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“Clean Money”, annullati i reati di usura ed estorsione nei confronti di Pietro Procopio

La Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso della difesa. Resta in piedi l’accusa di 416 bis legata al clan di Gagliano. Disposto un nuovo giudizio

Pubblicato il: 29/10/2025 – 11:11
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“Clean Money”, annullati i reati di usura ed estorsione nei confronti di Pietro Procopio

CATANZARO La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso presentato dagli avvocati Tony Sgromo e Antonio Lomonaco, ha annullato con rinvio alcune delle accuse che avevano determinato, nei mesi scorsi, l’arresto di Procopio Pietro nell’ambito del procedimento penale denominato “Clean Money”, disponendo un nuovo giudizio davanti al Tribunale di Catanzaro.
I capi d’imputazione oggetto di annullamento riguardavano un presunto episodio di usura e un successivo tentativo di estorsione, entrambi aggravati dall’ipotesi di metodo mafioso.
Secondo l’accusa, i fatti si sarebbero svolti tra il 2005 e il 2011 a Catanzaro, nell’ambito di rapporti economici intercorsi con un imprenditore locale.
La Suprema Corte ha riconosciuto la fondatezza delle obiezioni difensive, ridimensionando il quadro accusatorio e disponendo che i due episodi vengano nuovamente esaminati nel merito dal giudice di rinvio.
Allo stato, rimane invece ferma la contestazione di cui all’art. 416 bis c.p., con la quale la Procura attribuisce a Pietro Procopio un ruolo di direzione all’interno dell’articolazione territoriale della ’ndrangheta denominata clan di Gagliano, operante nell’area nord della città di Catanzaro.

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