Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 23:51
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

Flotilla bis

Dalla prigionia in Israele al ritorno a casa per Vincenzo Fullone. «In carcere bendato e legato, ho rifiutato cibo e acqua» – FOTO E VIDEO

L’attivista di Crosia, nella spedizione diretta a Gaza poi bloccata, è atterrato a Lamezia Terme. «Nulla in confronto a quello che fanno ai palestinesi»

Pubblicato il: 13/10/2025 – 19:55
di Giorgio Curcio
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Dalla prigionia in Israele al ritorno a casa per Vincenzo Fullone. «In carcere bendato e legato, ho rifiutato cibo e acqua» – FOTO E VIDEO

LAMEZIA TERME «Una grande accoglienza, sì. E non dico inaspettata». Visibilmente emozionato, commosso e stanco, Vincenzo Fullone è atterrato in serata all’aeroporto di Lamezia Terme, dopo lo scalo di oggi a Fiumicino. Qui ad accoglierlo amici e familiari ma anche chi, in questi giorni, lo ha sostenuto seppur da lontano. La distanza che lo ha separato per giorni da casa sua, dalla Calabria, diretto verso Gaza a bordo della “Flotilla bis”, una missione umanitaria diretta verso la Striscia.  Un’accoglienza prevista perché, dice, la «Calabria sa da che parte stare».

“Flotilla bis”

A bordo della nave principale si trovavano 93 persone, tra giornalisti, medici, infermieri e attivisti, con lo scopo dichiarato di portare aiuti simbolici e umanitari alla popolazione palestinese.
Tra loro anche diversi italiani, tra cui, il 53enne Fullone, originario di Crosia (nel Cosentino), filosofo di formazione e fondatore della prima agenzia di comunicazione a Gaza, oggi conosciuto anche come chef, per amore di quella terra che ha scelto di raccontare e sostenere. Fullone, insieme a Beatrice Lio, a differenza dei loro compagni, non ha optato per il rimpatrio immediato ma ha scelto di attendere il provvedimento di espulsione delle Autorità israeliane..


LEGGI ANCHE: Flotilla bis, il calabrese Fullone a bordo delle navi fermate – VIDEO


L’accoglienza a Lamezia

Abbracci, cori, tante bandiere della Palestina e uno striscione. E poi il racconto, quello del viaggio ma anche della prigionia durata 5 giorni. Vincenzo Fullone all’esterno dell’aeroporto mostra la condizioni di detenzione, bendato e con i piedi legati, e un numerino (il 95) di riconoscimento sul polso. «Ma nulla – dice – in confronto alle condizioni in cui vivono i palestinesi».
E quando gli chiediamo come sta, Vincenzo non ha dubbi: «Sono molto deluso e rammaricato che non abbiamo potuto portare a Gaza quei medici e quei farmaci. Per il resto, quello che hanno fatto a noi è niente rispetto a quello che fanno a loro». L’attivista, poi, racconta i suoi giorni di prigionia: «Sono stati 5 giorni in un carcere di massima sicurezza, ho rifiutato cibo e acqua. Questi non si prendono da chi ammazza la gente». A proposito dell’accordo raggiunto con Israele per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi per mano di Hamas, Vincenzo Fullone spiega: «Pace? Per quale guerra? Questa è una occupazione militare che dura da 77 anni. È la solita finzione che verrà fatta a spese dei palestinesi». (g.curcio@corrierecal.it)

L’arrivo e le prime parole:

Argomenti
Categorie collegate

x

x