre che il tratto di mare che li separa. La Commissione VIA VAS ha evidenziato gli impatti ambientali che il Ponte produrrebbe e, quindi, per poter procedere all’autorizzazione del progetto nonostante questo incida sui siti Natura 2000, ha prescritto la procedura di autorizzazione in deroga che però prevede tre condizioni ineludibili: l’assenza di alternative rispetto al progetto che produce impatti, la presenza di motivi imperativi di rilevante interesse pubblico che lo giustifichino, e interventi ambientali compensativi che bilancino gli impatti che provoca». Secondo Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF «tali condizioni non sussistono. Inoltre, il modo in cui si e’ tentato di dimostrare la sussistenza di questi requisiti è stato strumentale per eludere il parere che altrimenti si darebbe dovuto chiedere all’Unione Europea. Infatti, il Governo nei motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, oltre a valutazioni economiche sul rapporto costi benefici dell’opera, ampliamente opinabili, ed oltre ad effetto economico atteso dal carattere miracolistico, ha sostenuto che il Ponte avrebbe un interesse strategico anche per motivi di sicurezza militare, sanitaria e di protezione civile e in presenza di tali motivazioni la procedura viene esentata dal parere comunitario». «Le motivazioni militari – si legge in una nota – sono paradossali non fosse perché il Ponte se militarmente strategico sarebbe il primo obiettivo da abbattere, per non dire che pensare oggi a spostamenti rapidi di mezzi e truppe via terra ha dell’anacronistico. Le motivazioni di protezione civile, richiamate sia in caso di calamità sia per gli incendi, non tengono correttamente conto dei mezzi e delle persone dislocate sul territorio, non considerano il collasso del sistema di mobilità che ci sarebbe in caso di terremoto, fingono d’ignorare il sistema di dislocamento dei canadair e la gestione nazionale di questi. Le motivazioni sanitarie addirittura sostengono l’inverosimile tesi per cui il Ponte migliorerebbe l’accesso ai servizi sanitari, si favorirebbe il coordinamento dei centri di cura, si ridurrebbe il sovraccarico ospedaliero, si migliorerebbero i servizi sanitari nel loro complesso, quando i sistemi di sanitari di Messina, Villa San Giovanni e Reggio hanno problemi di mezzi e risorse che nulla c’entrano con l’attraversamento dello Stretto». Le associazioni accusano la Commissione VIA VAS di non essere entrata «nel merito delle questioni» e di aver «sostanzialmente fatto una mera presa d’atto. Non altrettanto potrà fare l’Unione Europea perché ciò significherebbe eludere i principi del trattato dell’Unione Europea e delle direttive ambientali».
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