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La mappa del narcotraffico in evoluzione. Dai porti sudamericani a Gioia Tauro e l’Europa: «Se i narcos osservano rischi ne scelgono altri»

Quello che riguarda le sostanze stupefacenti è un traffico dinamico. «I trafficanti stanno cercando di analizzare il porto a minor rischio per la loro attività»

Pubblicato il: 10/11/2025 – 6:59
di Mariateresa Ripolo
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La mappa del narcotraffico in evoluzione. Dai porti sudamericani a Gioia Tauro e l’Europa: «Se i narcos osservano rischi ne scelgono altri»

ROMA Rotte identificate e monitorate, altre che potrebbero far parte di nuove strategie criminali. Quello che riguarda le sostanze stupefacenti «è un traffico molto dinamico, che cambia spesso di porto». Un’evoluzione e una trasformazione oggetto di indagine da parte delle autorità competenti, che osservano come i narcotrafficanti siano sempre più attenti alla valutazione dei rischi e dei costi: «I trafficanti stanno cercando di analizzare il porto a minor rischio per la loro attività. Nel momento in cui osservano un maggior rischio iniziano a sceglierne altri». Sta cambiando così lentamente la mappa su cui sono tracciate le rotte del narcotraffico. A spiegare il fenomeno due vertici delle autorità argentine in audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia a Roma, Martin Verrier, Secretario Nacional de Lucha contra el Narcotráfico y la Criminalidad Organizada. Insieme a lui, Diego Iglesias, Procuratore Capo della Procuraduria de Narcocriminalidad Argentina Procunar. Al centro dell’interesse della Commissione Antimafia il filone di indagine dedicato al crimine organizzato transnazionale, con particolare riguardo alle rotte del narcotraffico.

LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta e narcos, dagli affari in Sudamerica al Cono Sud «snodo cruciale per il traffico di cocaina»

La presidente Chiara Colosimo ha annunciato visite dei membri della Commissione antimafia nei maggiori porti di destinazione, dal’Italia, con particolare riferimento a Gioia Tauro, all’Europa con il porto di Rotterdam in testa. La droga nascosta nei container parte dal Sudamerica e arriva in Europa per poi essere venduta sulle piazze di spaccio. «In molti processi – ha detto Colosimo – è emerso un collegamento tra i cartelli di origine e la ‘ndrangheta calabrese. Mi riferisco in particolare ai clan Mancuso, Oppedisano, Mazzaferro, Morabito e Bellocco». Rapporti tra ‘ndrangheta e  cartelli messicani e brasiliani che operano da Rosario.

Le rotte del narcotraffico: i collegamenti con la Calabria

Illustrando le rotte battute dai narcotrafficanti Diego Iglesias, da dieci anni sono a capo della procura specializzata in Argentina, ha evidenziato: «Il traffico entra in via generale, in grandissime quantità, dal Perù e dalla Bolivia, attraverso la regione nord-est della Repubblica Argentina. La marijuana arriva soprattutto dall’Uruguay. La marijuana del Paraguay di fatto cerca di arrivare in Cile attraversando, però, il territorio argentino. La cocaina arriva attraverso Santa Fe, Buenos Aires, e da questi porti parte verso l’Europa. Le droghe sintetiche arrivano in Argentina attraverso l’Europa».
«Il traffico che unisce l’Argentina all’Europa prevede anche la percorrenza di vie fluviali, con la contaminazione del carico in origine. Al riguardo ancora dobbiamo fare moltissimo soprattutto per quanto riguarda la complicità di alcune società di navigazione, importantissime. Abbiamo le rade dei vari porti. Lo vediamo ad esempio nel porto de La Plata, di Montevideo e in altri ancora, dove si osserva questa grande contaminazione. Parliamo di 700 chili che vengono contaminati. Superati i vari controlli doganali, lo scarico avviene attraverso i corsi fluviali. Di fatto esce e quasi non tocca il porto marittimo, in alcuni casi».
‘Ndrangheta e altre mafie, come quella albanese, sono state capaci di intessere legami e fare affari con i cartelli del posto, riuscendo a espandere così il potere di influenza su più territori. «La convergenza criminale fa sì che la ‘ndrangheta sia presente in tutta la regione e anche la mafia albanese, la quale è presente soprattutto in Ecuador. In quel caso non si tratta solo di traffico di stupefacenti, ma anche di terrorismo».
Un pericolo che impone un innalzamento delle misure. Iglesias ha spiegato come gli investigatori argentini lavorino in contatto con le procure calabresi, in particolare Reggio Calabria e Catanzaro. «I contatti sono fortissimi e penso che questo lavoro debba essere svolto in modo integrato e debba coinvolgere il maggior numero di organismi intenzionati a collaborare in questo quadro».
Con la necessità di lavorare attraverso team congiunti: «Lo scorso anno ne abbiamo formato uno tra Europa e Argentina. In questo ultimo periodo hanno aderito a tale progetto anche l’Italia e la Spagna. Si tratta di un accordo che ha consentito le indagini su un clan che favoriva il narcotraffico dall’Argentina alla Spagna, arrivando così in Europa, con il sequestro di 1.200 chili di cocaina, il congelamento di 365 mila euro circa. Attualmente, come vi ho detto, stiamo lavorando in vari ambiti. Abbiamo un team congiunto di indagine; collaboriamo con la procura di Reggio Calabria che si occupa di attività che riguardano le operazioni investigative sul narcotraffico, progetti dove abbiamo la partecipazione di cani carabinieri e altri istituti. Siamo sul punto di firmare un accordo per un secondo team congiunto di indagine sulla ‘ndrangheta con la procura di Catanzaro, con l’appoggio della Guardia di finanza e della Guardia federale dell’Argentina».

I narcotrafficanti e l’analisi costo-rischi nella scelta delle rotte

Ma quello del narcotraffico internazionale non è affatto un mondo statico, anzi. Gli investigatori hanno osservato un processo di evoluzione e di trasformazione del traffico della cocaina nel corso degli ultimi cinque anni. A spiegarlo il segretario nazionale Martin Verrier: «Si tratta di un traffico molto dinamico, che cambia spesso di porto. Il porto di Montevideo non era in nessuna mappa del narcotraffico cinque anni fa. Non si vedeva cocaina in quel porto. Oggi è, di fatto, uno dei porti principali in termini di esportazione della cocaina verso l’Europa. Lo stesso sta accadendo con i porti europei. Abbiamo tre luoghi diversi e tre periodi diversi: 1990, 1980 e 2000. Inizialmente era la Spagna, poi si è iniziato ad osservare il porto di Gioia Tauro. In un secondo periodo i porti sono iniziati ad essere quelli dell’Europa del nord: Amburgo, Rotterdam, Anversa. Sono quelli che, di fatto, ricevono e hanno ricevuto più quantità. Recentemente abbiamo osservato un’altra variazione. Le rotte stanno tornando sui porti spagnoli, come se i porti di Turchia, Francia e Spagna, che sembravano quasi dimenticati, tornassero a riprendere vigore».
Si osserva, in tal senso, una sorta di valutazione dei rischi e dei costi dello stesso narcotraffico: «I trafficanti stanno cercando di analizzare il porto a minor rischio per la loro attività. Nel momento in cui osservano un maggior rischio iniziano a sceglierne altri». 

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