Da cinque anni né avanti né indietro. Il Movimento 5 Stelle in linea di galleggiamento
Le Regionali hanno confermato le difficoltà “territoriali” dei pentastellati. E la candidatura di Tridico forse non è stata un “traino”

LAMEZIA TERME In linea di galleggiamento. Per Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle, le Regionali in Calabria sono state più dolori che gioie, anche se paradossalmente il dato calabrese per i pentastellati sembra “oro” rispetto al disastro della Toscana, suggellato in un misero 4,3% che relega i grillini quasi ai margini persino della coalizione di centrosinistra. In Calabria invece è stato un 6,43% che comunque non è un tonfo ma non è neanche un dato positivo, perché rivela plasticamente il limite del M5S, un limite finora insuperabile: quello di non riuscire a radicarsi sul territorio, pagando dazio rispetto alle altre forze politiche che hanno una maggiore forza di attrazione nelle elezioni locali. Non a caso un’analisi dell’Istituto Cattaneo sul voto del 5 e 6 ottobre in Calabria ha evidenziato proprio questa “fuga” dei voti potenzialmente pentastellati verso l’area moderata, vista come maggiormente in grado di interpretare i bisogni della popolazione. Non si spiegherebbe altrimenti la “caduta” di un partito che alle Politiche del 2022 e alle Europee del 2024 in Calabria comunque è andato bene e a volte benissimo: laddove c’è un ampio margine a disposizione del voto d’opinione il M5S funziona, laddove il voto è più calibrato sulle dinamiche territoriali il M5S non funziona. Lo dice del resto il trend delle Regionali degli ultimi 11 anni: a parte l’esordio nel 2014, con un proprio candidato presidente – Cono Cantelmi – che sfiorò il 5 per cento, nei precedenti del 2020 e del 2021 la lista pentastellata si è praticamente fermata al 6% o poco più, che è poi il dato del 2025.
Continuità e galleggiamento
Insomma, il 6% è praticamente la linea di galleggiamento del M5S in Calabria: sotto questa soglia non si va così come però non si va nemmeno sopra. E questo nonostante il M55 abbia espresso il candidato presidente della Regione per il fronte progressista, Pasquale Tridico, europarlamentare M5S e padre del reddito di cittadinanza, la cui performance paradossalmente – riferiscono molti analisti – alla fine più che avvantaggiare potrebbe avere in realtà danneggiato la lista ufficiale del partito convogliando sulla lista civica “Tridico Presidente” consensi che altrimenti potevano finire al M5S. In sintesi – spiega più di un osservatore politico – la candidatura di Tridico non sarebbe stata affatto un “traino” o almeno non sarebbe stata il “traino” che ci si aspettava. E, sia pure “sotto traccia” e “sotto voce” tra i pentastellati non manca chi manifesta malumori nei confronti di Tridico, che si sarebbe preoccupato più della “Tridico Presidente” (vissuta da diversi militanti come del tutto slegata al mondo pentastellato) che del M5S. Un’altra corrente di pensiero invece sostiene il contrario, e cioè che alla fine il 6% sia anche il frutto del “traino” di Tridico, senza il quale il risultato pentastellato sarebbe stato perfino inferiore. Punti di vista. In entrambe le “letture” il dato comunque non sarebbe comunque entusiasmante per il M5S. Anche se alla fine lo stesso Tridico potrebbe per certi versi ora agevolare il M5S: se – come ormai sembra assodato – Tridico opterà per l’Europarlamento, il suo seggio andrà comunque al M5S (verosimilmente Elisabetta Barbuto), in aggiunta al seggio già conquistato da Elisa Scutellà, che per un pugno di preferenze ha superato l’uscente Davide Tavernise. Insomma, due consiglieri regionali per il M5S, lo stesso numero conquistato nel 2021: linea di continuità che è, appunto, una linea di galleggiamento. Un dato che plasticamente conferma la storica difficoltà del M5S a “insediarsi” sul territorio calabrese, difficoltà a sua volta plasticamente resa anche da una evidente debolezza complessiva delle liste provinciali, eccezion fatta per quella della circoscrizione nord, Cosenza, dove in campo oltre a Scutellà e Tavernise c’erano altri profili forti, assenti nelle altre due circoscrizioni. Alla luce di queste considerazioni, il 6,43% di dieci giorni fa ci sta tutto, nonostante l’impegno del leader Conte, che è stato in Calabria a cadenza quasi quotidiana in campagna elettorale. Ma a pensarci bene anche questo non depone benissimo per i pentastellati di Calabria… (a. c.)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato