Poveri ma belli
Dal 1949 al 1957 si svolse Il Giro automobilistico della Calabrie. Il 12 maggio 1957 si interruppero in tutta Italia le gare automobilistiche di velocità su strada a causa dall’incidente della Ferrar…

Dal 1949 al 1957 si svolse Il Giro automobilistico della Calabrie.
Il 12 maggio 1957 si interruppero in tutta Italia le gare automobilistiche di velocità su strada a causa dall’incidente della Ferrari del pilota portoghese Alfonso de Portago, che morì insieme al suo copilota (Edmund Nelson) e a nove spettatori, di cui cinque bambini.
Quel tragico evento portò a significative restrizioni sulle gare motoristiche di velocità in Italia e alla cancellazione della Mille Miglia come gara su strada. Anche la nona edizione de Il Giro della Calabrie fu annullata.
Il Giro automobilistico della Calabrie era la terza gara più importante d’Italia dopo la Mille Miglia (Brescia-Roma-Brescia) e la Targa Florio (circuito delle Madonie). Il Giro delle Calabrie era un percorso lunghissimo che si snodava lungo le statali 106 jonica, 18 tirrenica e 19 appenninica, un lungo tracciato a forma di 8 che toccava tre volte Catanzaro, alla partenza, nel passaggio intermedio dopo aver toccato le province di Reggio Calabria e di Cosenza, e all’arrivo. Percorso complicato. L’altitudine andava dai 5 metri sul livello del mare di Locri ai 1.620 metri di Montescuro.
Il tracciato, dove si correva dall’alba al tramonto in una calda domenica d’agosto era di circa 770 chilometri. Per questo era una gara importante, faticosa e ambita. Per un giorno, la Calabria si fermava, dalle più sperdute contrade la gente scendeva per ammirare i bolidi rossi e argentati ma anche le berline che, nella categoria turismo, si trasformavano in auto da corsa togliendo i copponi delle ruote, sostituendo volante e sedile, incerottando i vetri dei fari.


La partenza era nel centro storico di Catanzaro, puntando subito per Tiriolo si arrivava a Nicastro dove c’era il primo controllo e timbro. Si ritornava sulla 19 transitando da Soveria Mannelli in un turbinio di curve sino a giungere a Cosenza dove c’era il secondo controllo e timbro. Dal capoluogo bruzio un salto nella Sila grande raggiungendo il passo di Montescuro e la vicina Camigliatello dove c’era il primo rifornimento. Si costeggiavano i laghi, scendendo da San Giovanni in Fiore per la strada della bonifica si penetrava nel Marchesato, e dal ponte sul fiume Neto si arrivava a Crotone dove c’era il terzo controllo e timbro.
Dalla città pitagorica si scendeva sulla 106 attraversando Cutro, e da lì si ritornava a Catanzaro dove c’era il secondo rifornimento e il quarto controllo e timbro. Dal capoluogo si puntava prima sul bivio Pedadace (600 metri l.m.) e poi sul bivio Mastrelia (80 metri l.m.) per raggiungere la statale 18 che portava a Vibo Valentia dove c’era il quinto controllo e timbro. Da lì a Nicotera e quindi Reggio Calabria dove c’era il terzo rifornimento e il sesto controllo e timbro. La carovana risaliva lo Stivale dalla Jonica e, superando Capo Spartivento, a Locri dove c’era il quarto e ultimo rifornimento. Nell’ultimo tratto, dalla Locride a Soverato e, quindi, al traguardo di Catanzaro.
Per numerare le auto c’era un criterio ben preciso. Il numero assegnato a ciascuna vettura corrispondeva all’orario di partenza. Per cui l’auto 613 era tale perché partiva alle 6,13.
Il record del Giro l’ottenne Giulio Cabianca nell’ottava e ultima edizione (29 luglio 1956) con il tempo di 6 ore, 56 minuti e 52 secondi alla media di 101,470 km/h.
Cabianca corse con una Osca 1500 c.c.; e lo stesso Cabianca poi morì il 15 giugno 1961 mentre testava una Cooper-Ferrari sul Circuito di Modena. Il pilota veronese era fidanzato con Ada Pace, che guidava con lo pseudonimo di “Sayonara”; era una delle tre donne che parteciparono al Giro della Calabrie. Le altre due erano Annamaria Peduzzi e Maria Teresa De Filippis.
Una bella storia d’amore e d’avventura dei belli ma poveri.
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