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Un quarto di secolo senza Misasi. Riflessioni e analisi su uno dei politici calabresi più importanti del Novecento

Riccardo Misasi è certamente un calabrese da ricordare e da studiare. Ci spenda qualche pensiero e magari anche ispirazione chi vuole guidare la Calabria del presente

Pubblicato il: 23/09/2025 – 7:07
di Paride Leporace
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Un quarto di secolo senza Misasi. Riflessioni e analisi su uno dei politici calabresi più importanti del Novecento

È passato abbastanza in sordina domenica scorsa l’anniversario dei 25 anni della morte di Riccardo Misasi, uno dei politici calabresi più importanti del Novecento.
Nessuna manifestazione pubblica a differenza del ventennale, solo qualche ricordo social. Quello della nipote Maria Locanto, esponente di rango del Pd calabrese, ha scritto anche parole accorate Franco Cimino autorevole intellettuale democristiano, sulle pagine della Fondazione a lui dedicata le parole del figlio Maurizio “Le persone vivono sempre e per sempre, quando ce ne ricordiamo è allora finalmente noi viviamo”.
Abbastanza normale che la politica attuale non abbia ricordo di Riccardo Misasi. E’ una politica senza Pantheon e senza memoria che vive dell’oggi senza troppo pensiero.
A guardare i commenti ai post citati ricavo un senso comune diffuso di benevolenza di chi visse quella stagione in qualsiasi partito o schieramento. Un giudizio positivo su Riccardo Misasi al netto delle appartenenze per qualità di pensiero e capacità politica. Insistenti i confronti con il presente che fanno dimenticare qualunque chiaroscuro di Misasi nella sua lunga carriera.
In vita Misasi, come molti democristiani e socialisti, veniva contestato molto per il clientelismo che si tramutava poi in consenso elettorale. Ho molto riflettuto su questo dato. All’età di 8 anni la mia vita incrociò a Cosenza il ministro della Pubblica Istruzione. La mia famiglia aveva deciso di mandarmi al Convitto Nazionale della mia città dove studi e rette erano pagati dallo Stato. I posti a disposizione erano pochi e il Ministero mi aveva assegnato al lontano convitto di Lecce. Soluzione improbabile. Per fortuita coincidenza nel nostro quartiere abitava l’autista del ministro, un napoletano molto simpatico che appreso il problema si propose di informarne Misasi in persona. Fummo ricevuti, nella celebre segreteria di via Roma a Cosenza, e ammessi al suo cospetto. Ascoltò le questioni che già aveva esaminato e ci disse che si era adoperato per un posto di semiconvittore a Cosenza, l’anno successivo certamente si sarebbe liberato un posto anche da convittore come poi accadde. Ringraziammo il ministro e ancor di più l’autista. Mai nessuno chiese il voto alla mia famiglia per Riccardo Misasi. La microstoria mi sembra esemplare di come certi politici del passato considerassero l’ascolto e il servizio al cittadino comune.
Ho ben presente che all’epoca del forte potere misasiano si sostenesse che don Riccardo avesse pensato in Calabria solo ad assumere bidelli suoi fedeli elettori. Non è vero. Misasi si adoperò a creare nella sua Cosenza una vera industria scolastica elevando di molto i livelli d’istruzione, fu molto impegnato nel far sorgere l’Università della Calabria, fu protagonista della stagione riformista del centrosinistra promuovendo la riforma dell’esame di Maturità che raccolse le istanze del Sessantotto e si era adoperato per un Piano della scuola molto innovativo che venne contestato dai sindacati.
Io ritengo che i bidelli di Misasi, i cantonieri Anas di Mancini, i forestali di Pujia siano stati una risposta ai ritardi storici dela Calabria e che abbiano permesso, grazie alle risorse economiche dell’epoca, di far muovere l’ascensore sociale della nostra regione. Senza dubbio il fenomeno definito da alcuni storici ministerialiasmo misto al clientelismo c’è stato, andrebbe sviscerato con una profondità di analisi che lo spazio di questa mia notarella non consente.
Resta la genialità e la capacità di Riccardo Misasi. L’aneddotica della sua famiglia racconta che il 10 giugno 1940, all’ascolto della dichiarazione di Guerra di Mussolini a Francia e Inghilterra, a soli 8 anni Riccardo nel tinello di famiglia commenta che l’Italia finirà sconfitta in una tragedia immane. Il padre sembra che apostrofò non poco il ragazzino che pochi anni dopo vide verificarsi le sue previsioni. Di certo Misasi fu uno studente geniale. E’ certo che le sue medie scolastiche al liceo Classico Telesio furono del 10 in ogni materia. Andò a studiare a Milano alla Cattolica, voleva essere un avvocato, De Mita e Marcora lo convinsero a scegliere la politica diventando un perno nodale della Sinistra di base della Dc. Ricorderà con celia anni dopo: “Ci chiamavano i comunisti di sacrestia”.
Misasi fu un Richelieu della Prima repubblica e un innovatore del centrismo italiano.
Giacomo Mancini, che in tv in uno storico spezzone da Enzo Biagi fu spietato in presenza contro Misasi che ne chiedeva testimonianza solidale in quel drammatico momento della stagione di Tangentopoli (uscirà prosciolto da ogni accusa anche grazie al voto quasi unanime del Parlamento) rivedrà il suo caustico giudizio giusto un quarto di secolo addietro.
Alla notizia della morte di Riccardo Misasi, Mancini da sindaco annunciò il lutto cittadino a Cosenza accogliendone il feretro a Palazzo dei Bruzi con tutti gli onori del caso e facendo scrivere nel comunicato ufficiale: “Riccardo Misasi da giovane deputato eletto a Cosenza fu un elemento di rottura nell’ambito della Democrazia cristiana calabrese, che da anni non dava nessun segno di attenzione per i problemi sociali e politici del momento. Da parlamentare suscitò molte speranze nel movimento cattolico, soprattutto quando, unitamente ai suoi giovani coetanei, diede impulso alla politica del centrosinistra”. Diversa l’analisi sul resto della sua carriera là dove si legge: “Per un decennio, a partire dagli anni ’80, esercitò un potere assoluto nella nostra regione. Mentre la Democrazia cristiana aveva perduto qualsiasi elemento innovativo, Misasi preferì essere presente in tutte le istituzioni politiche ed economiche della Calabria”. E’ quel chiaroscuro che aleggiò in vita attorno a Misasi nella pubblicistica nazionale e che simbolicamente si racchiude nelle vignette di Forattini a lui dedicate su Repubblica. Ma Giampaolo Pansa in un suo splendido ritratto ai tempi che Misasi è capo della segreteria politica di De Mita così lo tratteggia: “Se fai caso a certi lampi del suo sguardo puoi intuire che il suo impasto è ben più complesso. Fatto di intelligenza, furbizia, fiuto politico, diffidenza, calcolo, emotività generosa, lucciconi agli occhi e una fedeltà totale al capo”.
Riccardo Misasi è certamente un calabrese da ricordare e da studiare. Ci spenda qualche pensiero e magari anche ispirazione chi vuole guidare la Calabria del presente. (redazione@corrierecal.it)

(Nella foto Riccardo Misasi e il futuro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella)

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