Elezioni, la politica personale ha sostituito partiti e partitocrazia
La lezione di De Cicco e tutti gli aspiranti in competizione tra promossi e trombati

Sia concessa a mente fredda un’analisi del voto senza paraocchi e cortine fumogene. A iniziare dalla partecipazione. Ormai diventata senso comune sulla reale consistenza della base elettorale condizionato dal numero di emigrati ufficiali e persone residenti che vivono fuori dalla Calabria per motivi di studio e lavoro impedendone la presenza. Bisognerebbe affrontare seriamente la novità del voto a distanza per un fenomeno che riguarda ogni parte d’Italia. L’affluenza alle urne, al netto dei decimali, è in linea nazionale con i suoi problemi condivisi. Le elezioni 2025 in Calabria sanciscono definitivamente l’affermazione della politica personale, leaderistica e di relazione. I partiti sono involucri in crisi che si autodifendono con tecnicalità elettorali poggiando su personalità di successo. Evitiamo la lagna del clientelismo novecentesco. I soldi sono ormai pochi anche se continuano a circolare. Il consenso viene consegnato con opinione e giudizio a persone fidate, quelle che mi garantiscono, mi ascoltano, mi soddisfano.
Fenomeno diffuso e che trova la rappresentazione più plastica in due consiglieri eletti su fronti contrapposti. E’ il caso di Francesco De Cicco oltre 6.000 preferenze, assessore a Palazzo dei Bruzi a Cosenza. Proviene dal popolare quartiere di via Popilia ed è stato eletto nella lista Democratici e progressisti, una sorta di Pd bis. Non è organico alla sinistra classica. Ha incontrato questo schieramento per caso alle comunali di Cosenza da candidato a sindaco fuori dal ballottaggio e scegliendo l’accordo elettorale con Franz Caruso, l’esperienza precedente era stata con il fronte opposto. Una disavventura giudiziaria di una certa importanza finita a niente aveva rischiato di azzopparlo definitivamente. Un conto se sei un colletto bianco e ti appelli al garantismo, un’altra se vieni da via Popilia e il pregiudizio lombrosiano ferisce la tua politica espressa con cadenza dialettale. Per capire il fenomeno De Cicco consiglio di andare a leggere un suo post su Facebook (il politico in questione usa i social molto bene) scritto a vittoria ottenuta e maturata, molto condiviso e commentato dai suoi elettori.
È una sorta di romanzo di formazione del politico del contemporaneo che guadagna il consenso ascoltando la sua gente e aiutandola a risolvere i problemi del quotidiano. Guardate in bacheca come l’ex assessore risponde ai cittadini per ogni disservizio o guasto nella città. Non manca il sentimento di appartenenza quando De Cicco scrive: «Qui nei quartieri impari a distinguere il bene dal male, Impari ad apprezzare l’umiltà. Impari il dialetto, che fa arrivare al cuore ciò che dici più di una frase di Neruda», e giù messaggi di condivisione e apprezzamento anche da chi ha strumenti intellettuali più attrezzati.

Altro schieramento, altro caso di studio. Gianluca Gallo, assessore all’agricoltura uscente, ha preso oltre 30.000 preferenze, il 10 per cento dell’intero schieramento. Un record definito “mondiale” dal professor De Luca nel seminario di analisi che l’Unical dedica ad ogni tornata elettorale. Un cinquantenne di successo, Gallo, formatosi nei movimenti giovanili della Dc (come Occhiuto) e poi transitato per Udc e oggi Forza Italia. Inizia con 300 preferenze da consigliere comunale. Diventerà sindaco della sua Cassano per due mandati realizzando opere materiali ed immateriali. I voti aumentano di elezione in elezione. La volta scorsa erano stati 22000. Un assessore basso profilo sul piano mediatico ma presente dal vivo in ogni angolo di Calabria. Non è il successo di Forza Italia come partito ma quello personale di Gallo inserito in un contesto moderato che funziona.
Il fenomeno viene da lontano e c’è chi se lo perde per strada. Vedi Katia Gentile approdata alla Lega che resta fuori dall’Astronave, perché quel metodo che aveva creato il successo quasi continuo di papà Pino è stato dimenticato. Se al telefonino non rispondi più al tuo elettore il consenso evapora. Il tempo cambia le questioni, come è accaduto anche ad Enza Bruno Bossio del Pd, rimasta tra quelli che son sospesi, anche se la tigna della politica rodata non la priva di parola e battaglia interna.
Ah il Pd, uno dei rari partiti con larvate forme di costruzione novecentesca. Un partito che non ha perso consenso in termini numerici ma ha completamente rinnovato la sua rappresentanza vedendo cadere una vecchia volpe come Iacucci forse bocciato per la sua opposizione troppo consociativa.

