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Vibo, si insedia il nuovo comandante Parillo: «La ‘ndrangheta prospera nella malacultura» – VIDEO

Succede al colonnello Luca Toti alla guida del comando provinciale dei Carabinieri. Dalla criminalità organizzata al turismo e all’ambiente: «Difenderemo la cittadinanza e l’economia sana»

Pubblicato il: 16/09/2025 – 14:26
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Vibo, si insedia il nuovo comandante Parillo: «La ‘ndrangheta prospera nella malacultura» – VIDEO

VIBO VALENTIA Si è ufficialmente insediato il colonnello Antonio Parillo, nuovo comandante provinciale dei Carabinieri di Vibo Valentia. Di origine campana, succede al colonnello Luca Toti dopo il trasferimento di luglio per aver assunto un nuovo e prestigioso incarico nell’ufficio gabinetto del Ministero della Difesa. Inizia, dunque, una nuova fase per i militari dell’arma vibonese, con la presentazione alla stampa anche del neocomandante della Compagnia di Vibo, il capitano Manuel Grasso. Ad affiancare i due nuovi ufficiali anche il tenente colonnello Simone Puglisi, che ha guidato il comando provinciale durante il periodo estivo.

Il ritorno in Calabria dopo l’esperienza a Reggio

Si tratta per entrambi di un ritorno in Calabria: Parillo è stato dal 2011 al 2015 comandante della 1° Sezione anticrimine a Reggio Calabria, contribuendo a diverse operazioni contro la ‘ndrangheta, tra cui Mammasantissima, mentre Grasso è stato comandante del Nucleo operativo e Radiomobile della Compagnia di Taurianova. «Entrambi – ha detto il colonnello Parillo – abbiamo accolto con grande favore la scelta del Comando generale di trasferirci a Vibo. Per me è una destinazione che ha un senso ed è fedele a quello che è stato il mio percorso». Il nuovo comandante provinciale ha ringraziato, in primis, il suo predecessore, il colonnello Luca Toti «per le lusinghiere parole che ha voluto esprimere nei miei confronti e la fiducia che mi è stata accordata». Ha lasciato – ha sottolineato Parillo – «un’importante eredità, frutto di prestigiosi risultati conseguiti e che rappresenterà un punto di partenza per le nostre attività».

‘Ndrangheta e poteri forti

Il colonnello ha già incontrato nei giorni scorsi le principali autorità del posto, tra cui il questore Rodolfo Ruperti e il prefetto Anna Aurora Colosimo. Tanti gli aspetti da fronteggiare, ma il focus resta ancora la ‘ndrangheta, ormai mutata nel tempo fino a infiltrare la società. «Oggi ‘ndrangheta e poteri forti vanno insieme, esiste tra di loro un rapporto di amorosi sensi. Si corrispondono e l’uno naturalmente serve all’altro. Ciascuno di loro prosegue il fine ultimo della crescita e non vedo come la ‘ndrangheta possa crescere se decide di rimanere isolata. La gran colpa – continua Parillo – in questo ce l’hanno i cosiddetti poteri forti, che prima di esserlo erano poteri puliti e legittimi, ma che poi hanno deciso di sporcarsi per le esigenze di crescita sleale». La sfida, dunque, è proprio di recidere questi rapporti, come il colonnello ha capito nell’ambito della sua esperienza reggina: «Il fenomeno della massoneria deviata corrisponde all’esigenza della ‘ndrangheta di infiltrarsi nella società civile. E lo ha fatto infiltrando i salotti che rappresentano la sintesi di tutte le professionalità alle quali attingere, quindi probabilmente infiltrandosi nelle logge massoniche. La ‘ndrangheta non può campare di estorsioni, per questo se vuole prosperare deve guardare ad altro». In questo contesto si creano quei rapporti con il mondo dell’imprenditoria, in particolare con «imprenditori che prima erano infiltrati mentre oggi sono esattamente espressioni o il volto pulito della ‘ndrangheta».

Su turismo e reati ambientali

Non solo ‘ndrangheta, il colonnello ha sottolineato il ruolo della «subcultura mafiosa» e arrogante che sfocia in episodi di criminalità. Come possono essere i reati di tipo ambientale e nell’ambito del turismo: «La vocazione turistica è ciò che caratterizza questo territorio. L’ho capito io che sono arrivato ora, ma lo hanno certamente capito le presenze ‘ndranghetiste che sono nate qui. Dobbiamo noi comprendere adesso quanto hanno fatto da soli o quanto invece hanno fatto con la complicità di chi ha tradito il proprio mandato istituzionale». Proprio in ambito ambientale, il colonnello afferma di aver già assistito, da semplice “turista” lungo le coste vibonesi, a come il mare «tende a sporcarsi. Dovremo naturalmente stabilirne le cause, ma già altri prima di me hanno focalizzato il problema. Il mio compito ora è inserirmi in un progetto già in atto e portato avanti dal mio predecessore, ma soprattutto dagli attori istituzionali che sono al vertice delle relative cabine di regia che si sono costituite». Tra i primi obiettivi proprio quello di «mappare quest’area e comprendere quali sono i livelli di interesse, perché ci sono gli imprenditori ‘ndranghetisti e gli ‘ndranghetisti imprenditori. La giurisprudenza li consente di distinguere, ma il nostro compito è trattarli allo stesso modo e difendere l’economia sana». Il carabiniere ha l’obbligo di «difendere la cittadinanza sana dagli abusi. Il concetto diffuso è: “io decido di farlo e lo faccio perché io ho la forza che tu non hai”. Siccome noi siamo siamo i difensori dei deboli, non possiamo far finta di non vedere l’abuso». Ma questo può avvenire, soprattutto, se c’è un rapporto reciproco con la cittadinanza sana: «I cittadini sono i primi portatori delle esigenze che noi dobbiamo soddisfare. Noi naturalmente percepiamo ciò che siamo in grado di percepire. Se ci aiutate a comprendere meglio il territorio probabilmente saremo più efficaci». (ma.ru.)

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