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Processo Hydra

‘Ndrangheta a Milano e “l’autorizzazione” di Calabrò al traffico di cocaina. Il pentito: «Era al di sopra anche di Santo Crea»

Il nuovo collaboratore William Alfonso Cerbo “Scarface” ai pm della Dda. «U Dutturicchiu era in una posizione sovraordinata»

Pubblicato il: 25/10/2025 – 10:50
di Giorgio Curcio
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‘Ndrangheta a Milano e “l’autorizzazione” di Calabrò al traffico di cocaina. Il pentito: «Era al di sopra anche di Santo Crea»

MILANO «Non lo conosco personalmente, ma ne ho sentito parlare. Lo chiamano “U’ Dutture”, “u’ Dutturicchiu”, ne ho sentito parlare in due occasioni, forse tre». A parlare è il nuovo collaboratore di giustizia William Alfonso Cerbo – 43 anni – appartenente secondo gli inquirenti al clan dei «carcagnusi» di Catania capeggiato da Santo Mazzei, poi avvicinatosi ai Senese (clan di camorra nella capitale) dopo la scomparsa del proprio riferimento catanese Gaetano Cantarella «Tanu U’ curtu». Nel corso dell’ultima udienza “Hydra”, infatti, è stata resa nota la sua collaborazione con la giustizia, con i pm Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane hanno depositato i verbali. Sei, in tutto, risalenti ad un arco temporale che va dal 22 settembre al 14 ottobre 2025.

Peppe Calabrò, Santo Crea

In uno di questi, fra le centinaia di pagine, il pentito “Scarface” parla anche di Peppe Calabrò, “U Dutturicchiu” classe 1950, nome di peso all’interno della criminalità organizzata calabrese attiva da decenni nell’hinterland di Milano, coinvolto recentemente anche nell’inchiesta sul rapimento e l’omicidio di Cristina Mazzotti. «Giancarlo Vestiti che ne parlava come se fosse colui che autorizzava Santo Crea in determinate discussioni (…) una figura superiore, sopra anche Santo Crea», spiega ai pm della Dda di Milano. Santo Crea (cl. ’52) di Melito Porto Salvo, per l’accusa sarebbe uno degli elementi di vertice della cosca Iamonte rappresentata proprio a Milano in quello che è stato definito il «sistema mafioso lombardo». Il collaboratore di giustizia ricostruisce, poi, un episodio in particolare, legato all’arrivo in città di Cristian Marletta da Catania, senza però che Cerbo fosse avvisato. «Gli ho detto: “Ma come mai non mi hai detto niente?” Quando lui non mi racconta, non mi dice niente, non mi racconta niente evidentemente era qualcosa di un certo livello, dove io non potevo sapere…». «Però so per certo, perché me lo ha raccontato Cristian e Giancarlo, che in quell’occasione c’era Tano Cantarella, Cristian Marletta, Vestiti e Santo Crea», spiega Cerbo, si sono visti a Milano «con questo Calabro per discutere cose, non so i dettagli». E colloca l’episodio attorno alla fine del 2019, e insiste: «Cristian quando si parla di determinate cose non scende nei dettagli, non ne parla, quindi io capisco che sono cose pesanti».



«Si parlò di autorizzazione di traffico di droga a Milano»

Secondo il racconto del nuovo collaboratore, invece, Giancarlo Vestiti (cl. ’68) coinvolto nel processo “Hydra”, al contrario di Marletta «è uno che si vanta». E, vantandosi, avrebbe fornito dettagli importanti proprio in riferimento all’incontro avvenuto a Milano. «Ricordo di una battuta che mi fece, che in quell’occasione si parlò di autorizzazione di traffico di droga a Milano dove c’era anche Cristian Marletta, che gli interessava la cosa. Poi non so se è seguita o meno, se ha avuto un seguito con lui. Con altri c’è stato un seguito…», spiega Cerbo ai pm. Quindi il nome di Peppe Calabrò sarebbe saltato fuori da Vestiti, a detta del pentito, «e apprendo che c’era stata una riunione importante, dove io non potevo sapere i dettagli…». Il riferimento, secondo il pentito, è al traffico di droga e soprattutto cocaina. Una deduzione quella di Cerbo, che spiega: «Me l’ha detto Vestiti, ma in quel momento Cristian stava cominciando i traffici di droga. Quindi, secondo il mio parere, stava cercando qualche strada importante per la droga…».

«(…) ero diventato anche io intoccabile…»

La pm torna poi sul ruolo di Calabrò, indicato da Cerbo anche al di sopra di Santo Crea. E sarebbe stato ancora Vestiti a fornirgli dettagli importanti. «In pratica lui si vantava che grazie a lui, che conosce Santo Crea, Cristian, elemento della famiglia Mazzei di Catania, aveva conosciuto questo soggetto importantissimo…», riferendosi a “U Dutturicchiu” Calabrò, in una posizione sovraordinata proprio rispetto a Crea. «Una volta Vestiti – ha raccontato il pentito – mi disse: “Qua a Milano già sanno anche il tuo nome” (…) cioè come che grazie a lui ero diventato anche io intoccabile…». (g.curcio@corrierecal.it)

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