‘Ndrangheta: cocaina tra container, sommergibili artigianali e rotte miste. Gioia Tauro e Livorno sotto assedio
Nel 2024 oltre 115 episodi criminali negli scali italiani. Dal Sud America all’Europa: il Mediterraneo crocevia dei traffici dei clan

GIOIA TAURO Droga trasportata via mare, all’occorrenza con rotte integrate da percorsi via terra. Meno utilizzata la rotta aerea. La cocaina – il tipo di stupefacente che ricorre maggiormente negli episodi criminali in ambito portuale – è prevalentemente occultata in container con vari metodi. Tra quelli utilizzati, dal Sud America, c’è addirittura il metodo di sommergibili o semisommergibili “artigianali”. E’ quanto emerge dall’ultima relazione 2024 della DCSA (Direzione Centrale Servizi Antidroga) che presenta una fotografia dettagliata sui traffici internazionali di droga, e in particolare di cocaina, mettendo in evidenza i sequestri, le principali operazioni delle Forze dell’ordine, le rotte e gli interessi dei clan in Europa, Sud America e Africa. Un’analisi contenuta nel nuovo rapporto “Diario di Bordo”, la seconda edizione del report di Libera che fa luce sui fenomeni criminali in ambito portuale e basato su fonti ufficiali come DIA, Guardia di Finanza e Commissione Antimafia.

Il traffico di droga: la cocaina il business principale
Il report fotografa un fenomeno in crescita con 115 episodi criminali solo nel 2024 (+4,5%), 109 clan attivi in 69 porti italiani, traffici principali che riguardano droga, contraffazione, rifiuti, corruzione e riciclaggio. In particolare, nel corso del 2024 sono stati registrati 115 casi di criminalità all’interno dei porti italiani (+4,5% rispetto al 2023), con il coinvolgimento di 30 porti (erano 28 nel 2023). Maglia nera per casi di criminalità spetta al porto di Livorno con 16 casi di criminalità.
Nel caso del traffico di stupefacenti le movimentazioni riguardano tutti gli affacci costieri italiani: isole, Mar Ligure e Tirreno, Mar Adriatico. Marijuana, hashish, eroina e cocaina, le sostanze più trafficate, ma dalle indagini risulta sempre più come la cocaina sembra essere il tipo di stupefacente che ricorre maggiormente negli episodi criminali in ambito portuale, seguita dall’hashish e dalla marijuana, mentre – si legge nel report – in altri limitati casi il trasporto riguarda più di una sostanza per volta.
Il porto di Gioia Tauro
In relazione al porto calabrese di Gioia Tauro, dalla relazione emerge che sono otto gli episodi criminali registrati nel 2024. In due casi, lo scalo calabrese è stato utilizzato come scalo di transito: uno per traffico di armi provenienti dalla Cina e diretti in Libia, l’altro per traffico di merce contraffatta (fuochi pirotecnici) anch’essa proveniente dalla Cina e destinata alla Libia. Tre episodi hanno riguardato il traffico di stupefacenti (cocaina), mentre un caso di illecito finanziario ha coinvolto 85 autoveicoli “minicar” importati dalla Cina e fraudolentemente dichiarati come “scooter elettrici per invalidi” per usufruire delle agevolazioni su IVA e dazi doganali previste dalla legge.

La fotografia della Dcsa: dal Sudamerica all’Europa tra container e sommergibili
E con riferimento ai dati contenuti nell’ultima relazione 2024 della DCSA (Direzione Centrale Servizi Antidroga), viene messo in evidenza che «la cocaina trafficata dai Paesi del Sud America è destinata, principalmente, ai mercati del Nord America e dell’Europa».
Le rotte sono principalmente marittime, «all’occorrenza integrate da percorsi via terra: la cocaina è prevalentemente occultata in container, con vari metodi. Meno utilizzata, in termini di quantitativi trasportati, è la rotta aerea, con l’occultamento in corpore o fra i bagagli». Se la destinazione è il Nord America, «la cocaina viene trasferita dai porti sudamericani dell’Oceano Pacifico – e con sempre maggiore frequenza da quelli dell’Ecuador – direttamente oppure raggiungendo il Messico anche con il singolare metodo di sommergibili o semisommergibili “artigianali”, per poi proseguire via terra. Se è destinata all’Europa, la cocaina giunge via mare dai porti sudamericani: – nei grandi porti nord-europei (Belgio e Olanda) oppure, attraverso lo stretto di Gibilterra, nei porti del Mediterraneo (come Gioia Tauro), proseguendo negli ultimi anni anche per le coste dell’area balcanica, per poi essere trasferita via terra verso il Centro-Nord Europa; – sulle coste dell’Africa Occidentale per poi ripartire, sempre via mare, verso i porti europei oppure proseguire via terra lungo la “rotta del Sahel” sino ai porti dell’Africa Settentrionale, da cui salpare per gli scali marittimi europei». (m.ripolo@corrierecal.it)
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