‘Ndrangheta, il business delle pelli da Roma alla Calabria. «Tra Alvaro e Spagnolo una questione di potere mafioso»
In aula il pm Giovanni Musarò nella sua requisitoria. «Entrambi non erano neanche titolari di aziende di questo settore»

ROMA Da una parte l’accordo sulla raccolta degli oli esausti (di cui ci siamo occupati in questo articolo) dall’altro quello sul ritiro delle pelli animali, non andato proprio benissimo. «Ci sono problemi sin dall’inizio, e fin dall’inizio sostanzialmente cercano di temporeggiare», spiega il pm della Dda di Roma, Giovanni Musarò, impegnato nella lunghissima requisitoria del processo nato dall’inchiesta “Propaggine” sulla presenza della ‘ndrangheta nella Capitale e sul litorale.
L’affare delle pelli
E il pm in aula, a proposito di questo secondo affare, cita una conversazione del 23 maggio 2017, in cui Stelitano dice ad Alvaro «mi ha chiamato uno dei suoi», ovvero un uomo di Spagnolo e «mi ha detto di non mandare il camion che poi mi spiega…». Per Musarò, «si parla anche di Muraca, Stelitano dice “guarda, non mi stanno facendo mandare il camion per ritirare le pelli, ho parlato con Muraca e mi ha detto Rosario, che ti devo dire? Io dipendo da qua, lo sai, no? A me quello che mi dicono di fare, quello devo fare”. E questo conferma quello che è evidente da tutta l’indagine, cioè che questo accordo tra Spagnolo e Alvaro risponde non a logiche di libero mercato, ma a criteri spartitori tipici della criminalità organizzata».
La «resa dei conti»
Il pubblico ministero nel corso della requisitoria parla del termine «del primo settembre 2017 che comunque non verrà rispettato e così si arriva a quella che io in un’altra udienza ho definito la “resa dei conti”, e ne sono convinto». Musarò parla, infatti, di un incontro avvenuto presso il “Binario 96”, il 30 novembre del 2017, «una riunione a cui partecipano Giuseppe Spagnolo e i suoi uomini, poi partecipa Muraca, Stelitano e Cordiano». Per il pm «questa conversazione può essere idealmente divisa in due parti: la prima parte quando arriva Spagnolo con i suoi scagnozzi e Alvaro non è ancora arrivato. Seconda cosa da sottolineare, non appena arrivano tutti i presenti sanno benissimo che quella riunione che eseguirà verterà su argomenti illeciti, tanto è vero che Spagnolo subito dice “lasciate tutti i telefoni e sedetevi” ed è Cordiano a indicare il luogo in cui vanno messi i telefoni».
Poi, in realtà, la microspia stava sotto al tavolo sul quale erano riuniti, «ma a volte bisogna essere fortunati».
L’accordo fra Spagnolo e Alvaro
Poi si passa alla stipulazione vera e propria dell’accordo, come spiegato dal pm Musarò. «Spagnolo aveva autorizzato il prelievo degli scarti di macellazione e delle peli da alcuni macelli calabresi ubicati in provincia di Cosenza e di Crotone». Partendo sempre dal presupposto che né Alvaro né Spagnolo sono titolari né formalmente né di fatto di attività commerciali che operano in quei settori, «la cosa interessante è che nella conversazione sia Spagnolo, sia Alvaro, rivendicano il fatto che l’accordo è stato stipulato fra loro due». E cita una frase di Spagnolo in cui avrebbe detto a Cordiano: «(…) quando abbiamo detto che facevamo l’olio, facevamo una cosa, lui si faceva le ossa e si faceva le pelli ed eravamo a posto…». Per il pm «sono loro che hanno stipulato l’affare in forza del loro potere, che non può che essere il potere mafioso» e «lo stesso discorso si può fare con Spagnolo il quale in diversi passaggi di questa conversazione sostanzialmente dice esplicitamente di avere il potere di decidere chi deve lavorare a Crotone, in provincia di Cosenza, a Cirò e a Rossano», ribadisce il pm nel corso della requisitoria.
«Non una questione di soldi, ma di potere»
Un business importante, dunque, per imporre il proprio potere su Roma, cementificato con la Calabria, e che fa il paio con quello sul ritiro degli oli esausti. «Spagnolo sostanzialmente dice “ho fatto questo accordo per amicizia”», ribadisce il pm Musarò, «e quando dice ancora nella conversazione che il padre Vincenzo Alvaro gli aveva proposto di partecipare alla ripartizione degli utili su Roma degli oli esausti, lui aveva detto “no, grazie”, perché ovviamente per Spagnolo non è una questione di soldi, è una questione di potere. Non gli interessano i soldi degli oli esausti, gli interessa il potere e poter trattare con Alvaro». (g.curcio@corrierecal.it)
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