Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 7:24
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 5 minuti
Cambia colore:
 

IL REPORT

‘Ndrangheta e narcos balcanici: in Africa si ridisegna la geografia del traffico di cocaina

Dalle rotte latinoamericane al Golfo di Guinea, i clan dei Balcani si radicano tra Senegal e Gambia. Un’espansione favorita dal momentaneo arretramento della ’ndrangheta

Pubblicato il: 03/09/2025 – 7:00
di Giorgio Curcio
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
‘Ndrangheta e narcos balcanici: in Africa si ridisegna la geografia del traffico di cocaina

LAMEZIA TERME I gruppi criminali dei Balcani occidentali, che comprendono reti di lingua albanese e slava, sono diventati attori dominanti nel commercio globale di cocaina. Mentre la loro influenza in Europa e America Latina è stata ben documentata, il loro ruolo crescente in Africa occidentale è passato in gran parte inosservato. È quanto emerge dal report dell’Osservatorio sulle economie illecite nell’Europa sudorientale del Gi-Toc. Si tratta di un report che esamina il ruolo dell’Africa occidentale nelle operazioni di traffico di cocaina condotte da gruppi criminali organizzati provenienti da Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia, prendendo in considerazione anche il coinvolgimento di gruppi provenienti dalla Croazia e dalla Slovenia, data la loro stretta collaborazione con gruppi di lingua slava, tracciando l’evoluzione e i fattori trainanti dell’espansione dei gruppi dei Balcani occidentali nell’Africa occidentale, il loro radicamento nell’ecosistema criminale della regione e le alleanze criminali che lo hanno sostenuto.

Senegal, Gambia, ‘ndrangheta e Pcc

In questo particolare scenario, dunque, i gruppi di lingua albanese, che hanno una forte presenza in Spagna e Brasile, hanno operato attraverso paesi come Senegal e Gambia, collaborando talvolta con le cosche calabresi della ‘ndrangheta e il PCC brasiliano. Ma non è tutto: secondo le ultime analisi, infatti, i gruppi dei Balcani occidentali «potrebbero rafforzare ulteriormente la loro presenza nell’Africa occidentale, riducendo gradualmente la loro dipendenza dalle alleanze con la ‘ndrangheta, il PCC e altri gruppi dei Balcani occidentali, investendo direttamente in infrastrutture e meccanismi di protezione», si legge nel rapporto. Come in America Latina, la loro crescente presenza potrebbe essere accompagnata da un aumento della corruzione, da potenziali episodi di violenza e da una frammentazione in cellule più autonome.

‘Ndrangheta «indebolita» dai colpi alla criminalità

Il 2019 ha segnato una significativa espansione dei gruppi dei Balcani occidentali nell’Africa occidentale, insieme a un notevole aumento delle dimensioni complessive del mercato della cocaina nella regione, sfruttando l’indebolimento delle cosche di ‘ndrangheta calabresi duramente colpite a cavallo del 2020 da operazioni di polizia significative, «creando spazio alle reti dei Balcani occidentali per conquistare una maggiore quota di mercato sulle rotte verso l’Europa». Secondo il report, poi, all’inizio degli anni 2010, i gruppi dei Balcani occidentali avevano ampliato le loro operazioni nei paesi dell’America Latina, tra cui il Brasile, e rafforzato le alleanze locali.

Il gruppo di Darko Šarić

I gruppi di lingua slava, come quello montenegrino di Darko Šarić, erano particolarmente attivi nelle esportazioni dal Brasile, sia su rotte containerizzate che non containerizzate. Una delle prime reti collegate a Šarić che utilizzava l’Africa occidentale come punto di transito tra il Brasile e l’Europa era guidata da Milan Rataj, un agente sloveno inizialmente affiliato al gruppo Šarić e successivamente al clan Kotor. A partire dal 2014 circa, Rataj avrebbe coordinato la logistica per il traffico di cocaina dal nord del Brasile su imbarcazioni da diporto via Capo Verde, sua base permanente. Fino al suo arresto nel 2017, Rataj ha lavorato in collaborazione con un cittadino brasiliano che da tempo esportava cocaina dal Paraguay direttamente in Europa via mare e che faceva parte di una rete criminale che comprendeva cittadini spagnoli e marocchini e società commerciali costituite nei Paesi Bassi, Belgio, Brasile e Spagna utilizzate per trasferire fondi. La rete utilizzava aerei privati ed elicotteri per trasportare la cocaina dal Paraguay al Brasile, prima di trasportarla via mare. Rataj sembra aver guidato l’innovazione nella rete, utilizzando barche a vela per trafficare centinaia di chilogrammi di cocaina alla volta, prima a Capo Verde e poi in Europa. Rataj è stato condannato a sei anni in un carcere brasiliano per aver tentato di contrabbandare 51 chilogrammi di cocaina nel dicembre 2017.

Il “caso” Gambia e i legami con la ‘ndrangheta

Tra i casi più emblematici analizzati dal report c’è, poi, il Gambia. Qui, infatti, le spedizioni di cocaina sarebbero avvenute attraverso i classici container, provenienti anche dall’Ecuador, nonché trasbordate su pescherecci da imbarcazioni più grandi, anche dal Brasile.
Quest’ultimo metodo era collegato a un gruppo albanese. Secondo quanto emerso, infatti, la cocaina viaggiava sui pescherecci provenienti dal Brasile, poi venivano trasbordati su pescherecci battenti bandiera gambiana. Con sede in Spagna e una vasta presenza in Brasile, la rete aveva anche collegamenti con la ‘ndrangheta e cittadini gambiani. Il suo modus operandi è stato dimostrato nel 2023 con il sequestro di 805 chilogrammi di cocaina sulla Mamsini Sonko Faye, una nave battente bandiera gambiana intercettata mentre era in rotta verso il porto di Banjul. Tra le persone arrestate sulla nave c’era un cittadino italiano, presumibilmente legato alla ‘ndrangheta, che lavorava con due cittadini italiani residenti a Banjul. Il proprietario gambiano della nave, che possiede beni sia in Senegal che in Gambia ed è sposato con una cittadina senegalese, come emerso sarebbe coinvolto in una rete criminale con base in Spagna.  

Dal Brasile al Golfo di Guinea

Questa rete di narcotraffico – sempre secondo il report – possiede una notevole infrastruttura marittima in Brasile, dalla quale noleggia navi che trasportano grandi quantità di cocaina da trasferire in luoghi specifici all’interno del Golfo di Guinea e avrebbe anche collaborato con un gruppo criminale albanese con sede in Spagna. Secondo l’analisi, ciò suggerisce che i gruppi di lingua albanese potrebbero aver sfruttato le alleanze con la ‘ndrangheta – da molto tempo attiva e presente in molti paesi dell’Africa occidentale – per stabilire un punto d’appoggio nella regione, potenzialmente come passo verso un’operatività più indipendente. (g.curcio@corrierecal.it)

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato  

Argomenti
Categorie collegate

x

x