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‘Ndrangheta in Riviera, la «galassia Patamia» tra società indebitate e flussi di denaro «sospetti»

La condanna per Francesco Patamia, originario di Gioia Tauro e fondatore del partito Europei-Liberali, ritenuto al vertice di un sistema consolidato

Pubblicato il: 01/09/2025 – 7:03
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‘Ndrangheta in Riviera, la «galassia Patamia» tra società indebitate e flussi di denaro «sospetti»

RAVENNA «Un’amplissima e intricata rete di società» che sarebbero state «ideate, costituite, acquistate, modificate, gestite» per poi essere «depauperate, cedute e comunque lasciate fallire». Così i giudici descrivono la cosiddetta «galassia Patamia», al cui vertice viene posto dagli inquirenti Francesco Patamia, originario di Gioia Tauro e ritenuto «ideatore e promotore» del sistema al centro del processo Radici. La sentenza di primo grado, emessa a gennaio dal tribunale di Ravenna, ha visto condanne per 98 anni nei confronti di 21 imputati accusati a vario titolo di associazione a delinquere, bancarotta, autoriciclaggio, intestazione fittizia e estorsione. Tra di loro lo stesso Patamia, condannato a una pena di 11 anni e 2 mesi di carcere. Insieme a lui, ritenuto sempre «ideatore e promotore» il padre Rocco, per il quale i giudici hanno sentenziato una pena di 10 anni e 6 mesi. Francesco Patamia ha un passato anche in politica, con una candidatura alla Camera dei Deputati tra le fila di Noi Moderati.

Gli interessi nell’industria alberghiera e dolciaria

Gli inquirenti hanno ricostruito le attività illecite con le mire nel settore industriale alberghiero e dolciario, con aziende create o acquistate al fine di riciclare soldi di provenienza illecita, anche tramite minacce ed estorsioni. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, depositate qualche giorno fa dai giudici, si legge come i Patamia secondo l’accusa «sono risultati essere vicini alla ‘ndrina dei Piromalli». In particolare, Francesco, alla guida di diverse società, avrebbe dimostrato «ampia capacità di mantenere contatti con le persone più disparate», ma – scrivono i giudici «nessuna reale professionalità e capacità imprenditoriale».

I flussi di denaro sospetti e la carriera politica

La «galassia Patamia» avrebbe usufruito di fondi di provenienza «opaca» e un modus operandi ben consolidato: aziende con una «vita media di breve durata, grandi flussi di denaro in mero transito, impiego di ragioni sociali similari per creare confusione». All’origine dei fondi ci sarebbe stato Giuseppe Caglio (condannato a 3 anni) e «benefattore» dei Patamia senza però preoccuparsi di come i soldi venissero usati, ma anche «denaro di diversa illecita provenienza». La rete di società creata dai Patamia, accomunate da «indici di anomalia», avrebbe dunque avuto un modus operandi «estraneo ad ogni sana logica imprenditoriale», che alimenterebbe il sospetto – secondo i giudici – che sia stato creato un mix tra i fondi di Caglio e altri di provenienza illecita, proprio per creare una confusione finanziaria «necessaria alle manovre di riciclaggio». Tuttavia – specificano i giudici – non è riconosciuta l’aggravante mafiosa perché quella dell’accusa resta un resta un «mero – per quanto plausibile – sospetto» dal momento che non ci sono prove «che il denaro provenisse, anche solo indirettamente, dal clan Piromalli
o dal clan Mancuso». Nelle motivazioni i giudici si concentrano poi sulla carriera politica di Patamia, fondatore di Europei-Liberali, per cui lo stesso avrebbe deciso di «sbarazzarsi» delle sue società indebitate anche per «sfuggire dalle responsabilità penali che altrimenti gli avrebbero facilmente precluso le ambizioni elettorali». (ma.ru.)

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