Colpo d’autore invece per Mimmo Bevacqua con il suo passo a lato che ha spianato la strada alla new entry Rosellina Madeo favorendo un rinnovamento inatteso. Accade nel quadrante della Sibaritide dove sono ben 4 le consigliere (Scutellà, De Francesco, Straface) che si sommano ad altre 3 regionali per seggi rosa. Risultato di genere soddisfacente in questa politica rinnovata per usi, consensi e relazione.
Altro partito con qualche reminiscenza novecentesca è Fdi della Meloni doppiato dalle liste di Occhiuto per i suoi campioni di preferenze e rapporto con l’elettore. Qui la vittima illustre è Wanda Ferro, viceministro e responsabile regionale, pronta ad immolarsi sempre per il partito. Caduta nella ricostruzione convincente del Foglio a firma di Ginevra Leganza per calcolo del candidato governatore in Campania e viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, che ha fatto non solo prevalere il dioscuro Antonino Montuoro da 1.500 voti su Wanda ma ha anche organizzato la bicicletta con Simona Ferraina che ha preso più voti nella Catanzaro di Ferro rispetto alla sua Crotone. Tutto finalizzato ad esercitare leadership nel Meridione da parte di Cirielli che vuole essere uomo solo al comando, Calabria compresa. Il correntismo vive ancora in forme esiziali ma si poggia su esercizio di consenso personale.
Altro esempio di potere personale bene esercitato è quello di Orlandino Greco. Il sindaco di Castrolibero, in passato consigliere regionale alleato con Mario Oliverio, riesce a farsi eleggere con la Lega anche se qui forse 2000 voti sono venuti a mancare perché certe questioni identitarie l’elettorato le può anche rigettare. Banalmente, voto qualunque partito ma non quello di Salvini. Elemento che invece non ha toccato il plurivotato catanzarese Filippo Mancuso e il più ortodosso Giuseppe Mattiani.
Ogni uomo e donna eletto o bocciato ha una storia personale che va oltre il partito con cui si candida. Come il rieletto Giacomo Crinò che per vocazione familiare socialista di antica schiatta ha rapporti radicati con gli elettori della Locride o come Rosaria Succurro che da prima cittadina di San Giovanni in Fiore, più Anci e Provincia di Cosenza la relazione politica del consenso la coltiva con cura e risultato.


Stesso andazzo per il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà (aveva aspirazioni più alte) e per quello di Palmi dello stesso partito Giuseppe Ranuccio che confronteranno la loro forza elettorale nel Pd. Il silente segretario regionale Nicola Irto si ritrova nel gruppo anche il bravo Ernesto Alecci che vede ripagato il suo saper fare opposizione come il medico di Castrovillari Fernando Laghi, ieri eletto con De Magistris oggi nella lista Tridico grazie alle sue lotte di strade per l’ambiente. Non è andata allo stesso modo al coriaceo vibonese Antonio Lo Schiavo che paga caro essersi accasato nel disastro calabrese di Avs dove il leader maximo Fernando Pignataro a Roma si appresta a rimettere il mandato al suo segretario nazionale. Anche Amalia Bruni non l’hanno vista arrivare da sinistra. Non sempre le ciambelle riescono con il buco nella politica personalizzata. Chiedere a Giuseppe Graziano e Francesco De Nisi che da Azione hanno scelto lo schieramento sbagliato favorendo Filomena Greco tecnicamente renziana ma in effetti appartenente ad un gruppo economico potentissimo con molteplici interessi di famiglia.
Voto d’opinione per la grillina Elisa Scutellà sfrattata da ricorso a Roma ma ora accasata in Regione. Niente da fare invece per Danila Nesci approdata dai Cinque Stelle a Fratelli d’Italia. Anche nella politica personalizzata chi nasce tondo non esce quadrato. (redazione@corrierecal.it)
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