A Reggio Calabria comincia il 2° corso di formazione in Ematologia, tra nuove cure e speranze – VIDEO
La kermesse di due giorni è partita oggi all’Università “Mediterranea”, alla presenza di esperti del settore a livello nazionale e mondiale

REGGIO CALABRIA Nuovi strumenti, nuove cure, nuove speranze. È il messaggio che emerge dal 2° corso di formazione in Ematologia, cominciato questa mattina all’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria. Una due giorni intensa, dedicata alla discussione e al confronto tra esperti di livello nazionale e mondiale sulle tecniche, le criticità e l’evoluzione della medicina nel settore della lotta alle patologie del sangue.
Le parole del professore Massimo Martino
A introdurre la prima giornata del corso è stato il professore Massimo Martino, organizzatore della kermesse e direttore dell’unità operativa complessa Ematologia e del centro trapianti midollo osseo del Gom di Reggio Calabria, che a margine della conferenza, al Corriere della Calabria ha detto: «La giornata di oggi è molto importante, perché noi del dipartimento di Ematologia vogliamo sempre tenerci aggiornati in modo da poter offrire ai nostri pazienti le migliori cure che esistono al mondo per queste malattie, anche molto gravi, visto che trattiamo tanti tumori del sangue. Ci saranno tante persone e colleghi esperti del settore, opinion leader mondiali, – aggiunge – e questo è un riconoscimento di quanto di positivo si fa a Reggio Calabria in campo ematologico, dato che la loro presenza conferma la partnership con figure di valenza internazionale». Una giornata importante anche per tutta la Calabria: «Lanciamo un messaggio forte noi ematologi reggini, ma direi anche calabresi, perché diversi colleghi vengono delle altre città della Regione, dove ci sono ematologie importanti: vogliamo offrire il meglio ai nostri pazienti e l’appuntamento odierno dimostra la validità del nostro settore». Martino si sofferma poi sui temi che analizzati durante la kermesse: «Ci sono tante cure rivoluzionarie, sicuramente non bisogna mai utilizzare la parola guarigione con facilità, però bisogna anche mandare un messaggio forte di speranza ulteriore per i pazienti che hanno gravi malattie del sangue. C’è stata una grande evoluzione del settore nel tempo – sottolinea -, tantissime terapie venivano effettuate in maniera generica, oggi invece possiamo disegnare le terapie sartoriali in base alle caratteristiche biologiche della malattia, grazie anche allo sviluppo di farmaci innovativi. Questo – evidenzia il professore – permette di curare molto più in termini numerici le persone, ma anche di offrire le terapie di cura più importanti a soggetti più anziani, ultra sessantenni, per i quali fino a qualche anno fa praticamente c’era poco da fare».



L’impegno del Gom e della Dulbecco nella lotta alle malattie del sangue
Si parlava di esperti provenienti da vari istituti calabresi. Il Corriere della Calabria ha sentito a margine dell’evento due di loro, la dottoressa Caterina Alati, dirigente presso l’Unità Operativa Complessa di Ematologia del Gom di Reggio Calabria, e Matteo Molica dell’Azienda ospedaliera universitaria “Dulbecco” di Catanzaro: «Nel mio intervento – ha spiegato Alati – valutiamo quali sono le opzioni terapeutiche nel paziente con trattamento chemioterapico intensivo, sostanzialmente il paziente giovane che può affrontare un programma di trattamento intensivo per la cura della sua leucemia mieloide acuta, con il consolidamento con trapianto di cellule staminali da donatore, quindi allogenico. L’obiettivo della mia relazione – prosegue – è quello di valutare quali sono le attuali opzioni terapeutiche per i nostri pazienti. Sino a qualche anno fa, infatti, l’unica opzione che potevamo offrire era una combinazione di due chemioterapici classici, il cosiddetto schema 3 + 7, che però si caratterizzava per tossicità e risposte inadeguate a lungo termine. Grazie alla migliore comprensione dei meccanismi patogenetici alla base della leucemia acuta e grazie all’individuazione di molecole target che possono agire in maniera intelligente su dei marcatori di leucemia acuta, – precisa – è possibile oggi offrire al paziente delle terapie più efficaci, meno tossiche e con una possibilità di garantire una sopravvivenza a lungo termine». Il dottore Molica, invece, si concentra sul tema delle leucemie cutanee mieloidi dell’anziano: «Ad oggi il backbone terapeutico di questi pazienti è indubbiamente una terapia di combinazione basata sull’associazione di azacitidina più Netoclax, che è un anti-BCL2 – evidenzia -, allo stesso tempo, però, lo scenario di queste patologie si sta assolutamente ampliando con lo studio di tutta una serie di nuovi farmaci target che sono in grado probabilmente di implementare l’outcome e le risposte di alcune subcategorie molecolari che rientrano, appunto, nell’ambito dei pazienti unfit». Tra queste, prosegue Molica, «abbiamo come nuova terapia target inibitori che probabilmente potranno associarsi alla terapia di combinazione e anche i meninibitor, che associandosi alla terapia di combinazione possono dare dei risultati molto importanti, soprattutto nei pazienti con alcune mutazioni specifiche, cioè KTM2a riarrangiato e NPM1a. Nel prossimo futuro, dunque, avremo un armamento terapeutico molto più ampio anche per questi pazienti, che fino a qualche anno fa avevano pochissime chance terapeutiche, e sicuramente il loro outcome sta migliorando».
L’innovazione della terapia CAR-T
Infine, il tema della terapia CAR-T, una forma avanzata di immunoterapia personalizzata per il cancro che utilizza il sistema immunitario del paziente per combattere la malattia, analizzato ai nostri microfoni dal dottor Fabio Efficace, responsabile della Ealt Outcome Research Unit della fondazione Gimema, che si occupa della ricerca sulle malattie del sangue: «La terapia CAR-T – afferma – è una terapia estremamente innovativa per i pazienti ematologici e ci ha dato dei risultati veramente incredibili per quei pazienti che in tante situazioni non avevano molte speranze. Quello che è importante notare seguendo questa terapia è la qualità di vita dei pazienti e, una volta fatta questa procedura, quali sono gli effetti collaterali nel breve periodo e il recupero nel lungo termine. Si tratta di un tema importante, che affrontiamo oggi in questa bellissima giornata organizzata dal professor Martino, nella quale presentiamo anche uno studio nazionale fatto dalla Fondazione Gimema, con cui il professor Martino ha collaborato: questo per noi è un grande privilegio e il dato che possiamo anticipare è che se nel breve periodo questi pazienti hanno delle difficoltà, come ci si aspetterebbe vista la procedura, già a partire dal terzo mese e fino a un anno dopo la terapia essi riescono a recuperare in maniera veramente importantissima una buona qualità di vita». Anche in questo settore, sono stati fatti importanti passi in avanti: «L’evoluzione di questi anni – sottolinea Efficace – è stata l’essere in grado di rendere questa terapia fruibile al maggior numero di pazienti: pazienti con linfoma, pazienti con elichemie acute, e adesso si parla dell’applicazione di queste terapie nei pazienti con mieloma. Questi pazienti – conclude – hanno dei risultati clinici eccezionali, che poi ritornano in termini di qualità di vita sotto l’aspetto sociale, l’aspetto cognitivo, l’aspetto emotivo, l’aspetto del funzionamento fisico. Si tratta dunque di una terapia che migliora la loro qualità di vita».
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