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meno attese e più prossimità

Dalla cura alla fiducia, la Commissaria Calamai (ri)disegna il cambiamento della sanità crotonese

Con interventi su strutture, servizi e governance, l’ASP di Crotone avvia un percorso per restituire efficienza e fiducia nella sanità pubblica

Pubblicato il: 22/10/2025 – 10:47
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Dalla cura alla fiducia, la Commissaria Calamai (ri)disegna il cambiamento della sanità crotonese

CROTONE In Calabria, la salute dei cittadini passa attraverso una profonda riorganizzazione territoriale del sistema sanitario, indispensabile per garantire servizi più accessibili e vicini alle comunità calabresi. Il Corriere della Calabria ha recentemente lanciato una “sezione dedicataper indagare sulle criticità legate al rafforzamento della rete ospedale-territorio, alla digitalizzazione e alla continuità assistenziale. Un focus concreto su un tema cruciale per i calabresi. E va proprio in questa direzione l’intervista a Monica Calamai, Commissaria straordinaria dell’Asp di Crotone, che a pochi mesi dal suo insediamento, traccia un primo bilancio del lavoro avviato per superare vecchie e nuove criticità del sistema sanitario provinciale. Dall’aggiornamento del nuovo Atto aziendale (il primo dopo dieci anni) alla realizzazione delle nuove strutture di Emodinamica e Terapia Intensiva, l’obiettivo è chiaro: costruire una sanità più vicina ai bisogni reali del territorio. La Commissaria Calamai si sofferma anche sulle liste d’attesa e sul potenziamento dell’assistenza di prossimità, tracciando la rotta per il futuro della sanità crotonese.

Sono passati alcuni mesi dalla sua nomina a commissaria, ritiene di avere un quadro chiaro sulla reale situazione del sistema sanitario nella provincia di Crotone?

«Sin dai primi giorni del mio incarico mi sono impegnata per avere un quadro dettagliato e aggiornato della situazione sanitaria provinciale, ascoltando direttamente i professionisti, visitando le strutture ed incontrando i rappresentanti del territorio. Oggi posso dire di avere una visione chiara: la sanità crotonese può contare su importanti risorse umane e professionali, ma sconta ritardi storici sul piano strutturale e organizzativo. Per questo, nei primi mesi abbiamo impostato un percorso di riorganizzazione complessiva dell’Asp, partendo dal nuovo Atto aziendale, che abbiamo trasmesso in Regione dopo dieci anni dall’ultimo aggiornamento. Non si tratta di un punto di arrivo, ma di un punto di partenza. L’Atto ridisegna il rapporto tra ospedale e territorio, rafforza le eccellenze locali e introduce nuovi strumenti per garantire continuità nei percorsi di cura, soprattutto per i pazienti cronici. Assumono un ruolo di particolare importanza, il Dipartimento Oncologico e quello dei Percorsi Integrati, fondamentali per la creazione di una rete assistenziale organica e continua, capace di superare le attuali frammentazioni e di connettersi efficacemente con le iper-specialità a livello regionale e nazionale».

A che punto sono i lavori per la realizzazione della nuova Unità di Emodinamica, dell’Area Poliambulatoriale e della nuova Terapia Intensiva? E quali altri interventi strutturali sono previsti sull’Ospedale San Giovanni di Dio e sugli altri presìdi del territorio?

«L’Unità di Emodinamica è ormai in fase avanzata: l’installazione delle apparecchiature è in corso con l’apertura prevista per febbraio 2026. La nuova Area poliambulatoriale e la Terapia Intensiva sono in fase di completamento, con lavori che si concluderanno entro la fine dell’anno. Si tratta di spazi moderni, progettati per garantire percorsi più funzionali e sicuri. Contestualmente stiamo intervenendo anche sui presìdi territoriali: sono in fase di avanzamento i cantieri delle Case della Comunità di Crotone, Cirò Marina, Verzino, Mesoraca e Caccuri, degli Ospedali di Comunità e delle Centrali Operative Territoriali (COT). Queste strutture rappresentano la base della nuova sanità di prossimità, quella che si prende cura dei cittadini vicino a casa, in raccordo costante con l’ospedale e con le reti specialistiche regionali».

Qual è la situazione attuale dei tempi di attesa per visite ed esami nell’Asp di Crotone, e quali interventi servirebbero per garantire un accesso più rapido ai servizi e per abbattere le liste d’attesa?

«I tempi di attesa rappresentano una delle criticità più sentite dai cittadini, non solo a Crotone ma in tutto il Paese. Per affrontare il problema in modo strutturale abbiamo approvato un nuovo regolamento della libera professione, che separa in modo netto le attività istituzionali da quelle libero-professionali, garantendo trasparenza e tracciabilità. Contestualmente è in elaborazione un piano aziendale per la riduzione delle liste d’attesa, che sarà completato entro la fine dell’anno e condiviso con tutte le componenti aziendali. L’obiettivo è aumentare la capacità di risposta, ottimizzando l’uso delle risorse disponibili: potenziamento della diagnostica, ampliamento dell’offerta ambulatoriale, valorizzazione delle professioni sanitarie e uso più efficiente delle agende. Si tratta di un percorso complesso, ma indispensabile per garantire equità di accesso e fiducia nei servizi pubblici».

Rafforzare l’assistenza territoriale per rispondere in modo efficace alle esigenze della popolazione della provincia appare un altro obiettivo essenziale insieme al rafforzamento delle infrastrutture tecnologiche e digitali

«Assolutamente sì. Il futuro della sanità crotonese passa attraverso la rete integrata ospedale-territorio, che dovrà funzionare come un unico sistema, connesso e coordinato. Le Case della Comunità, le COT e gli Ospedali di Comunità avranno un ruolo centrale in questo nuovo modello, offrendo servizi di prossimità e garantendo continuità assistenziale ai pazienti cronici e fragili. Parallelamente stiamo investendo sul piano tecnologico: prosegue il potenziamento della cartella clinica elettronica e della telemedicina, strumenti fondamentali per monitorare i pazienti a distanza, ridurre gli accessi impropri e favorire la presa in carico anche nei comuni più periferici. L’obiettivo è costruire una sanità moderna, vicina e integrata, capace di rispondere ai bisogni reali della popolazione, senza frammentazioni, ma con percorsi chiari e collegamenti forti con le specialità avanzate regionali. È un lavoro che richiede impegno, ma che può restituire fiducia e qualità al servizio sanitario pubblico nel nostro territorio». (redazione@corrierecal.it)

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