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legami criminali

L’asse Roma-Lamezia per la droga e gli affari con i Galiano: sequestrato il tesoro dei Lupparelli di Tor Bella Monaca

Blitz della Guardia di Finanza. Nel mirino la famiglia romana – vicina ai Casamonica – che per anni avrebbe fornito droga alla famiglia militante all’interno della cosca Giampà

Pubblicato il: 24/09/2025 – 13:56
di Giorgio Curcio
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L’asse Roma-Lamezia per la droga e gli affari con i Galiano: sequestrato il tesoro dei Lupparelli di Tor Bella Monaca

LAMEZIA TERME Un vero e proprio impero dal valore stimato di almeno 959mila euro costruito, però, in modo illecito e fraudolento. Con questo presupposto gli uomini della Guardia di Finanza di Catanzaro (in collaborazione con il Servizio Centrale I.C.O. e con il supporto dei reparti territoriali e del Gico del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria alla sede di Roma) hanno eseguito il sequestro emesso dal Tribunale di Roma. Nel mirino cinque persone, tutti appartenenti allo stesso nucleo familiare: Yuri (cl. ’89), Maurizio (cl. ’83), Angelo (cl. ’78) e Fabiola Lupparelli e il figlio di quest’ultima, Federico Devito.

I fratelli Lupparelli

Tutti e cinque – secondo l’impostazione accusatoria – sarebbero legati o comunque contigui alla potente famiglia dei Casamonica, con legami che arrivano fino alla Calabria e, in particolare, a Lamezia Terme. I Lupparelli, infatti, erano rimasti coinvolti nell’operazione della Dda di Catanzaro, condotta in quel caso dalla Guardia di Finanza, ribattezzata “Svevia” e che aveva portato all’arresto di 46 soggetti, riconducibili Giorgio Galiano (cl. ’54) a capo della famiglia storicamente militante all’interno della cosca Giampà di Lamezia Terme, attivi nello spaccio di stupefacente. Secondo l’indagine la famiglia Lupparelli di Roma costituiva per i Galiano uno degli storici canali di fornitura di sostanza stupefacente. In particolare i fratelli Angelo, Yuri e Maurizio Lupparelli, attivi nello spaccio di sostanze stupefacenti nel quartiere Tor Bella Monaca della capitale, con il ruolo di fornitori di cocaina e hashish, avrebbero «garantito all’organizzazione dei Galiano lo stabile approvvigionamento di narcotico», con legami particolarmente stretti con Giorgio e Antonio Galiano. Numerosi gli episodi che gli inquirenti sono riusciti a ricostruire, a cominciare da alcuni viaggi nella Capitale effettuati dai Galiano come i 27mila euro spesi per acquistare 20 chili di droga tra il 15 e il 27 ottobre 2019.

Via Svevia

Gli inquirenti avevano poi individuato l’abitazione della famiglia Galiano – proprio in via Svevia – quale principale luogo di deposito del narcotico del sodalizio, nonché base logistica dello stoccaggio, del confezionamento dello stupefacente e, in molti casi, anche della suddivisione tra i vari acquirenti e spacciatori. La famiglia inoltre poteva contare su stabili e continuative fonti di approvvigionamento, sia lametine che fuori dal territorio calabrese. E, in questo caso, sfruttando in particolare i legami di parentela acquisita con la famiglia Lupparelli di Roma finalizzata alla commercializzazione di grossi quantitativi di cocaina, eroina, hashish e marijuana, da destinare allo spaccio al dettaglio.

Rapporti strettissimi

Rapporti strettissimi quelli tra i Galiano e i Lupparelli tanto che nel giugno 2019 Antonio Galiano e la moglie Maria Giovanna Curcio si trovavano a Roma per la cresima della figlia che sarebbe poi stata festeggiata a casa di Angelo Lupparelli, all’epoca agli arresti domiciliari. È in questa occasione che, monitorato dai militari della Guardia di finanza di Lamezia Terme, Antonio Galiano racconta l’episodio del sequestro di 10 chili di hashish – ritrovati nell’auto su cui viaggiava con Luigi Vescio – avvenuto a ottobre 2016 acquistato dai calabresi nella capitale, proprio da Angelo Lupparelli. Secondo i magistrati della Dda di Catanzaro, il dialogo è «una vera e propria confessione circa le corresponsabilità di Antonio Galiano e dei Lupparelli nella fornitura del carico di hashish rinvenuto a bordo del veicolo dello stesso Galiano».

Lupparelli & Galiano

A fornire spunti investigativi importanti agli inquirenti è stato anche il collaboratore di giustizia Angelo Torcasio che, in alcuni verbali, aveva descritto i Galiano come «attivi nello spaccio di stupefacente già nel periodo di sua militanza all’interno della cosca Giampà» di Lamezia Terme. «Antonio Galiano nel 2005 mi diceva che era in possesso di cocaina a buon prezzo e io mi recai da Giuseppe Giampà per riferire se era interessato all’acquisto (…) Giuseppe mandò con me Maurizio Molinaro per andare a prendere la prova della cocaina, così ci recammo a Roma dove allo svincolo trovammo Angelo Lupparelli, il quale ci attendeva a bordo di una Smart colore celeste…». Le indagini hanno consentito di cristallizzare la figura di Giorgio Galiano – sfuggito ad un agguato nel ’97 – quale capo assoluto del sodalizio, colui che avrebbe dettato le direttive ai propri figli Antonio e Angelo «sulle modalità di conduzione dello spaccio di sostanze stupefacenti, impartendo disposizioni su come avrebbero dovuto comportarsi spacciatori e acquirenti, sul linguaggio criptico da utilizzare, sulle modalità di custodia della droga e del denaro». (g.curcio@corrierecal.it)

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