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Dal rischio chiusura a 650 esami in pochi mesi: il servizio che ridà fiducia alla sanità calabrese

A San Giovanni in Fiore riattivata la Gastroenterologia: diagnosi precoci di tumori e un presidio che torna a essere riferimento per la comunità della Sila Grande

Pubblicato il: 18/09/2025 – 18:35
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Dal rischio chiusura a 650 esami in pochi mesi: il servizio che ridà fiducia alla sanità calabrese

Nelle aree interne del Mezzogiorno la sanità pubblica rimane in affanno. Le risorse del Pnrr dovrebbero sostenere l’assistenza territoriale, ma è ancora presto per capire se l’obiettivo verrà centrato o meno. Molti paesi del Sud sono lontani dai grandi ospedali, anche perché hanno strade insufficienti. In questi territori, i servizi sono spesso ridotti all’osso e curarsi è un’odissea, molte volte un viaggio tortuoso tra privati e strutture fuori regione. Ogni tanto, però, c’è qualche notizia positiva, come la riattivazione, dallo scorso aprile, del servizio di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva nell’ospedale civile di San Giovanni in Fiore. L’unità operativa (oggi del Territorio) era sopravvissuta ai tagli del Piano di rientro, per anni condotta dallo specialista Luigi Iaquinta, che l’aveva difesa fino al pensionamento e poi oltre, in regime di consulenza. Sembrava un capitolo chiuso. Invece, grazie alla scelta del direttore del Distretto sanitario Cosenza-Savuto, il dottore Sisto Milito, il servizio ha ripreso vita e restituito fiducia e speranza a un’intera comunità.

Ferdinando Spinelli – direttore della Gastroenterologia

I numeri dell’attività parlano da soli. In pochi mesi sono stati eseguiti 650 esami endoscopici, 356 visite gastroenterologiche e 345 ecografie. Sono stati diagnosticati 12 tumori del colon-retto, subito avviati alla chirurgia negli altri ospedali calabresi, oltre a 45 casi da trattare con polipectomia, a 3 tumori dell’esofago e a 5 dello stomaco. Si tratta di diagnosi precoci che possono fare la differenza.
Il servizio non si ferma qui. Nei prossimi mesi verranno ampliate le prestazioni, per esempio con la possibilità di rimuovere i polipi gastrici. Sarà un passo ulteriore nella prevenzione e nella tutela dei pazienti del territorio. Fino allo scorso marzo, chi aveva bisogno di questi esami era costretto a spostarsi altrove, spesso nel privato, con costi economici e umani non irrilevanti. Oggi, invece, la Sila Grande torna ad avere un presidio diagnostico di indubbia utilità. C’è poi un aspetto che vale la pena sottolineare. Nel servizio lavorano in prevalenza donne, segno di una sanità locale che, pur tra mille difficoltà, esprime resilienza, competenza e volontà di riscatto. È anche attraverso il loro impegno che un ospedale periferico come quello di San Giovanni in Fiore può ritrovare senso e dignità.
Basata sulla volontà di Milito, di Spinelli e della propria équipe, è una storia che fa sperare bene e che frena lo scetticismo generale rispetto alla sanità pubblica della Calabria. (E.M.)

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