Il Polo d’alta formazione nella “casa” del Sistema bibliotecario vibonese: «Prima dei nuovi inquilini, l’altro deve essere sfrattato»
Lo sfogo delle quattro volontarie che hanno portato avanti le attività per anni: «Il Sbv come una stella del cinema decaduta»

VIBO VALENTIA «Un anno fa, io e le mie amiche chiudevamo il Sistema Bibliotecario Vibonese. Eravamo senza un soldo e senza forze, ma coltivavamo ancora la speranza. Abbiamo sempre pensato, nel nostro cuore, che non eravamo nessuno. Pensavamo, nella nostra ignoranza, che sarebbe arrivato qualcuno e quel qualcuno avrebbe gestito la situazione. Non vi preoccupate, è solo una fase. Un’adolescenza tardiva. Se quattro signore sono riuscite a mandare avanti un Ente per due anni senza un centesimo, figuriamoci cosa potrà fare qualcosa di più importante di loro: una città, una provincia, una regione». Inizia così la lettera di “sfogo” delle quattro volontarie del Sistema bibliotecario vibonese, chiuso ormai da un anno per la difficile condizione economica in cui versava. Per diverso tempo l’attività del Sbv è stata portata avanti dalle volontarie e dall’unica dipendente senza ricevere alcuna risorsa o aiuto economico. Dopo la notizia del patto siglato tra Unical e Comune per la nascita di un Polo d’alta formazione a Vibo Valentia, con l’ipotesi di Palazzo Santa Chiara come sede, le volontarie scrivono nuovamente dopo diversi appelli andati a vuoto. All’interno del Palazzo c’è ancora il patrimonio da 90 mila documenti che rischia di marcire tra muffa e abbandono.
«Il Sbv una stella del cinema decaduta»
«Siamo qui – si legge – ancora a battere i pugni sul tavolo, ma ci siamo accorte, forse solo ora per ingenuità, che i nostri palmi battono sul vuoto: non c’è più nessuno al tavolo delle discussioni e non c’è più neanche il tavolo. Voci, insistenti, mai smentite. Vogliono scioglierlo. Vogliono venderlo. Vogliono fare una sede universitaria nella sua ‘ex’ casa, Palazzo Santa Chiara. Il Sistema Bibliotecario Vibonese è una stella del cinema decaduta. L’ultima affermazione, poi, è peculiare. Prima di dire ai nuovi inquilini di trasferirsi, l’altro deve essere sfrattato. Ma solo le nude pareti di Palazzo Santa Chiara sono comunali: il resto è del Sistema Bibliotecario Vibonese. Scrivanie, computer, telecamere, quadri, scaffali e un patrimonio composto da più di novantamila volumi. Tutto è ancora lì, in un posto che necessita di grandi investimenti, perché assaltato dall’acqua, dalla muffa e dalle più svariate intemperie».
«Altri Enti con debiti più consistenti vanno avanti»
«Vorrei essere smentita. Questo è il mio desiderio. I giochi vengono fatti lontani dalla gente e, chi ci ha davvero tenuto al Sistema, rimane un pedone. Utenti, dipendente e volontarie. Solo pedoni. Le decisioni importanti si fanno da un’altra parte. Finché serve che sia aperto per fare qualche passarella, il Sistema serve. Quando sembra un problema complesso, non è più di competenza di nessuno. La biblioteca è l’unico spazio in cui non si deve pagare niente per vedere erogati dei servizi. Eppure rimane un problema. Un problema enorme, mentre altri Enti presi d’assalto da debiti più consistenti continuano ad andare avanti. Smantelliamo la cultura, perché no, domani toccherà a qualcosa di diverso. Alla fine, saremo spogliati di ogni cosa. Pagheremo anche l’aria che respiriamo. Un’aria lugubre e malsana, respirata durante mille inaugurazioni, in un posto dove niente viene tenuto aperto. Perché nulla importa. Tutto scorre e dimenticheremo anche questo: quando la città di Vibo era sede della biblioteca pubblica più grande di tutta la Calabria, Polo Regionale, fiore all’occhiello. Ma i fiori appassiscono senza acqua. Anche quelli tanto amati».
Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato