Quel genio indicato come il male assoluto
Recentemente Martinafranca ha ricordato Aldo Semerari, il più grande psicopatologo e criminologo forense italiano

Recentemente Martinafranca ha ricordato Aldo Semerari, il più grande psicopatologo e criminologo forense italiano.
Ucciso il 1982, Semerari è indicato come il male assoluto per le sue idee politiche. Che lette a posteriori sicuramente sono distanti da ognuno di noi
Eppure, mori da incensurato nonostante sia stato tirato in ballo per vicende e ombre della storia repubblicana dal quale era estraneo.
Semerari ha rivoluzionato la psicopatologia forense dandole un metodo.
Ha tradotto Jaspers, ha lavorato con Callieri, ha acquisito una autorevolezza straordinaria e unica con una disciplina copiata in tutto il mondo.
Era certamente estraneo a Bologna, come fu acclarato successivamente, ma finì nel tritacarne giudiziario che, sulla stregua della emotività, non seppe fare distinzioni tra responsabilità oggettive e simpatie discutibili.
La sua stessa morte, rimasta sostanzialmente impunita, riguarda la sua funzione di perito.
Certamente la sua autorevolezza gli consentiva di tirare fuori dal carcere gente che meritava di starci ma lo faceva da una posizione di parte e non terza.
La narrazione del professore “nero” ha nascosto i suoi meriti scientifici enormi.
Ma non conoscendo ovviamente le sue idee è difficile non esprimere sdegno per una simbiosi culturale sbagliata: se anche fosse stato nazista ( cosa ovviamente riprovevole) il giudizio è etico non giudiziario.
Mentre si dimenticano le sue pubblicazioni scientifiche, i suoi testi universitari, la brillante descrizione di una psicopatologia che ancora oggi è una chimera nell’apprendimento per tanti contemporanei.
Aldo Semerari è stato indubbiamente il più grande tra gli psicopatologi italiani. Ancora oggi è ampiamente citato nella pubblicistica. Come tale andrebbe riscoperto e ricordato distaccandosi dalle sue idee. Che non erano certo le nostre ma, come tali, vanno inquadrate in una liberalità sconosciuta. Chiunque ami la democrazia non può nel contempo buttare il pensiero di Gentile o di Celine. Separare il giudizio sarebbe un modo per non disperdere una conoscenza preziosa. Le assoluzioni etiche non spettano a nessuno se non a Dio per chi ci crede. Il valore di una produzione scientifica invece è intangibile. E servirebbe fare questo salto in avanti non rimanendo intrappolati in posizioni arcaiche.

