Occhiuto a La7: dall’inchiesta alla crisi, alla corsa per la riconferma
Il governatore dimissionario: «Ho chiesto a Matteo un altro miliardo per l’Alta velocità». E poi benedice la “conversione” di Salvini sul Ponte

ROMA Ospite di “In Onda” su La 7, il governatore dimissionario della Calabria Roberto Occhiuto risponde alle domande dei conduttori che chiedono lumi sui motivi che hanno spinto il governatore a rassegnare le dimissioni. «Una decisione originale che ricorda quella di Silvio Berlusconi», dice Marcello Sorgi.
Si parte da un servizio che ripercorre la vicenda giudiziaria che coinvolge Occhiuto oltre a Posteraro e Ferraro. «Nel caso di specie tutte queste contestazioni menzionate sono frutto di ricostruzioni inesatte che ho avuto la possibilità di discutere e provare davanti ai magistrati che mi hanno interrogato», precisa subito il presidente dimissionario. Che aggiunge: «Sono stato socio di Posteraro dal 2016, e non è uno scappato di casa. Quando decido di andar via dalla società, litighiamo e non troviamo un accordo sul valore delle quote. A quel punto ho scelto un perito che ha valutato la mia quota 250mila euro, ho accettato di prenderne 120mila più la Smart ceduta ad un prezzo simbolico», sostiene Occhiuto che chiosa: «Ho potuto chiarire ogni cosa, sono tranquillo e convinto che la vicenda giudiziaria sarà archiviata».
Dalla vicenda giudiziaria al futuro politico
L’attenzione e la curiosità dello studio si sposta sul piano prettamente politico. «Prima di dimettermi ho convocato i direttori generali della regione e quelli della sanità ed ho detto che non si dovranno fermare». La premessa è necessaria per ribadire una circostanza già ampiamente sottolineata nel corso delle ultime settimane. «In Regione molti non firmavano più nulla, qualcuno mi riteneva un presidente zombie e azzoppato. Mi ricandido per essere votato dai calabresi e avere la possibilità – con un altro mandato – di riorganizzare la macchina amministrativa». Il presidente dimissionario cita un esempio di vertenza risolta grazie al supporto dei dirigenti che oggi avrebbero, invece, manifestato reticenza nel firmare atti e documenti. «Ho risolto la vertenza Abramo in poco tempo ed ho inventato per i lavoratori – che rischiavano di rimanere a casa – un’altra mansione. Ma oggi rischia di saltare per un rimpallo di responsabilità burocratiche». I dirigenti sono stati scelti male? Chiede Luca Telese ad Occhiuto. Che risponde: «Prima dell’inchiesta vedevo tutti ben disponibili, dopo li ho visti seduti». Passando all’immediato futuro e alle prossime elezioni regionali, Telese chiede: chi teme di più Tridico o Lucano? «Li stimo entrambi, siano i calabresi a decidere», chiosa Occhiuto.
Il Ponte sullo Stretto e la conversione di Salvini
L’ultima parte dell’intervista al governatore si concentra su un altro argomento di strettissima attualità: il Ponte sullo Stretto. Dopo il disco verde del Cipess, questa mattina il ministro Matteo Salvini è arrivato in Calabria, e dal Pilone di Santa Trada si è mostrato entusiasta dell’accelerazione: «Siate ottimisti, tutto il mondo ci sta osservando». Proprio Occhiuto però nel 2024 invitava il ministro a valutare bene la fattibilità dell’opera chiedendo di scongiurare una cattedrale nel deserto. Pericolo evidentemente scampato per Occhiuto. «Grazie al Ponte la Regione Calabria ha ricevuto 3 miliardi per la Ss 106 e altri fondi per altre infrastrutture». E in queste ore, «ho chiesto a Salvini ancora un miliardo per l’Alta Velocità».
Dallo studio parte un filmato, di qualche anno fa, con Salvini impegnato a “demolire” il Ponte. «Meglio spendere i soldi per sistemare le scuole», diceva il leader del Carroccio. Cosa è cambiato? «Salvini si è convertito come Paolo di Tarso. Mai mi sarei aspettato che un ministro milanese e leghista facesse il Ponte. Chi si converte alla fine ha la fede più sincera», chiosa il governatore. (redazione@corrierecal.it)
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