Regionali Calabria, scongiurare il rischio di un ring sulla giustizia
I dubbi di Mario Oliverio sull’ipotesi Gratteri: «Sarebbe strano ritrovarsi dall’altra parte, come candidato, chi mi ha indagato quando ero presidente»

COSENZA Da un impulso (o almeno in un contesto) giudiziario sono scaturite e in un ring giudiziario possono finire. Le regionali d’autunno in Calabria aprono scenari che per una volta vanno oltre il toto-candidature e intaccano il senso stesso della consultazione popolare: sarà una battaglia sul giustizialismo?
Roberto Occhiuto smentisce che l’accelerazione debba farsi risalire alle sue vicende giudiziarie ma è un fatto che ci troviamo di fronte a qualcosa in più di una suggestione: ora, focalizzare la campagna elettorale sul rapporto tra politica e magistratura sarebbe una delega anzi una cessione non solo contenutistica – ma una vera e propria ingerenza. Non che la Calabria sia l’unico “ring” in cui incrociare i guantoni indossando una toga: i casi Sala a Milano e Ricci a Pesaro – ma risalendo si passa dalla Liguria alla Sicilia per riapprodare in Calabria – dimostrano che il tema c’è eccome, e non da oggi.
Se poi pensiamo che tra i papabili candidati alla presidenza ci sono altri due big a loro volta con traversie giudiziarie pregresse o in atto – il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà per il Pd e l’europarlamentare Mimmo Lucano per AVS – il quadro è presto definito.
In una intervista al Foglio oggi in edicola, Mario Oliverio non usa mezzi termini: «Il Pd pensa di candidare Nicola Gratteri alla presidenza della Calabria? (…) Significherebbe abbandonare ogni idea riformista a proposito di garanzie degli indagati, dello stato di diritto, consegnandosi a una cultura giustizialista». E ancora: «Non so a quale impostazione culturale il Pd (ex partito di Oliverio, ndr) faccia riferimento, ma è evidente che l’impostazione di Gratteri è più vicina alla destra manettara. A me pare che un grande partito non possa sceglierlo (…) con l’obiettivo di capitalizzare, in termini di consenso, gli istinti più populisti dell’elettorato» magari cercando di intercettare i consensi grillini (Orrico, Tridico e la sua protégé Baldino i nomi M5S in lizza).
Infine un passaggio di Oliverio sulla propria «vicenda giudiziaria» che a suo dire «ha determinato un condizionamento politico che ha alterato la vita democratica della nostra regione. Adesso sarebbe strano ritrovarsi chi ha dato vita a quell’inchiesta dall’altra parte, come candidato alla presidenza».
La Calabria è la terra della sanità negata, dello sviluppo (im)possibile e dello spopolamento inesorabile, dove la criminalità organizzata frena la crescita e i servizi andrebbero potenziati a tutti i livelli. Se l’agenda politica e dunque la visione sul prossimo lustro dovessero essere confiscate a favore di dibattiti e scontri sulla giustizia sarebbe un male per i calabresi prima ancora che una diminutio per i nomi in corsa. (e.furia@corrierecal.it)
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