Reddito di cittadinanza in Calabria, i dubbi e le posizioni degli esperti
I sussidi su scala locale pensati e attuati da centrodestra e centrosinistra

LAMEZIA TERME Nella campagna elettorale per le regionali in Calabria guadagna spazio il confronto sul reddito di cittadinanza regionale. Il pendolo oscilla tra una promessa elettorale che anticipa un punto cruciale di uno specifico programma politico e i dubbi sollevati in merito alla possibile e concreta realizzazione dello stesso. L’idea (ri)lanciata da Pasquale Tridico, candidato del centrosinistra unito alle prossime regionali in Calabria, sollecita reazioni e analisi di esperti. L’avversario dell’ex presidente Inps, Roberto Occhiuto ha “smontato” la proposta giudicandola irrealizzabile.
I sussidi locali
I sussidi su scala locale e regionale sono stati pensati e attuati da centrodestra e centrosinistra. Come sottolinea il Post, il sostegno che sfrutta i fondi europei – come quello ipotizzato da Tridico – è simile a quello proposto in Sicilia da Renato Schifani.
Il M5S calabrese pare deciso, in realtà, ad ispirarsi al reddito di dignità della Puglia che prevede «500 euro erogate per non più di 12 mesi a chi risiede da almeno un anno in regione, con un Isee non superiore a 9.360 euro (o non superiore a 20mila per le famiglie con 3 figli) e che sia disponibile a svolgere almeno 62 ore di lavoro mensile», si legge sul Post. Ma con quali effetti? «In meno di 4 anni (tra l’estate del 2019 e il marzo del 2023) le famiglie che avevano ricevuto il reddito di cittadinanza erano state 106.737, per un totale di oltre 245mila persone raggiunte».
Secondo Maurizio Del Conte, professore ordinario di Diritto del lavoro all’Università Bocconi di Milano ed ex presidente dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, «nel complesso, quella che è venuta quasi del tutto meno è la componente di sostegno alla ricerca del lavoro, quella appunto delle politiche attive».
La posizione di Massagli
L’edizione odierna del Quotidiano Nazionale ha raccolto il commento di Emmanuele Massagli, docente alla Lumsa, consigliere del Cnel e Presidente della Fondazione Tarantelli. «Il reddito di cittadinanza come conosciuto negli anni scorsi quale misura assistenzialistica di contrasto alla povertà non è replicabile su scala regionale con l’uso dei Fondi europei». La posizione è netta. «Le Regioni, per di più, non hanno in bilancio abbastanza risorse per coprire una politica di questo genere». Per Massagli, «diverso è il caso di un reddito di dignità costruito sulla falsariga dell’omonima misura pugliese, citata più volte da Pasquale Tridico durante la campagna elettorale: si tratta di una misura a tempo finalizzata all’inclusione, e all’accompagnamento al lavoro e perciò connessa allo svolgimento di tirocini, percorsi di alfabetizzazione, piani di formazione professionalizzante».
Il candidato del centrosinistra in Calabria, ha parlato del reddito come misura destinata alI’autoimprenditorialità. «Nella stessa Calabria sono già ottenibili sostentamenti per la creazione di impresa, erogati dalla Regione e finanziati proprio da fondi europei» sostiene Massagli che si mostra restio a suggerire proposte ai candidati alle regionali in Calabria, ma non risparmia una frecciata al centrosinistra in riferimento alla candidatura di Donatella Di Cesare. «Come presidente della Fondazione che porta il nome di Ezio Tarantelli, sarebbe un grave torto alla sua memoria e a quella delle altre vittime degli anni di piombo candidare chi, pur insegnando nella stessa università del professor Tarantelli, ha pubblicamente commemorato la terrorista Barbara Balzerani, una delle responsabili (mai pentita) della cellula romana delle Brigate Rosse proprio negli anni del barbaro assassinio del riformista vicino alla Cisl». (f.b.)
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