‘Ndrangheta, dalle minacce alla resa dei “Moschettieri” ai Marando: ristabilito l’ordine a San Basilio
La cosca calabrese troppo potente da essere impensierita da “Mav” e “Tiz” ai quali non è rimasto altro che “sottomettersi”

ROMA Un vortice di minacce, parole grosse, toni accesi e tentativi – inutili – per far pace. La polveriera San Basilio nella seconda metà del 2020 sta tutta qui, nello scontro tra la potentissima famiglia calabrese dei Marando e gli ormai noti “Moschettieri”, tali Tiz e Maverick, colpevoli secondo la cosca di averli traditi nel momento in cui più avevano bisogno. Tra un «ce voleva buca’ a testa», un «me le pagheranno tutte» e «sparamogli ai due moschettieri stasera», la situazione non degenera mai del tutto e in modo drammatico, anche grazie all’intervento di soggetti di un certo spessore criminale e la pazienza degli stessi Marando, a cominciare dal capo cosca Rosario.
L’occhiataccia della moglie di Mav
E così, dopo la riconsegna dei preziosissimi criptofonini e il mancato accordo per la restituzione di 50mila euro, gli inquirenti riescono a capire l’evoluzione delle vicenda attraverso i contenuti delle chat decriptate. È il 18 novembre del 2020 quando Antonio Marando, utilizzando il telefono criptato del padre, «scriveva al fratello Francesco lamentando il fatto di aver incontrato la compagna di uno dei “Moschettieri”», annota il gip nell’ordinanza. Un face-to-face non particolarmente piacevole. A quanto pare, infatti, la donna lo avrebbe «guardato in malo modo». Della vicenda veniva edotto anche Andrea Fucci. «Amo glie puoi di’ a Mav se glie da un po’ de educazione alla moglie? Sennò glie sparo prima alle femmine e poi a loro». Questo il contenuto – molto eloquente – del messaggio, accompagnato dallo screenshot della conversazione. Ma non è tutto. Marando, infatti, chattando con il socio albanese Sagajeva, prospettandogli la possibilità di bruciare la macchina di Mav.
«A questi glie dovemo spara’»
Tensione altissima con i “Moschettieri”, dunque. Anche perché – secondo quanto emerso dall’inchiesta – anche Tiz si sarebbe reso protagonista di un ulteriore sgarro. Antonio Marando al fratello Francesco racconta di «avere subito un tentativo di investimento con la macchina da parte di Tiziano». Francesco scrive dunque all’albanese Sagajeva «raccontandogli anche della notizia a lui giunta circa la vendita, vicino a casa sua, da parte di un gruppo che sembra riconducibile a Mav di cocaina al prezzo di 50 euro al grammo», prezzo estremamente concorrenziale. Due circostanze che, messe insieme, fanno “esplodere” Francesco Marando. «A questi glie dovemo spara’».
«Amo c’era Tiziano tremava tutto»
Da quanto emerso dall’inchiesta della Dda della Capitale, il confronto tra i Marando e i “Moschettieri” non avrebbe però avuto storia. Dalle chat, infatti, gli inquirenti avrebbero intuito la “sottomissione” dei due Tiz e Mav, in particolare quando uno dei fratelli Marando – insospettito per una possibile apertura di una piazza di spaccio in proprio dei rivali – mette in allerte la famiglia. E così, quando Sagajeva organizza un incontro, ne esce fuori che Tiziano e i presenti si erano visibilmente spaventati. E lo racconta in chat a Francesco Marando. «Si so gagati (…) amo c’era Tiziano tremava tutto (…) io con la mano dentro la borsa…», alludendo al fatto di essersi presentato all’incontro armato. O comunque era quello che aveva fatto intendere ai “Moschettieri”. «Tiz cacato come un matto 😂😂». (g.curcio@corrierecal.it)
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