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Cure a misura di bambino, dall’Asp di Crotone un percorso innovativo per la sedazione pediatrica

Il commissario Calamai: «Un’iniziativa che dimostra come la sanità possa coniugare innovazione e attenzione alla persona»

Pubblicato il: 21/08/2025 – 11:54
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Cure a misura di bambino, dall’Asp di Crotone un percorso innovativo per la sedazione pediatrica

CROTONE Un’iniziativa innovativa che segna un passo avanti nella qualità delle cure pediatriche: l’Azienda sanitaria provinciale di Crotone ha adottato un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA), cioè un protocollo clinico condiviso tra più reparti, dedicato all’analgo-sedazione procedurale, una tecnica che consente di ridurre dolore, ansia e stress nei bambini che devono sottoporsi a esami o piccoli interventi, inclusi i pazienti affetti da disturbi dello spettro autistico.

Il percorso

Si tratta del primo PDTA di questo tipo in Calabria, nato dalla collaborazione tra l’Unità Operativa Complessa di Pediatria e quella di Anestesia e Rianimazione, insieme ad altri servizi ospedalieri. Il percorso è stato promosso e sviluppato grazie all’impegno congiunto della dott.ssa Stefania Zampogna, direttrice dell’UOC di Pediatria, e del dott. Tommaso Sorrentino, dirigente medico dell’UOC di Anestesia e Rianimazione. Con questo PDTA, l’ASP di Crotone si pone come apripista a livello regionale, con l’obiettivo di costruire una rete di buone pratiche cliniche replicabili in altre realtà sanitarie calabresi, contribuendo a garantire equità, sicurezza e umanizzazione delle cure in tutto il territorio.
«Con l’introduzione di questo percorso – dichiara il Commissario Straordinario Monica Calamai – l’ASP di Crotone compie un passo importante verso un modello di cura sempre più attento alla dignità ed ai bisogni dei piccoli pazienti e delle loro famiglie. La Direzione strategica ha adottato questo protocollo con la volontà di consolidare un approccio multidisciplinare che favorisca la qualità delle cure e la sicurezza delle procedure».
L’iniziativa si pone l’obiettivo di evitare il ricorso alla contenzione fisica, offrendo invece un ambiente sicuro e controllato in cui ogni procedura venga affrontata con la massima attenzione al benessere del bambino e alla serenità della famiglia.
«Si tratta di uno strumento concreto per i professionisti sanitari – sottolinea il direttore dell’UOC di Pediatria Stefania Zampogna – perché consente di lavorare in piena integrazione con le altre unità operative, riducendo al minimo procedure invasive e situazioni di stress per i piccoli pazienti. È un vero e proprio cambio culturale, che favorisce la collaborazione tra competenze diverse e garantisce un’assistenza più sicura, appropriata ed efficace».

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