USIM incontra i colleghi della Guardia Costiera aggrediti in Calabria
L’unione sindacale della Marina: «La tutela di chi indossa una divisa non può più essere rimandata»

Questa mattina i rappresentanti dell’Esecutivo Nazionale USIM, Paolo Fedele e Luca De Lio, si sono recati in Calabria per far visita ai colleghi Conforti e Grande, vittime del triste e inaudito atto di violenza subito durante un ordinario controllo ad un acquascooter. Un’aggressione vile e senza giustificazione, che ha causato gravi lesioni e il ricovero ospedaliero dei nostri colleghi. Fin da subito USIM ha preso una posizione netta: «condannare con forza questo gesto malavitoso e allo stesso tempo aprire una riflessione profonda sulla necessità di intervenire a livello legislativo. Oggi più che mai è urgente riconoscere pienamente il ruolo degli uomini e delle donne della Guardia Costiera nell’ambito delle funzioni di polizia giudiziaria, ruolo che ad oggi resta solo parziale e insufficiente a garantire la piena tutela».
La presenza in Calabria del Comandante Generale, Amm. Nicola Carlone, del Vice Comandante Generale, Amm. Liardo, e del Direttore Marittimo della Calabria, Amm. Sciarrone, lancia un messaggio forte e inequivocabile: la Guardia Costiera è una famiglia unita che non lascia soli i propri uomini. In questo momento «è fondamentale mantenere alta l’attenzione sul benessere personale e familiare dei colleghi Conforti e Grande. Quanto accaduto non deve solo essere condannato, ma deve tradursi in un impegno concreto perché i colleghi possano trovare nel loro futuro professionale una gratificazione capace di ricostruire ciò che è stato profondamente ferito, con un impiego premiale e secondo le aspettative degli stessi. USIM ringrazia le Forze dell’Ordine, la Prefettura e la Procura della Repubblica di Vibo Valentia per il lavoro svolto con prontezza nell’assicurare alla giustizia gli autori della vile aggressione».
«USIM resterà al fianco delle istituzioni e vicino ai colleghi Conforti e Grande, perché da un atto tanto vile possa nascere la profonda convinzione che la tutela di chi indossa una divisa non può più essere rimandata».
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